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Protesta dei migranti a Valderice (TP): ore di blocco stradale

Anche in Sicilia i venti di rivolta migrante che arrivano dall’ Europa si sono fatti sentire stamattina, in una delle tante strutture adibite in questi anni nell’Isola a centri d’identificazione e spesso e volentieri di detenzione simili ai Cie e ai Cara, che in realtà ci vengono presentati come “centri d’accoglienza”.

Così stamattina, in duecento, quasi la totalità dei migranti della struttura, circa duecentoquaranta, è scesa in strada bloccando per alcune ore il transito dei veicoli in via Enrico Toti. Il blocco è stato effettuato con ciò che di utile allo scopo i migranti sono riusciti a racimolare, tra suppellettili, tavoli e perfino i “calcio balilla”. I migranti, la cui maggioranza sembra provenire dall’Africa subsahariana (le poche testate giornalistiche che hanno raccontato la protesta neppure si preoccupano di renderlo noto) lamentano l’estenuante attesa per il riconoscimento dello status di profughi, ma anche la scarsa qualità del cibo e la mancanza di un’adeguata assistenza sanitaria. Sono tanti i migranti rinchiusi, cioè senza la possibilità di abbandonare spontaneamente il centro, da dieci o anche dodici mesi; ancora tanti quelli che non sono ancora neppure stati identificati per il necessario riconoscimento (in base al diritto europeo) di status di profughi per chi proviene da paesi in guerra.

La mattinata si è infine conclusa con l’intervento di carabinieri e polizia che hanno fatto rientrare i migranti nel centro. Subito però si è svolta un’assemblea che ci dice come la protesta non sia affatto conclusa; e anche i funzionari del centro ribadiscono che la Questura di Trapani dovrà prendere atto della protesta di oggi.

Di proteste, piccole o di maggior portata, nelle centinaia di centri di identificazione/detenzione in Sicilia siamo abituati a vederne. La speranza però è quella che la lotta dei migranti sulle frontiere e la conseguente impossibilità di controllare i flussi di persone dimostrata negli ultimi mesi dalla fortezza Europa e dalle sue frontiere, dilaghi anche in un punto nevralgico per i flussi migratori come la Sicilia.

 

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