Lettera aperta da Maya e Carola, le studentesse antifasciste arrestate
“Sentendo tanto parlare di sé e di avvenimenti vissuti in prima persona, l’esigenza di esprimersi si fa ancora più urgente. Vorremmo sottolineare la concatenazione di assurdità che ha caratterizzato questi giorni, sintomo di una perdita di controllo, di una nevrastenia del potere.
Le varie iniziative organizzate in seguito al nostro arresto ci hanno riempito il cuore. L’accanimento giornalistico invece, che non ha risparmiato nomi e cognomi, è stata un’altra forma di violenza fuori luogo.
Come saprete, siamo state tratte in arresto nel pomeriggio di giovedì 13 Febbraio, e portate con grande fretta in Questura (via Grattoni) dove abbiamo passato circa sei ore. Diverse sono state le violenze verbali perpetuate nei nostri confronti da parte degli operatori della Digos e non solo. Ci sono state rivolte frasi sessiste come ”Vi piacerebbe avere il cazzo”, “Non sapete quanto mi fate schifo”, ”Dai che finalmente ve ne andate al gabbio”. E ancora:
”Sei la donna più picchiata del mondo”,
questa frase in riferimento ad una mia (Maya) particolare denuncia pubblica riguardante violenze fisiche ricevute proprio da un agente di polizia, ormai quasi tre anni fa. La pressione psicologica a cui siamo state sottoposte era costante, in Questura tutti sostenevano di non sapere niente, non ci è MAI stato detto che saremmo finite in carcere, anche in seguito a numerose sollecitazioni da parte nostra. Volevamo giustamente sapere se fossimo in stato di fermo o in stato di arresto. Siamo finite in carcere senza neanche conoscere i nostri capi d’accusa, solamente sulla base di dichiarazioni delle FDO, che riportavano la loro versione dei fatti lontana dalla realtà.
Volevamo porre l’attenzione su questo episodio sconcertante: ad un certo punto è apparso un agente della Digos seduto su una sedia a rotelle e con la gamba fasciata, proprio lui che aveva sgommato su una delle auto che ci conduceva in questura, che ha camminato sia per il Campus, sia per gli uffici della Questura, dimostrando addirittura una straordinaria agilità.Abbiamo così scoperto che lui era diventato uno dei fantomatici “feriti” della giornata.Tra le varie vicende, di cui molte non commentiamo qui per non esporci a ritorsioni, troppo grave è l’aver trascorso due giorni in più in carcere, quando la nostra scarcerazione era prevista per sabato pomeriggio ma è avvenuta lunedì, quindi con due giorni di ritardo. Possiamo proprio dire che ci hanno in un certo senso sequestrate!
Ci teniamo a dire che la permanenza alle Vallette, anche se breve, ha fatto crescere ancora di più la nostra rabbia verso questo sistema repressivo e ci ha dato conferma di quante donne siano arrestate e incarcerate ingiustamente.
Le recenti dichiarazioni del rettore, che imporrebbero una dichiarazione antifascista e antirazzista ai collettivi universitari, non è che l’ennesima occasione formale per consentire ai fascisti di camuffarsi. Riteniamo allucinante che il rettore di Unito conceda l’autorizzazione di un volantinaggio fascista e revisionista, oltretutto nella stessa giornata in cui antifasciste e partigiani si incontrano per fare luce sulle falsificazioni manipolatrici della storia operate dall’estrema destra. Tutto ciò implica deliberatamente l’innesco di una tensione, esasperata dalla presenza inaccettabile di plotoni di polizia e carabinieri con caschi e manganelli. La militarizzazione di un’intera palazzina universitaria, dà vita ad un vero e proprio cruento scenario di violenza machista e poliziesca. È aberrante e pericolosa la dichiarazione del presidente dell’Edisu Sciretti, che vorrebbe punire gli studenti antifascisti denunciati, sottraendo loro le borse di studio Edisu, che gli spettano di diritto. Giustamente molti professori, ricercatori si sono opposti e stanno solidarizzando con noi.
Io (Carola) sono stata rilasciata senza misure cautelari di alcun tipo, mi ritrovo con un processo a carico per aver reso sostanziali dei diritti che non sono fatti per rimanere sulla carta. Mentre Maya, in più, dovrà difendere il suo diritto allo studio con un riesame, che avrà luogo troppo tardi per consentirle di sostenere gli esami di questa sessione, per i quali aveva studiato e si era prenotata.
Io ( Maya) sono stata allontanata da Torino, città in cui studio, lavoro ho i miei affetti e risiedo da 22 anni.
Tutto ciò è inaccettabile, ma l’importante è non lasciarsi avvilire e non cadere nello sconforto, con la determinazione che ha chi porta avanti i valori dell’antifascismo, non cediamo e non cederemo davanti a questo accanimento politico. Sappiamo che sono solo i continui attacchi di chi vuole colpire chi si batte contro le ingiustizie verso le donne, sul lavoro o in università.
Continueremo ad andare avanti a testa alta! E’ una strada lunga, ma abbiamo gambe giovani e forti per marciare!
Grazie a tutti e tutte per la solidarietà che abbiamo sentito anche da dentro il carcere.
Carola e Maya”
Da Cua Torino
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