In questi giorni al Porto di Catania sta andando in onda una nuova puntata della guerra alle Ong che prestano soccorso e assistenza nel Mar Mediterraneo alle imbarcazioni di profughi provenienti da Libia e Tunisia.
Giovedì scorso ha avuto luogo a Bogotà una manifestazione femminista dopo l’ennesimo abuso sessuale nei confronti di una ragazza minorenne alla stazione degli autobus della compagnia Transmilenio.
In un quadro di crescente incredulità rispetto alle prime mosse del governo entrante, il week end appena trascorso a Reggio Emilia rappresenta uno spazio di confronto e di possibilità di lotta transfemminista in vista della grande manifestazione nazionale del 26 novembre a Roma.
L’Italia condanna i migranti con il silenzio. Quando celebreremo il Giorno della Memoria ricordiamo anche gli accordi con la Libia sui lager per profughi e migranti, voluti dai governi di centro sinistra e rinnovati oggi dal governo di destra.
Ad unire i tre tavoli tematici – violenze e autodeterminazione, guerra ed ecologie politiche – vi è stato il filo rosso delle convergenze e dell’intersezionalità. L’esigenza del movimento transfemminista risulta quella di ribadire la capacità trasformativa e la trasversalità che tale ottica ha sulle istanze del nostro tempo, mostrando il nesso tra lotta al capitalismo e lotta al patriarcato, superando l’idea che la lotta di classe sia slegata da quella femminista e tranfemminista.
Sulla violenza subita dalla studentessa all’interno della residenza Edisu a Torino vi sono già molti articoli e dichiarazioni da parte di politici, istituzioni e sciacalli di ogni tipo.
Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa traduzione di un articolo che parla della vicenda dell’equipaggio della Iuventa. Nel marzo 2021, quattro membri dell’equipaggio della nave di soccorso civile Iuventa,dopo un’indagine durata cinque anni, sono stati accusati di “favoreggiamento dell’ingresso non autorizzato in Italia”.
Emerge come l’oppressione della polizia è tutt’uno con quella patriarcale. La violenza sessuale diventa così a carattere sistematico, una metodologia che permette al potere di consolidarsi, reprimere e diffondere i propri valori.
Tempo fa l’omicidio, avvenuto a Voghera, di Younes El Boussettaoui da parte del locale assessore alla sicurezza Adriatici non ci era parso un fulmine a ciel sereno, ma un l’esito inarrestabile di dinamiche sociali che stavamo cercando, attraverso i percorsi di lotta, di analizzare.
Emerge non soltanto la volontà di aumentare la stigmatizzazione di chi sceglie di abortire ma intenzioni repressive che mirano a colpire indirettamente la legge 194.