Madrid: la città che si è svegliata senza Papa
La Spagna laica ha degnamente accolto papa Benedetto XVI in occasione della terza visita dall’inizio del suo pontificato, per la celebrazione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (#JMJ). Un programma fittissimo di 4 giornate a partire dal 18 agosto che prevede, oltre alla partecipazione di circa un milione di giovani, un ingente spiegamento di forze di sicurezza a controllare tutta la città di Madrid (18000 elmetti tra agenti di polizia e Fuerzas de Seguridad), ma soprattutto una spesa che, secondo il sindacato Cgt, toccherà i 100 milioni di euro.
Proprio contro gli esorbitanti costi dell’iniziativa, organizzata e promossa con i toni del più sfarzoso show mediatico, si è scagliata la protesta lanciata dalle oltre 140 organizzazioni che per la giornata del 17 agosto (#17A) hanno convocato una manifestazione (#marchalaica), partita dalla piazza Tirso de Molinas e partecipata da oltre 20000 persone. Organizzazioni laiche, repubblicane, cristiani di base, indignad@s, gruppi lgbtq hanno percorso il centro della città riempiendolo dei propri contenuti: contro gli spropositati finanziamenti pubblici destinati all’evento, ma anche contro le ingerenze della chiesa nella vita pubblica e privata. Nel contesto di profonda crisi economica mondiale, in uno stato in cui la morsa della disoccupazione – al 45 % quella giovanile – serve a giustificare le imponenti misure di austerity (come il taglio di 40 milioni all’Istruzione recentemente annunciato), in migliaia si oppongono al fatto che la metà della spesa per la visita papale provenga dalle tasche dei contribuenti.
“Dalle mie tasse non un soldo al Papa”, si legge nello striscione di apertura del corteo, in riferimento ai 100 milioni destinati alle organizzazioni promotrici dell’evento. Che in realtà dichiarano una spesa di 50 milioni raccolti – a loro dire – fra le iscrizioni dei pellegrini e gli sponsor; gli stessi sponsor tra cui alcuni preti progressisti hanno indicato anche grandi multinazionali. Striscioni e cartelli, musica, una finta papa-mobil e marionette con le sembianze di Ratzinger; numerosi messaggi contro gli investimenti di denaro pubblico nelle attività di proselitismo cattolico piuttosto che, ad esempio, nello sviluppo delle zone più povere del mondo – “Con la papa-mobil si arriva al Corno d’Africa” o “Cristo sarebbe andato in Somalia”, si legge su alcuni cartelli. “Il turismo cristiano lo paghi il Vaticano!” è un altro degli slogan più frequenti – in effetti ai papa-boys e alle papa-girls è stato destinato un “kit del pellegrino” che, a fronte di un’iscrizione simbolica, offre alloggio gratuito, pasti, trasporto pubblico scontato dell’80%.
Anche associazioni e gruppi lgbtq spagnoli hanno partecipato alla protesta, dando voce alle istanze che accomunano i no-vat di tutto il mondo. Contro l’istituzione ecclesiastica come produttrice di ideologie e dottrine omofobe, transfobiche, fasciste e patriarcali; per l’autodeterminazione dell’individuo in ciascuna sfera della vita – che include l’ambito sessuale, riproduttivo, di religione, il diritto ad un’educazione libera; contro i privilegi da sempre destinati alla chiesa cattolica (finanziamenti speciali, ingerenza nell’ambito pubblico e privato, immunità). Non si è mancato di ricordare le imprese del “prode” Ratzinger: principale sostenitore dell’occultamento dei reati di pedofilia compiuti dalla chiesa; colui che – insieme a Giovanni Paolo II ed al braccio di Legionari di Cristo ed Opus Dei – si è dedicato anima e corpo a cancellare i postulati della teologia della liberazione. Lo stesso Benedetto XVI in quest’occasione ha raccomandato ai pellegrini di visitare il Valle de los Caídos, monumento ideato da Franco per la sepoltura del fondatore della Falange spagnola (il che dev’essere piaciuto ai “discepoli”, visto che bandiere franchiste sono state avvistate tra le fila della Katolische Jugend) . Proprio la componente lgbtq della protesta è stata oggetto delle “attenzioni” di un giovane fedele in particolare, un messicano studente di chimica che martedì scorso è stato arrestato dopo aver reso nota sul web la propria intenzione di attaccare con gas sarin i “maricones” (froci) della “marcia laica” – per la cronaca, il giovane appartiene al gruppo di volontari nell’organizzazione della JMJ.
