Elezioni in Germania: cambia qualcosa in Europa?
Partiamo dai dati. Ieri si è votato nel Nord Reno Westfalia, land della Germania occidentale con una popolazione più alta dell’Olanda. I cristiano-democratici del Cancelliere Angela Merkel hanno incassato un duro colpo, passando dal 35% circa del 2010 al 26,3%, il peggior risultato nel land dalla Seconda guerra mondiale, mentre i suoi alleati liberali inaspettatamente tengono con l’8,6%.
I Social-democratici dell’Spd, formazione di centro-sinistra, hanno ottenuto il 39,1% delle preferenze, abbastanza per formare una maggioranza stabile assieme ai Verdi che sono rimasti stabili ottenendo l’11,3%. Il partito dei Pirati aumenta del 6,2% i suoi consensi, entrando nel quarto parlamento regionale con il 7,8% delle preferenze. Perde, invece il Die Linke con la sua candidata Catherine Schwabedissen che raggiunge il 2,5% e non supera la soglia di sbarramento del 5%.
Di seguito a questi dati, molti analisti e politici nostrani hanno subito tuonato alla bocciatura delle politiche di “austerity” della Merkel, sperando così in un allentamento delle corde del rigore fiscale imposto dalla Germania a tutta l’Europa. Ma la domanda da porsi è: il voto tedesco è stato un voto sull’Europa? I cittadini tedeschi, sono per un cambiamento delle politiche economiche Europee a favore dei paesi economicamente periferici? Leggendo i giornali italiani sembrerebbe di sì. Ma forse è meglio contestualizzare le elezioni di ieri, che probabilmente non vanno sovrapposte troppo alle elezioni federali.
Intanto, il Nord Reno Westfalia è una tradizionale roccaforte della sinistra. La sconfitta della Cdu era un dato praticamente certo, dovuto anche alla criticata campagna elettorale dal goffo Norbert Rottgen, ministro federale dell’ambiente. La popolarità non ha niente a che vedere con quella della Cancelliera Angela Merkel.
Un altro aspetto da considerare è il fattore crisi. Nel paese tedesco la crisi economica non è sentita come nel resto d’Europa, ed infatti a rispondere a rispondere e a far luce su molte interpretazioni del risultato elettorale tedesco è oggi la stessa Merkel che ha detto: “Non c’è alcuna contraddizione tra una solida politica fiscale e la crescita”. Come a ribadire che la Germania non ha alcuna intenzione di cambiare le sue politiche in campo europeo, mandando un segnale al neo eletto Hollande.
Inoltre sono in molti nella stessa Germania che indicano l’elezione di ieri come un’illusione che non porterà i l’SPD e i Verdi a Berlino e non cambierà la visione della Merkel. Infatti i sondaggi effettuati in Germania subito dopo le elezioni in Francia e in Grecia, premiano Angela Merkel che continua ad avere il consenso della maggioranza dei tedeschi. Il 59% dei tedeschi si dice infatti contrario alla promozione della crescita attraverso nuovi debiti. E il 61% del campione ritiene che la cancelliera debba andare avanti con il pugno fermo sul rigore. Il 45% risponde inoltre che stati superindebitati come la Grecia dovrebbo lasciare l’eurozona, mentre il 47% si dice contrario.
Quindi è meglio non affrettarsi a voler vedere una svolta europeista della Germania, perché come analizzava Raffaele Sciortino in “Chicken game: ancora sull’eurocrisi” l’Europa e l’euro, interessano a Berlino solo a patto di politiche che non vadano nella direzione dell’indebitamento.
La speranza di un’indebolimento politico della Merkel per far si che tramite Bce e projectbond arrivi qualche soldo in più dall’Europa da usare in infrastrutture, per far salire di qualche punto il Pil (e occulatre l’indebitamento crescente), è una speranza bipartisan che unisce da Monti a Bersani passando per Gasparri, ma che al momento sembra restare soltanto un desiderio che permetterebbe al governo italiano di mettere un po’ di sporco sotto il tappeto.
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