Anche a Modena: boicotta Omsa!
Anche l’ Assedonne Guernica si è mobilitata per portare anche a Modena, come in tante altre città italiane da Torino a Palermo, tutta la solidarietà alle operaie licenziate e per ribadire il dissenso verso questo tipo di pratiche così frequenti al giorno d’oggi, in un periodo di estrema crisi in cui i tagli e i licenziamenti sono all’ordine del giorno e dove le uniche cose che importano sono gli interessi dei padroni e l’incremento di capitale. E quelli colpiti maggiormente sono, come al solito, i lavoratori, gli studenti e i precari in generale.
A Modena sabato pomeriggio alcune compagne sono andate di fronte a un punto vendita OMSA, nel centro storico della città e quindi nel pieno dello shopping cittadino, per volantinare le ragioni della protesta e chiarire la questione per chi non ne fosse ancora al corrente. Si è tentato di disturbare simbolicamente, con interventi al megafono, distribuzione di volantini e affissione di uno striscione, chiunque si avvicinasse al negozio, sia per sensibilizzare i passanti sia per impedire all’azienda in questione di fare ulteriori profitti alle spalle di tante donne lavoratrici.
La maggior parte delle persone non solo conosceva già la situazione ma era sdegnata per quello che sta accadendo. Questo il documento di approfondimento che L’asse donne Guernica ha distribuito a tante persone:
BOICOTTIAMO OMSA! NON COMPRIAMO DA CHI LICENZIA LE DONNE!
Aderiamo all’appello lanciato dal Laboratorio Sguardi Sui Generis di Torino in sostegno alle lavoratrici OMSA!
Alla vigilia di Capodanno il gruppo Golden Lady ha comunicato, via fax, alle 239 lavoratrici dello stabilimento di Faenza ancora occupate che il 12 marzo 2012, al finire della cassa integrazione, verranno licenziate senza nessuna possibilità di ulteriori trattative, perché l’azienda in questione ha deciso di decolonizzare la produzione. Una scelta, quella della delocalizzazione in Serbia, non finalizzata a salvare il marchio da una fetta di mercato in crisi (non è certo il lavoro quello che manca alla OMSA), ma a tagliare i costi per determinare maggiori profitti: all’estero i costi di produzione sono nettamente inferiori (pensiamo ai salari sicuramente minori ma anche ai finanziamenti governativi che godono gli investimenti diretti). Tutto per ricavare guadagni più alti. Una mera questione di aumento di profitto a scapito del lavoro e della vita di tante operaie.
Ancora una volta gli interessi dell’azienda, vengono anteposti ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Il nostro sostegno totale va ovviamente alle lavoratrici di questa industria per la perdita del loro posto di lavoro.
In tutto questo vogliamo però sottolineare alcuni aspetti che per noi sono fondamentali: ci troviamo, oggi, in un periodo di enorme crisi economica in cui la priorità per i padroni è quella di ridurre al massimo il costo del lavoro per invece trarre il massimo rendimento dalle merci. In questo quadro appare ovvio che le misure di delocalizzazione delle imprese altro non sono che un misero strumento, una strategia, per imporre una logica di mercato completamente asservita al profitto dei padroni.
E come accade in molti altri ambiti, la condizione delle donne risulta essere sempre quella più insopportabile: turni di lavoro estenuanti e riduzione dei tempi di pausa, retribuzioni spesso ancora inferiori rispetto a quelle degli uomini a parità di mansioni, perdita del lavoro in concomitanza del primo anno di età del bambino, obbligo di firma della lettera di dimissioni in bianco nel momento dell’assunzione, ecc. sono solo alcuni esempi delle situazioni svantaggiose in cui vivono le lavoratrici. Per non parlare dei continui tagli alla spesa sociale e di un welfare state che manca e che offre sempre meno servizi (e per servizi non si intende solo ciò che riguarda l’assistenza o il lavoro di cura, ma anche scuole, ospedali, sanità e tutto ciò che potrebbe permettere condizioni di vita migliori), in una realtà in cui i doveri domestici e i lavori di cura e familiari continuano ad essere un peso quasi esclusivamente solo delle donne.
Dal 2010 ad oggi le lavoratrici hanno ascoltato molte promesse, partecipato a tavoli istituzionali, sperato in un progetto di riconversione del sito ecc, il giorno 27 dicembre 2011 l’azienda ha nuovamente comunicato alle lavoratrici che al termine della cassa integrazione sarebbero state tutte definitivamente licenziate precludendo loro anche la possibilità di avere accesso agli ammortizzatori sociali.
La notizia è stata immediatamente accompagnata da iniziative di solidarietà, tra cui la campagna di boicottaggio in corso che stiamo sostenendo quest’oggi.
Lo strumento del boicottaggio sta funzionando tanto da aver costretto la OMSA a togliere il marchio dai propri prodotti proprio perchè la campagna in corso sta portando all’azienda un danno effettivo.
Nella giornata di oggi 28 gennaio in tutta Italia si stanno svolgendo iniziative di informazione e solidarietà attiva con le lavoratrici di Faenza. La campagna “BOICOTTA OMSA”coinvolge i seguenti marchi: Philippe Matignon, Sisi, Omsa, Golden Lady, Hue Donna, Hue Uomo, Saltallegro, Saltallegro Bebè, Serenella.
Noi, come donne, aderiamo al boicottaggio e ci schieriamo dalla parte delle lavoratrici! Perchè le donne non comprino prodotti dannosi per altre donne, per invitare alla solidarietà ed alla partecipazione, perchè questa lotta sia di esempio per tutt*, perchè nonostante la crisi che ci vogliono far pagare non accetteremo supinamente le decisioni che vorrebbero imporci. Sosteniamo questa lotta con la nostra solidarietà perchè sia tutelato sempre e ovunque il lavoro di tutti e di tutte!
Assedonne Guernica
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