Giù le mani da Marcelo: da tutta Italia per rompere il ricatto!
Oggi eravamo più di duecento davanti al tribunale di Milano per sostenere Marcelo, un amico, un compagno, un migrante che dall’Ecuador è arrivato da queste parti con la voglia di lottare e mettersi in gioco gomito a gomito con chi nel nostro paese ha deciso di non abbassare la testa. In Valle come in città abbiamo condiviso con Marcelo assemblee e barricate, risate e rabbia. Lo Stato italiano, vigliaccamente, vorrebbe ora negargli il diritto di restare in Italia non rinnovandogli il permesso di soggiorno per una sua presunta “pericolosità sociale”. Quello che grigi burocrati e divise blu chiamano “pericolosità sociale”, facendone il pretesto per punire l’attività politica di Marcelo negandogli un pezzo di carta, noi invece la chiamiamo generosità nella lotta.
Quell’accusa di pericolosità sociale oggi non la rispediamo solo al mittente: quell’accusa noi la ribaltiamo. Gli occhiuti uomini della polizia politica durante l’udienza sciorinavano i picchetti contro gli sfratti e i cortei a cui ha partecipato Marcelo come fossero delitti di cui vergognarsi. Ma per qualsiasi persona che non vive con la sicurezza di chi veste una divisa, quelle sono altrettante prove della generosità di chi ogni giorno si sveglia per fare ciò che tutti sanno essere la cosa giusta: lottare insieme contro un esistente sempre più insopportabile. Un coraggio che ci piacerebbe vedere più spesso, perché in un mondo in cui regna l’ingiustizia essere considerato socialmente pericoloso dai nostri governanti è un obiettivo minimo per tutti. Ed eravamo tanti oggi proprio perché sappiamo il ricatto che subiamo tutti è lo stesso di Marcelo: chi sta sopra ha paura e vorrebbe punirci e premiarci secondo la nostra passività, secondo la nostra capacità a ingoiare con fatalità tutto quello che ci servono.
Verso le dieci e mezzo eravamo già più di un centinaio ad aspettare Marcelo fuori dal tribunale in un presidio che si è ingrossato durante tutta la mattinata. Una mattinata in cui abbiamo dovuto assistere ancora alla patetica farsa di chi vorrebbe creare, con la polizia, la paura intorno a chi lotta: trenta mercenari della DIGOS sono venuti a scortare Marcelo durante l’udienza con l’obiettivo di presentarlo al giudice come un nemico pubblico e un centinaio di poliziotti in assetto anti-sommossa sorvegliavano i solidali.
Dopo la decisione del tribunale, che ha rimandato al 19 febbraio la decisione sul permesso di soggiorno, il presidio si è trasformato in un corteo che è arrivato fino alla Statale. In università un’assemblea partecipatissima ha parlato dei problemi dei migranti in lotta si trovano ad affrontare e combattere, di cosa significhi fare della repressione dei momenti in cui creare mobilitazioni ampie e determinate.
Da tutta Italia amici e compagni ci siamo dati appuntamento per dire e dirci qualcosa: la vigliaccheria dello Stato non vincerà sul coraggio di chi lotta.
Giù le mani da Marcelo! Rompiamo il ricatto!
#CeloLibre
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