Governo contro l’aborto: saremo marea!
Come previsto il nuovo governo non ha tardato ad esprimersi in materia di diritto all’aborto e famiglia, infatti numerose sono le proposte di legge volte a limitare l’autodeterminazione delle donne, stringendo sull’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza e supportando il modello di famiglia tradizionale. I sedicenti esponenti si pongono in perfetta linea con il modello nazionalista, razzista e identitario proposto al Congresso Mondiale delle Famiglie che si è tenuto a Verona nel 2019 e coerentemente con i programmi reazionari europei di paesi come Ungheria, Polonia e Grecia.
Al Senato, al momento, Gasparri ha depositato 17 disegni di legge che riguardano, oltre la modifica dell’articolo 1 del codice civile sul riconoscimento per i diritti del concepito, l’introduzione del reato di maternità surrogata, il ripristino del 4 novembre come festività nazionale e l’istituzione della “Giornata della vita nascente”, una giornata che faciliterebbe l’ingresso – all’interno delle stesse scuole pubbliche – delle associazioni pro vita.
Inquietante il disegno che vede l’attribuzione della capacità giuridica al momento del concepimento, volta a creare, di fatto, un cittadino-feto con pieni diritti. Diritti di qualsiasi tipo, il concepito potrebbe dunque diventare vittima di un reato come l’omicidio volontario e ogni aborto potrebbe configurarsi come tale.
Emerge non soltanto la volontà di aumentare la stigmatizzazione di chi sceglie di abortire ma intenzioni repressive che mirano a colpire indirettamente la legge 194. Le novità non si fermano qui, infatti il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, ripresenta il ddl sulle “Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente”, che in passato prevedeva: un “fondo per il sostegno della maternità (…) finalizzato all’erogazione di aiuti e contributi per evitare che le donne in stato di gravidanza ricorrano all’interruzione volontaria della medesima” e la delega dello Stato di alcune «funzioni pubbliche in particolare nel campo educativo» ad associazioni che promuovono «iniziative volte alla conservazione, alla valorizzazione e alla tutela della famiglia», proponendo inoltre l’ingresso di personale obiettore di coscienza nei consultori.
Si prospetta uno scenario che ancora una volta vede i corpi delle donne e delle persone LGBTQIA+ tra i più colpiti dagli attacchi delle nuove destre portatrici di valori fascisti e ultracattolici, per questo è necessario organizzarsi. A Reggio Emilia il 29 e 30 ottobre si terrà l’assemblea nazionale di NON UNA DI MENO per costruire insieme la data del 26 novembre a Roma: una mobilitazione nazionale contro la violenza sulle donne, sarà un momento fondamentale per opporsi a questi attacchi e convergere come donne, persone lgbtqia+, migranti, precari3, disoccupat3, attivist3 per il clima.
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