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Rivolta al Cie di Modena

Come non si può definire lager istituzionale una struttura di questo tipo? Perquisizioni, cibo scadente: questi sono i motivi, alcuni dei tanti, che hanno scatenato ancora una volta la rabbia dei migranti.

Per contrastare questa rivolta contro migranti la cui unica “arma” di lotta sono sbarre, coperte e, quella più importante, la volontà di conquistare la propria libertà, sono intervenuti numerose volanti della polizia, i carabinieri e la guardia di finanza, tutti in tenuta antisommossa, che hanno fatto tornare la calma con gli idranti.

Da un quotidiano locale riprendiamo le righe qui sotto dove i migranti parlono delle loro condizioni:

“In tanti hanno telefonato all’esterno, ai media, per gridare la loro condizione e la loro voglia di libertà: «Venite, mandate qualcuno, stanno sparando i lacrimogeni. C’è gente che sta male, ferita, sangue dappertutto. Ci trattano come animali, c’è il fumo, stanno incendiando tutto». E ieri mattina altra telefonata. «Ora iniziamo lo sciopero della fame».

Ancora una volta il cie di Modena vede una ribellione, andando a sfatare le numerose dichiarazioni dei politicanti che hanno voluto questa struttura. Una struttura voluta fortemente da quella governance che regge il potere a modena da oltre sessant’ anni (che ora si chiama PD). Fino ad ora gestita dalla Misericordia di Giovanardi, il fratellino del senatore del Pdl, non portando fatturato necessario ( l’unico vero interesse del Sig. Giovanandi) il cie si ritrova al centro di una gara d’appalto al ribasso, che comporterà un forte peggioramento delle condizioni della struttura.

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