Una prigione per migranti in Albania
Ieri la presidente del consiglio dei ministri Meloni ha sottoscritto con il primo ministro albanese Rama un protocollo per la gestione in territorio albanese dei migranti ripescati in mare dalla Marina Militare e dalla Guardia di Finanza.
Entro la prossima primavera verranno aperte due strutture: una nel porto di Shengjin per le procedure di identificazione e smistamento e la seconda nell’area di Gjader, 20 chilometri nell’entroterra, come prigione. Le spese e la gestione saranno tutte a carico dell’Italia, il governo albanese garantirà la sorveglianza esterna.
Siamo arrivati alla realizzazione di campi di concentramento fuori dai confini, luoghi dove, sarà ben difficile per i reclusi comunicare con avvocati italiani o presentare ricorsi. Alla faccia del divieto dei respingimenti collettivi, del diritto di asilo e di altri !principi”.
Il governo alza l’asticella e, dopo aver affidato ai militari la costruzione dei nuovi CPR, come parte del dispositivo di “sicurezza nazionale”, saranno altri militari, quelli della Marina e della GdF ad occuparsi di rastrellare in mare e imprigionare fuori dai confini gli sconfitti della guerra che lo Stato Italiano combatte nel Mare di Mezzo.
Ne abbiamo parlato con l’avvocato Gianluca Vitale
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