Chiunque abbia letto “Le vene aperte dell’America Latina”di Eduardo Galeano ha ben presente qual’è la relazione tra la concezione capitalista della natura ed il colonialismo, vecchio e nuovo.
Già nelle prime otto settimane dell’ultima terrificante escalation della guerra contro la popolazione di Gaza, Israele aveva ucciso più Palestinesi che nei 106 anni trascorsi dalla nota Dichiarazione di Balfour, quella in cui il ministro inglese si diceva favorevole a una “dimora nazionale per il popolo ebraico” in Palestina.
Una delle pose più odiose e fasulle in merito allo spietato assedio e bombardamento della Striscia è quella di chi, come l’ineffabile Paolo Mieli, si dice contrito per le perdite ma al contempo, asciugandosi lacrime di coccodrillo, si domanda “cos’altro si potrebbe fare?”.
L’uomo non merita di vivere, qualcuno dice. Chi non lo merita? L’ uomo europeo, colui che ricatta ed è ricattato dal dio denaro, che è il dio del potere; anche i conquistadores che sbarcarono in America, certamente, responsabili di genocidi.
Tutti i progetti coloniali, incluso Israele, raggiungono un punto in cui abbracciano il massacro e il Genocidio su larga scala per sradicare una popolazione nativa che rifiuta di capitolare.
La retorica del Governo Meloni ricalca in buona sostanza quella riproposta in questi anni da una figura chiave per la politica italiana: il numero uno di Eni, Claudio Descalzi.
Non è sempre facile attenersi alla propria bussola morale, ma se questa punta a nord – verso la decolonizzazione e la liberazione – allora molto probabilmente vi guiderà attraverso la nebbia della propaganda velenosa.
L’Amazzonia è una sorta di enorme territorio di sacrificio.
Raramente un vertice dei Brics è stato seguito così da vicino. Perché Usa e Ue temono questa alleanza.
Si cerca così una soluzione diplomatica, anche se sul piatto restano le opzioni militari: i golpisti accusano la Francia e l’Ecowas, la Comunità dell’Africa Occidentale guidata dalla Nigeria, di volere invadere il paese.