Agricoltori calabresi in rivolta, un’analisi
Ancora sulle proteste degli agricoltori, pubblichiamo questa interessante analisi sulle mobilitazioni in Calabria apparse originariamente su Addùnati il 24 gennaio. Nonostante sia passato del tempo è un resoconto che sottolinea elementi significativi da una regione che per motivi storici, geografici e sociali non è stata investita dalla trasformazione agroindustriale in toto, se si escludono alcuni indotti specifici. Buona lettura!
Con 3 concentramenti simultanei in diversi punti della Regione (Lamezia Terme, Cosenza e Crotone) il 22 gennaio è partita anche in Calabria la mobilitazione degli agricoltori, seguendo così con qualche giorno di ritardo i colleghi siciliani.
La protesta, lanciata dal Movimento Territorio e Agricoltura, si inserisce in una mobilitazione nazionale che ha visto presidi e cortei di trattori non solo in Calabria e Sicilia, ma in gran parte del paese, con una grande partecipazione soprattutto nelle regioni del Sud.
I motivi delle proteste in Europa e in Italia
Le prime proteste degli agricoltori sono scoppiate in Germania l’8 gennaio contro i tagli che hanno colpito lo sconto sul gasolio agricolo e abrogato le esenzioni dei veicoli a uso agricolo dell’imposta sulle auto, seguiti dagli agricoltori francesi, polacchi e rumeni, con rivendicazioni – seppur specifiche in base al paese – in linea generale condivise sul contrasto alle politiche comunitarie.
Si segnalano in Francia scarichi di letame davanti ai ristoranti Mc Donald’s e Burgher King e, purtroppo, la morte di una manifestante investita da un’auto che ha forzato un blocco.
In Italia invece le prime proteste degli agricoltori – riunioni sotto lo slogan la Sicilia alza la voce – si sono verificate in Sicilia già la scorsa settimana contro le politiche regionali, statali e comunitarie in ambito agricolo.
La mobilitazione in Calabria
In Calabria, ai tre concentramenti principali ( Lamezia Terme, Cosenza e Crotone) si sono aggiunti quelli di Castrovillari e di Camigliatello.
Grande partecipazione con centinaia di trattori che per l’intera giornata di lunedì hanno rallentato, e in alcuni casi bloccato, diverse strade della regione.
A Lamezia Terme il concentramento era previsto per le 9:00 nei parcheggi dello Stadio dei due mari da dove poi i trattori si sono mossi in corteo rallentando per ore il traffico sulla Strada Statale 280 che collega Lamezia a Catanzaro.
La protesta è proseguita per tutta la giornata del 22 – con presidi durati anche tutta la notte – mentre il 23, dopo ore di blocchi stradali, circa 2000 agricoltori hanno raggiunto la Cittadella Regionale per un presidio unitario.
Nel corso della protesta sotto la Regione Calabria una delegazione è stata ricevuta dall’assessore regionale all’agricoltura al quale é stato chiesto di adottare provvedimenti più incisivi per il contenimento della diffusione degli ungulati e per offrire maggiori servizi attraverso i consorzi di bonifica.
Intanto, fuori dal palazzo, un gruppo di manifestanti ha attuato un blocco stradale con mezzi agricoli e sdraiandosi sull’asfalto, impedendo l’uscita ai dipendenti regionali.
Il blocco è stato rimosso nel tardo pomeriggio, al termine dell’incontro con l’assessore, ma il presidio davanti alla regione è proseguito tutta la notte per poi spostarsi, la mattina del 24, sulla SS 109 nei pressi di Crotone e di Botricello.
La mobilitazione convocata in Calabria dal Movimento Territorio e Agricoltura ha come motivi principali l’aumento dei costi di produzione e le norme europee sul settore agricolo.
Nello specifico ci si riferisce alle agevolazioni per il gasolio agricolo che a breve potrebbero essere cancellate rientrando tra i SAD (Sussidi Ambientalmente Dannosi), ovvero quei sussidi caratterizzati da un impatto dannoso sull’ambiente e dunque in contrasto con le politiche UE di riduzione dei combustibili fossili.
In sostanza è prevista una riduzione dei sussidi destinati al gasolio agricolo che dovrebbe portare ad una completa eliminazione entro il 2030.
Una prospettiva di classe?
È chiaro che la riduzione dei combustibili fossili e, in generale di tutte le forme di inquinamento, rimane per noi una priorità, ma in agricoltura esistono alternative?
In realtà ad oggi non esistono mezzi agricoli a biometano, e-fuel o solari in grado di eseguire operazioni in campo più pesanti e di conseguenza eliminare i fondi senza alternative nel breve periodo finirà per colpire irreparabilmente i piccoli agricoltori che, a differenza dei grandi colossi agricoli, non saranno nelle condizioni economiche di adeguarsi alle nuove regole.
A ciò si aggiungono i nuovi strumenti di tassazione come l’IRPEF per i coltivatori diretti, adempimenti burocratici che fanno aumentare i costi di produzione, la cessione di terreni agricoli per pannelli fotovoltaici e l’introduzione di carni sintetiche, motivi che hanno generato un forte malcontento tra gli agricoltori e una forte avversione verso la classe politica.
Dunque non una semplice protesta a difesa di interessi di categoria come in molti vorrebbero ridurla, ma rivendicazioni in gran parte condivisibili che riguardano direttamente anche i consumatori e soprattutto, in un territorio a vocazione agricola come il nostro, il sostentamento di centinaia di famiglie.
Sappiamo bene che l’agricoltura rimane un settore grigio caratterizzato da un diffuso sfruttamento lavorativo, soprattutto di manodopera straniera, e dall’abuso di prodotti chimici ed inquinanti – pratiche che combattiamo quotidianamente – ma l’attuazione di regole così stringenti senza soluzioni graduali avrà come conseguenza la crescita delle grandi imprese agricole e della Grande Distribuzione Organizzata, facendo affossare le piccole aziende locali a causa degli aumenti dei costi e, di conseguenza, dei prezzi finali per i consumatori, a discapito dei prodotti locali e del cibo sano.
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