La Cancelliera si riafferma ma incontra la crisi europea
Il voto al Bundestag apre al quarto mandato come Cancelliera per Angela Merkel ma il tandem CDU-CSU perde consensi in favore della destra xenofoba dell’AfD, terzo partito. La SPD collassa e abbandona la Große Koalition andando all’opposizione. Si prospetta una maggioranza di governo con liberali e verdi.
“Potevamo aspettarci di più, ci impegneremo nella lotta contro l’immigrazione legale e per la sicurezza interna”, è con questa parole che la Merkel formula le prime risposte alla flessione di 9 punti percentuali accusata dai cristiano-democratici spianando la strada all’ingresso al Bundestag ad Alternative für Deutschland che su questi temi ha costruito il proprio consenso: “siamo entrati al Bundestag per restarci”.
Populisti, xenofobi, nazisti: l’AfD è il vero spauracchio dei partiti storici. Entra sulla scena con un 13% di consensi terremotando gli assetti del quadro costituzionale e schiantando la große Koalition: “il Bundestag tornerà ad avere un’opposizione”. Il successo della destra capitalizza le paure dell’elettorato storico della CDU, bisognoso di risposte in materia di immigrazione, e la ricerca da parte dell’elettorato tedesco di una forma di opposizione che, il partito nato nel 2013 contro l’operazione di salvataggio della Grecia, ha tradotto in salsa nazionalista e identitaria. Gli strati popolari e proletari, secondo uno studio precedente al voto della fondazione Bertelsmann, sembrano aver guardato con favore all’operazione AfD e in misura minore alla Linke, comunque ferma all’8,9% (+0,3) e incapace di sfondare il muro del 9% e quello del bacino storico dell’ex Germania est.
La crisi dei rifugiati di due anni fa insomma pesa ancora sul curriculum della Merkel ed è sulla paura dell’instabilità interna che si insinua ora anche nel cuore della stabilità europea che la Cancelliera proverà a recuperare il terreno perduto. Bastonati i socialisti. L’esperienza al governo con la formula della große Koalition ha definitivamente compromesso la credibilità del progetto della SPD agli occhi di un elettorato progressista storico intenzionato a punire anche e soprattutto la dirigenza. La leadership accusa il colpo ma non rinuncia alla poltrona: Schultz si affretta ai primi exit poll a dichiarare la fine dell’esperienza di governo ma non rinuncia alla guida del partito. La SPD si ferma al 20,8%, è il peggior risultato dal dopoguerra.
Dunque fine della große Koalition, SPD all’opposizione, AfD terza forza parlamentare e opposizione a destra al progetto centrista della Merkel. Ma quale maggioranza? I calcoli si complicano: l’unica combinazione che permetterebbe alla cancelliera di governare sarebbe una maggioranza parlamentare in alleanza con i liberali, passati attraverso un importante rinnovamento e attestatisi al 10,1% (+5,3%), e i verdi con il loro 9,2% (+ 0,8%). Si tratterebbe della cosiddetta coalizione giamaica (nero-gialli-verdi) che procurerebbe non pochi rompicapo alla Merkel soprattutto in materia di politica economica ed europea. I liberali, promotori di una politica del rigore, si scontrerebbero con i verdi e soprattutto con la Merkel influenzando la sua strategia cauta di uscita dal quantitative easing. Macron, che cercava un’intesa franco-tedesca in materia, troverà una Merkel più debole e con meno libertà nel progetto di riforma dell’eurozona.
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