Sui fatti di Treviso: fomentare il razzismo,mantenere i privilegi e la speculazione
In questa cornice, a commentare i fatti si è inserito il presidente leghista della regione Luca Zaia, che in un discorso delirante ha agitato la “minaccia” di un’africanizzazione in atto del Veneto, esprimendo poi solidarietà e comprensione da parte della regione in merito ai fatti di Quinto. L’immancabile Matteo Salvini in tutto questo ha già fissato per oggi 18 luglio un comizio nella piazza del paese, a sancire come per quanto riguarda razzismo e xenofobia la Lega non vuole essere seconda a nessuno, non esiste che le si rubi lo scettro dell’odio verso l’altro!
La disgustosa narrazione che della questione ha fatto il parterre fascio-leghista è tutta incentrata, come usuale, attorno allo spauracchio dell’immigrato invasore che viene in Italia per rubare soldi e risorse che le istituzioni potrebbero dare ai cittadini italiani. A questo proposito è interessante notare come proprio quelle stesse istituzioni leghiste, a Quinto di Treviso, sono responsabili di un’enorme progetto di speculazione intorno alla questione dell’aeroporto, che proprio di recente è stato investito da un nuovo progetto di ampliamento nell’ordine del centinaio di milioni di euro.
Questo è un caso specifico ma esemplificativo di un paradigma di governo leghista che ovunque alimenta la guerra fra poveri e agita la paura del diverso per legittimarsi come tutori di un’ordine che nella realtà è fatto di predazione ultracapitalista dei territori. Se si spendono 100 milioni di euro per un aeroporto inutile come può essere quindi un problema di risorse, in una provincia di quasi un milione di abitanti, l’accoglienza di 400 profughi (0,06 % della popolazione residente)?
Per quanto riguarda Forza Nuova Treviso non c’è nemmeno bisogno di approfondire, dato che è risaputa la presenza al suo interno di personaggi che hanno pendenze per stupro di gruppo e sfruttamento della prostituzione. In tutto questo si inserisce l’atteggiamento schizoide della questura che ha reagito in maniera durissima nei confronti del presidio che nella piazza centrale di Treviso – dove ha sede la prefettura – aveva bloccato simbolicamente l’ingresso di quest’ultima ribadendo il diritto per i profughi a un’accoglienza dignitosa contro le violenze fasciste.
L’insieme del quadro istituzionale e affaristico si compone quindi come agente di questo quadro, in cui interessi politici ed economici si sono scaricati, come sempre, sulle fasce più deboli della società tra cui quella dei migranti è sempre sotto tiro. Smascherare questi intrecci nelle analisi di quanto successo, per quanto non possa far dimenticare la bruttezza dei fatti, potrà però iniziare a formare degli anticorpi per fare in modo che si sviluppi sempre più una resistenza al governo dei territori e dei flussi delle nostre città effettuati dalla controparte.
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