
Strike Day a Prato contro il super sfruttamento del Made in Italy
E’ passato più di un mese dall’inizio della Primavera 8×5, la campagna di scioperi che sta riaffermando il diritto a lavorare 40 ore alla settimana e all’applicazione dei CCNL nel distretto tessile e moda pratese, con blitz anche in altri settori fuori regione. In due delle aziende dove i lavoratori hanno conquistato i loro diritti, i padroni stanno volutamente ritardando il pagamento degli stipendi ai lavoratori sindacalizzati dopo il primo mese 8×5. La strategia che hanno in mente è quella della guerra silenziosa alle conquiste ottenute e a chi ha lottato per raggiungerle, usando lo stipendio come arma di ricatto. Lo “Strike Day” di Prato è un esempio di come la mobilitazione dei lavoratori possa portare a miglioramenti significativi nelle condizioni di lavoro e a una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori, soprattutto nel contesto dello sfruttamento che colpisce molti settori industriali, ma all’orizzonte si profila un problema, legato proprio al metodo che si è rivelato efficace. Questo problema si chiama pacchetto sicurezza le cui norme mirano a colpire l’agibilità dei sindacati di base e la pratica dei blocchi stradali e picchetti davanti ai posti di lavoro.
Ne parliamo con un compagno del Suddcobas
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