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Difendersi è necessario. Riflessioni di una coetanea sulla storia di Deborah

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Riportiamo qui la riflessione di una coetanea di Deborah, la ragazza di 19 anni che ha colpito e ucciso il padre durante un’aggressione a lei e sua madre.

Il fatto è avvenuto a Monterotondo (Roma) e Deborah è ai domiciliari per aver colpito con un pugno il padre, il quale è poi morto in ospedale. Mentre in tante e tanti si esprimono in sua solidarietà, per la sua liberazione, i pm non hanno ancora confermato la legittima difesa.

 

Ho aperto la bacheca facebook, ho letto la notizia di Deborah.
Mi ha immediatamente attraversato un forte senso di nausea. Poi rabbia e dolore.
Non sempre la prima sensazione è quella lecita, ma ho pensato che stavolta lo è.
Debora, donna di 19 anni ha ucciso suo padre mentre per l’ennesima volta aggrediva lei e sua madre. Stavano scappando all’alba per evitare di essere massacrate di botte, di nuovo.

Ho avuto paura delle reazioni che avrei letto sui social, ma è successo qualcosa che non mi aspettavo. Sulle testate giornalistiche scorrono le testimonianze dei suoi compaesani, la difendono. Sembra chiaro a tutti che Deborah si è difesa, che era una questione di vita o di morte.
Perché è così,non sappiamo mai se ne usciremo vive da uno stupro, da una bastonata, da una lite. È un incubo che attraversa uguale le nostre vite. E questo basta.

Credo che Deborah dovrebbe essere libera da oggi, più di prima. E così sua madre. Nessuna donna sceglie di essere in pericolo ogni giorno della sua vita. No, a volte non c’è alternativa. O dobbiamo aspettare di venire uccise? Succede già troppe volte.

È giovane Deborah, avrebbe una vita davanti e la voleva vivere.
Questo le è dovuto dalla nostra società, è il minimo da restituirle. Non dovrebbe andare in carcere, non dovrebbe finire ai domiciliari, lo dovremmo dire. Dobbiamo averne il coraggio perché quando ci difendiamo non possiamo pagare lo stesso prezzo degli uomini che uccidono le donne ogni giorno. Non abbiamo la stessa pena da scontare. Uccidere un uomo per difendersi non è come uccidere per gelosia, per possesso, per una concezione sbagliata del valore della vita di una donna.

Questa cosa solo credo che andrebbe detta, che Deborah deve essere libera. Cambiamolo questo mondo anche se questo è il prezzo da pagare: fare crollare delle certezze. Se uccidere è sbagliato non essere uccise, non essere private della vita, è necessario.

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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