L’Italia verso la costruzione di nuovi campi in Libia: accordo disumano per conto dell’Europa
L‘accordo siglato tra Roma e Tripoli nel Summit informale di ieri a La Valletta prevede la costruzione di campi definiti di “accoglienza” per i profughi che cercano via di scampo e di libertà attraverso il Mediterraneo direttamente nello stato nordafricano, con finanziamento diretto dell’Italia su beneplacito di una Europa sempre più bunkerizzata.
Di pari passo con la costruzione di nuovi hotspot e l’aumento del numero dei CIE nelle regioni della penisola dunque, si conferma l’idea di “rimuovere” il fenomeno dell’ immigrazione, tenerlo lontano per quanto possibile dalla Fortezza Europa, a conferma del trend che vuole da una parte la libertà di circolazione assoluta – o soggetta a dazi parziali – per le merci, ma non quella delle persone che inevitabilmente fuggono da teatri di guerra e di miseria imposti.
Non solo, l’accordo stipulato in giornata sancisce l’aspirazione italica nell’essere ancora più ingerenti nella vita socio-politica della Libia, con il controllo stringente delle coste libiche e investimenti diretti per la fornitura tecnica e tecnologica necessaria a tal fine.
Diverse organizzazioni internazionali si sono dette contrarie alla costruzione di campi nelle regioni libiche per gli ovvi motivi legati alla mancanza di standard umanitari minimi che possano garantire un rispetto dei diritti fondamentali dell’ uomo all’interno di tali strutture.
In una crescente corsa al securitarismo, vero collante politico di una Europa in declino di prospettive, l’Italia si pone di fatto come testa d’ariete per nuove misure che hanno peraltro il sapore amaro del poter usare degli stati-cuscinetto come protettorati per i propri interessi di sorta.
Dopo decenni di “democrazia” guerrafondaia,è chiaro che l’Europa si arroga di poter recludere altre miglaia di vite umane “ree” di emigrare, non paga della strage decennale di innocenti nel Mar Mediterraneo causata dalla cecità politica e dal razzismo istituzionale. Alzare i toni nei confronti del Governo e di una Unione Europea che appare sempre più una Unione contro le persone – con le ricette di austerity in casa e con muri e nuovi campi di internamento proiettati all’esterno dei suoi confini – è un atto sempre più ineludibile per chi si oppone concretamente al razzismo e alle politiche classiste nel vecchio continente. La celebrazione dei sessantanni dei Trattati fondativi dell’ Unione a Roma il 25 marzo da questo punto di vista rappresentano uno snodo fondamentale e una occasione da cogliere a pieno.
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