Migranti in sciopero della fame nel Cie di Torino
Non è la prima volta che la struttura di Torino, unica ancora attiva nel Nord Italia, diventa teatro della rabbia dei migranti: negli ultimi anni si sono susseguite diverse proteste e rivolte, che nel 2014 riuscirono a danneggiare e rendere inagibili porzioni consistenti del Cie.
Dietro il cambio linguistico introdotto dal ministro Minniti, che ha ribattezzato i Centri di identificazione ed espulsione in “Centri permanenti per il rimpatrio”, la sostanza resta la stessa: si tratta di vere e proprie strutture di detenzione, nelle quali i migranti vengono trattenuti in condizioni inaccettabili e degradanti.
Nel frattempo in tutta Italia, su disposizione del Ministero dell’Interno, proseguono la caccia al migrante e i rimpatri forzati: lunedì 40 uomini e donne nigeriani sono stati rispediti nel proprio paese per il reato di immigrazione clandestina. Vere e proprie deportazioni frutto di politiche razziste e securitarie del governo Gentiloni (così come di quelli che l’hanno preceduto), che ogni giorno vengono giocate sulla pelle di migliaia di persone.
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