Adnan Siddique: ucciso per essersi schierato al fianco dei braccianti
Il 3 giugno è stato ucciso a coltellate Adnan Siddique a Caltanissetta. Adnan aveva 32 anni, veniva dal Pakistan, e lavorava come operaio manutentore nel tessile.
A quanto pare il suo omicidio deriverebbe dall’impegno di Adnan a fianco dei connazionali sfruttati nei campi. Nonostante non facesse il bracciante infatti, Adnan aveva preso a cuore la causa di chi vive in condizioni semischiavistiche con il terrore dei caporali. Il giovane operaio era riuscito a convincere un suo connazionale a denunciare le condizioni di sfruttamento nei campi.
Per questo impegno aveva precedentemente subito minacce ed era stato picchiato.
Nella città di Caltanissetta i braccianti pakistani rappresentano il 20% della forza lavoro impiegata in campo agricolo ed è evidente che una presa di coscienza dei propri diritti si potrebbe trasformare in una forza in grado di mettere in discussione i rapporti di sfruttamento del comparto. Per questo è stato ritenuta intollerabile persino la semplice denuncia delle condizioni di vita, tanto da portare all’omicidio di Adnan.
Secondo le indagini dei carabinieri ad essere coinvolti nel suo omicidio sarebbero cinque connazionali pakistani che svolgevano mansioni di caporalato per l’industria agricola. Gli aggressori si sarebbero occupati di procacciare forza lavoro in nero per le imprese agricole e in cambio avrebbero trattenuto una parte della paga dei braccianti. Ma è evidente che questo omicidio non si può ascrivere a un regolamento di conti interno alla comunità, piuttosto va ricondotto al sistema più generale di sfruttamento di cui i caporali sono i mediatori e a volte il braccio armato, ma in cui a dettare le regole sono gli imprenditori agricoli italiani.
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