Cronache dalla Germania al tempo del covid19.
Dal tempo della riunificazione, anzi, dalla Seconda Guerra Mondiale non abbiamo mai affrontato una sfida che dipende così tanto dal nostro senso comune di solidarietà.
Sono trascorsi dieci giorni da quando la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha pronunciato il primo discorso televisivo alla nazione nei suoi quindici anni alla guida del governo. Dobbiamo tenere duro, è questo il senso delle sue parole. Esser certi che i nostri sforzi ci permetteranno di uscire da questa crisi. Come Merkel e i suoi ministri intendano concretamente agire per tutelare il paese traino dell’Unione Europea ce lo suggeriscono le misure adottate nelle ultime settimane.
L’emergenza vera e propria inizia in Germania intorno ai primi di marzo, quando il Robert Koch Institut (RKI), l’istituto di ricerca responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive, riporta un numero di casi confermati di infezione da Covid-19 intorno ai 260. La maggior parte di queste persone si sarebbe contagiata, secondo le fonti ufficiali, durante gli eventi di febbraio legati al carnevale nel Land del Nord Reno-Vestfalia, diffondendo poi il virus negli altri Länder tedeschi. La Germania mantiene principalmente un ruolo di spettatrice della pandemia che sta mettendo a ferro e fuoco soprattutto l’Italia e sta iniziando a diffondersi in tutta Europa fino al 17 marzo quando, a causa dell’aumento dei contagi e delle morti anche entro i propri confini, il RKI alza l’asticella e porta il grado di pericolosità per la salute della popolazione tedesca da mäßig (moderato) a hoch (elevato). Il governo centrale interviene allora più significativamente attraverso misure preventive e di sicurezza, andando a integrare le disposizioni dei vari governi federali: si inizia col divieto di svolgimento di manifestazioni con più di mille partecipanti fino ad arrivare al lockdown della maggior parte delle attività culturali e commerciali. A fine marzo il blocco di estende a tutti i centri culturali, ricreativi e sportivi, ai locali dell’ambito della gastronomia e dell’intrattenimento, e misure restrittive vengono attuate rispetto alle visite in ospedale e alle case di cura per anziani. Per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti questo comporta spesso il passaggio alla cosiddetta Kurzarbeit, ovvero la diminuzione dello stipendio e dell’orario lavorativo da parte del datore di lavoro con l’obiettivo di mantenere la manodopera abbassando i costi di mantenimento. Il governo intende inoltre estendere le condizioni di somministrazione delle sovvenzioni statali per integrare questo tipo di interventi. Durante la settimana del 16 marzo vengono chiuse università e scuole di ogni livello in tutti gli stati federali. I viaggi da e verso l’estero sono blindati – con pochissime eccezioni che riguardano solamente il rimpatrio di connazionali – così come l’ingresso di lavoratori e lavoratrici stagionali. Tali limitazioni vanno a toccare anche le politiche di accoglienza per i e le richiedenti asilo: se da un lato i ricollocamenti interni all’UE previsti dal trattato di Dublino sono momentaneamente rimandati a causa dell’emergenza, dall’altro non tutti i respingimenti subiscono lo stesso trattamento, nella fattispecie quelli che riguardano i casi extra-europei.
A partire dal 23 marzo vige inoltre su tutto il territorio nazionale il Versammlungsverbot, il divieto di aggregazione, che prevede sanzioni e multe a partire da 150 Euro per chi non rispetta le nuove misure prese dalla Cancelliera in accordo con i presidenti federali: il divieto riguarda nella fattispecie gli assembramenti di più di due persone (se non appartenenti al medesimo nucleo abitativo) nello spazio pubblico, che dovranno comunque mantenersi a una distanza di sicurezza minima di 1,5 metri.
La pillola viene indorata con la promessa di misure economiche adeguate allo stato d’emergenza, per salvaguardare a livello economico imprese e cittadini/e. Il 27 marzo viene così firmato un pacchetto di leggi che prevede lo stanziamento di fondi straordinari a sostegno del sistema economico nazionale e che implica la volontà da parte della Germania di oltrepassare l’invalicabile linea dello schwarze Null, ovvero del pareggio di bilancio. Tale pacchetto, da stanziare gradualmente entro il primo aprile, prevede sostegni e agevolazioni per le imprese, grandi e piccole, per i lavoratori e le lavoratrici freelance, anche se già durante i primissimi giorni di intervento è chiaro che i soldi non basteranno a coprire le esigenze di tutti/e. Previsti sono inoltre l’estensione degli aventi diritto all’assegno familiare, finanziamenti alle cliniche ospedaliere e aumento degli onorari a personale medico sottopagato, oltre al tentativo di prevenzione da eventuali ritiri o disdette dei contratti d’affitto per singoli e per piccole imprese. Il quotidiano Süddeutsche Zeitung riferisce di un sondaggio secondo il quale la maggioranza della popolazione si dichiara soddisfatta o molto soddisfatta rispetto alle misure prese dal governo federale tedesco in relazione alla crisi causata dal coronavirus, nonostante ancora non risulti un riscontro 1:1 tra le parole e i fatti. Così, con la conferma che l’attuale situazione di lockdown si protrarrà almeno fino a Pasqua – Merkel ritiene che sia ancora decisamente troppo presto per parlare di un allentamento delle restrizioni –, l’insofferenza inizia a farsi sentire. E mentre il Ministro delle Finanze dell’Assia Thomas Schäfer decide (o almeno, così pare) di suicidarsi sotto un treno a causa della disperazione e dell’assenza di prospettive rincuoranti in questa terribile emergenza, la popolazione rimane in attesa, si organizza, prende le precauzioni che può per tutelare la propria salute – fisica e mentale – e il proprio lavoro – chi ce l’ha e ha la possibilità di farlo.
Nell’incertezza che permea la realtà attuale risulta pertanto difficile valutare portata, coerenza, efficacia dei provvedimenti attuati in questo momento, così come riuscire ad accedere a una visione d’insieme rispetto al problema. La preoccupazione per l’oggi e per il domani non è mai stata tanto impellente.
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