La stessa benevolenza si è percepita sulla piazza quando il corteo ha raggiunto Puerta del Sol, la stessa delle acampadas di questi mesi, dove si è scontrato con i giovani pellegrini che li hanno accolti gridando “Esta plaza es del Papa!”, oltre che con le forze dell’ordine a proteggere questi ultimi. Il fatto che la gioventù cattolica si sia, in quest’occasione, distinta per i messaggi d’amore diretti ai manifestanti – esortando la polizia con “Basta fare i froci: usate i manganelli e quello che serve!” – la dice lunga sull’atteggiamento dei papa-ultras. Per sgomberare la piazza dalla componente scomoda (gli “anti-Ratzi”, naturalmente) gli agenti hanno caricato ripetutamente scagliandosi contro manifestanti e giornalisti, provocando almeno 11 feriti e arrestando 8 persone, le quali si trovano tuttora in stato di arresto, con l’accusa di aggressione a pubblico ufficiale e disturbo dell’ordine pubblico. Il corteo era stato autorizzato, nonostante la presidente della Comunità Esperanza Aguirre avesse tentato nelle settimane precedenti di vietare la manifestazione anti-papa per pericolo che si verificassero “comportamenti organizzati volti all’offesa e alla vessazione del sentimento religioso”. Secondo uno degli organizzatori della marcia, Luis Vega (presidente dell’Asciación de Ateos y Librepensadores), “visto che [le autorità amministrative] non hanno potuto proibire la marcia, hanno fatto in modo che finisse nel conflitto”.
Non poteva mancare la condanna delle parti istituzionali: dal sindaco Gallardón (PP) che denuncia l’aggressione reiterata a danno dei pellegrini da parte dei manifestanti, al PP tutto, sempre pronto a fare cordata contro i soggetti sociali non conformi alla propria linea (come quando lo scorso 4 agosto aveva promesso di manifestare contro il movimento #15M che, costringendo a blindare Puerta del Sol, stava pregiudicando i guadagni dei commercianti della piazza); dai media generalisti con le loro narrazioni menzognere alla chiesa tutta, che per lo meno con un po’ più di fantasia definisce “parassiti” gli anti-Ratzi per bocca del segretario della Conferenza episcopale.
La manifestazione religiosa continuerà fino a domenica 21, e così le proteste per una #madridsinpapa (Madrid senza Papa). Nella giornata di ieri manifestanti avevano convocato un nuovo concentramento al kilometro 0 (Puerta del Sol), costantemente presidiato dalla polizia; in quest’occasione si sono ripetute varie cariche (la cui brutalità è documentata sul web in moltissimi siti). Anche l’azione di protesta di ieri organizzata dai gruppi queer durante il passaggio del pontefice è stata costantemente marcata dagli agenti, che hanno ripetutamente tentato di sabotarla, senza successo. Per questa e per le prossime giornate sono previste nuove iniziative, fra cui azioni di disturbo ai momenti religiosi ufficiali e un concentramento alle 20 di questa sera a Puerta del Sol per denunciare la violenza poliziesca ed esigere le dimissioni della Delegada de Gobierno a Madrid.
Così come era stato per il nascere del movimento della Democracia real ya, nel continuo fluire di informazioni, idee e proposte il web gioca un ruolo di rilievo. I “media partecipati” o nuovi media sono come sempre strumenti di organizzazione e coordinazione fra i manifestanti; veicoli di contenuti e ambiti in cui esprimere opinioni, utilizzati dall’una e dell’altra parte; nuovo terreno su cui articolare e sperimentare la battaglia. Per il collettivo Anonymous la rete è anche spazio in cui far emergere contraddizioni in seno al sistema, come ci fa intendere il video-messaggio destinato alla classe politica e alla gerarchia cattolica, in quella che è stata battezzata #OpFariseo e che ieri ha visto temporaneamente inaccessibili per alcune ore due dei siti dedicati alla visita papale spagnola. Ricordando la spassosa #OpPolicia di due mesi fa, in cui la polizia madrilena paventò (per appena 24 ore) di aver smembrato la “cupola” nazionale.
Rispetto alla partecipazione politica di questo frangente il dato interessante da sottolineare è, ancora una volta, la capacità dei movimenti di collimare nelle proprie diversità e praticare un obiettivo comune. Nella piazza del 17 agosto abbiamo visto diversi pezzi di società, che portando istanze differenti – i cattolici di base per una “chiesa popolare”, le associazioni laiche per una laicità dello stato, gli indignad@s per una diversa gestione del (denaro) pubblico, i gruppi glbtq contro l’ingerenza vaticana nella società – sono stati comunque capaci di declinarle in maniera concordante e unisona. Ciò che ha animato la piazza del 17A, e che la vivrà fino alla fine dei “festeggiamenti” clericali, è anche la lungimiranza e l’intelligenza politica dei movimenti più recenti: ad esempio il #15m che, pur non essendo fra gli organizzatori della marcia, ha capito l’importanza di appoggiarla e parteciparvi in maniera consistente, abituato alla trasversalità che ha da sempre caratterizzato la sua stessa essenza. Contro la “militanza antilaica” del Vaticano il 15M risponde continuando a reclamare una “democrazia reale”, incompatibile con la politica fatta di integralismo religioso ed ultraliberismo economico del regno nazional-cattolico spagnolo. C’è da augurarsi che “la città che si è svegliata” propaghi il proprio messaggio a tutto il paese e che lo stesso movimento, così ricomposto e allargato, si ritrovi sulle piazze autunnali pronto per affrontare con la stessa determinazione la stagione di austerity alle porte.
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