Utilitarie ed università, Giannini e il fantamondo del PD
“E’ uno stereotipo dire che nella scuola si investe troppo poco e costa tanto. Un’auto utilitaria oggi costa tra i 10 e i 12 mila euro, iscriversi a un corso di laurea triennale alla Sapienza di Roma costa molto meno”, così dice la Giannini.
La ministra ha evidentemente poco chiaro qual è il piano della realtà complimentandosi col Rettore della Sapienza Gaudio per la sua prestigiosa università, affittata periodicamente e preclusa agli studenti, come si è visto nell’ultimo grande evento “Maker Faire”.
Non ha chiaro forse che in Italia solo il 10% degli iscritti all’università accede al diritto allo studio, di cui effettivamente borsisti l’ 8.2%. (http://www.ossreg.piemonte.it/doc_02_02_02.asp?nid=7)
Non ha chiaro che per una famiglia non è scontato “comprarsi un’utilitaria”, visto che i costi delle tasse non sono i soli che uno studente deve affrontare ma c’è l’affitto, la mensa, i libri ed i trasporti. Per tutti questi servizi è ovviamente assente ogni tipo di agevolazione per studenti, o se c’è è a dir poco ridicola.
A tutto questo si è aggiunta la recente riforma del calcolo Isee, necessario per accedere al diritto allo studio e alla tassazione universitaria. “Sono ricco e non lo sapevo” è il grido con cui si stanno mobilitando gli studenti, esclusi e/o costretti a pagare costi sempre più esorbitanti per un’università che offre una formazione discutibile e non all’altezza delle aspettative di chi vi si iscrive e non offre nessuna garanzia sul futuro, come riconosce anche la Giannini. Gli investimenti di cui parla sono anche più ridicoli dei suoi paragoni, come se assumere 1000 ricercatori in tre anni fosse una soluzione alla drammatica situazione della nostrana università.
La spocchia e la supponenza con cui i rappresentanti del governo parlano delle nostre vite è oltremodo indesiderata e fastidiosa. Come è emerso in questi mesi gli studenti non continueranno a farsi imporre una visione del mondo della formazione completamente aliena dalla realtà, in cui non esistono buone scuole o buone università ma macchine di formazione al disciplinamento ed all’esclusione. Il nuovo Isee è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo. Una nuova soggettività del mondo della formazione si sta attivando, quella che ha vissuto solo una scuola ed un’università post-Gelmini. Il governo non si muove più proponendo grandi riforme da approvare, come per il Job Act e la Buona Scuola si va avanti a furia di decreti legge e fiducia. Sta quindi cambiando il modo di attivazione e rifiuto di chi deve subire questi continui soprusi ed umiliazioni, dentro e fuori le scuole. Sarà un percorso impegnativo, in cui mettersi in gioco mente e corpo per riconquistare una dignità oramai preclusa già dal primo percorso formativo.
Da cua-pisa
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