Scuola. Una ricostruzione del corteo delle maestre a Roma
In occasione dello sciopero della scuola, il 23 febbraio, un corteo di un migliaio delle 60 mila maestre condannate al licenziamento dalla sentenza che esclude dall’abilitazione all’insegnamento le diplomate magistrali ha provato a raggiungere Montecitorio. Dalla pagina Lavoratori della scuola auto-organizzati riportiamo un resoconto degli eventi.
Ci preme chiarire ai lavoratori dei diversi coordinamenti alcune dinamiche interne alla piazza Romana del 23. Come Lombardia ci siamo diretti in corteo spontaneo verso il MIUR.
Dopo aver ascoltato una serie di interventi abbiamo deciso di dare seguito a quanto espresso nelle sedi istituzionali: “o si trovano soluzioni valide per salvaguardare tutti i docenti colpiti dalla Plenaria, o ci sentiremo legittimati a mettere in campo azioni di forza in difesa dei nostri posti di lavoro”.
Per questo abbiamo bloccato la strada davanti al Miur.
Siamo stati subito travolti dalla polizia politica, in particolare, una nostra collega è stata letteralmente braccata da 4 agenti e minacciata. I cobas invece di sostenerci si sono pubblicamente schierati contro di noi insultandoci e spintonandoci.
Abbiamo quindi deciso di spostarci sotto gli uffici del ministero posizionandoci verso il centro delle città. Siamo stati immediatamente superati dal cordone dei cobas e dal loro furgone che ha iniziato a muoversi anticipando il corteo. Abbiamo cercato di rallentare il corteo affinché tutti i colleghi, molti dei nostri non erano ancora arrivati a Roma, fermandoci lungo la strada.
In ogni occasione di blocco siamo stati minacciati sia dai Cobas, sia dai funzionari della digos che premevano affinché il corteo si muovesse il più velocemente possibile. Rigettiamo le accuse strumentali che in questo momento ci stanno muovendo da più parti
Denunciamo pubblicamente l’atteggiamento autoritario e autoreferenziale dei cobas che, definendosi unici referenti di piazza, hanno pensato bene di farci imbrigliare in piazza del Pantheon, dove una nostra collega ha riportato diverse contusioni per aver tentato, insieme ad altre centinaia di lavoratori, di raggiungere Montecitorio. Siamo stufi di ascoltare parole vuote e false promesse elettorali.
Lo ribadiamo con forza: i diritti si difendono e si conquistano con la lotta, la Lombardia lo ha dimostrato.
Per tanto ci appelliamo a tutti i colleghi, a tutti i coordinamenti: proseguiamo unitariamente questa lotta di dignità affinché venga riconosciuto a tutti il diritto alla stabilizzazione.
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