InfoAut
Immagine di copertina per il post

Gli interessi della Francia nella “crisi” centrafricana

Dal 5 dicembre 2013 1200 soldati dell’esercito francese, provenienti dalla base militare di N’Djamena (Ciad) sono impegnati in violenti scontri a fuoco con i vari gruppi ribelli che compongono Selèka, formazione ufficialmente sciolta dallo stesso Michel Djotodia nel settembre 2013. Tuttavia gli appartenenti ai vari gruppi armati non hanno smesso di combattere contro gli ex militari del’esercito centrafricano e gli anti-balakas ossia i “gruppi di autodifesa” sorti tra la popolazione.

Inizialmente il presidente francese Hollande ribadì che la presenza militare francese nella Repubblica Centrafricana sarebbe rimasta per “garantire la sicurezza e gli interessi dei francesi presenti nello stato” e che non sarebbero state inviate altre truppe salvo poi smentirsi e annulciare. Dopo aver ottenuto l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite, l’“Opération Sangaris”, cui il Regno Unito e il Belgio forniscono supporto logistico per il trasporto aereo, ossia l’invio di altri 800 soldati con mezzi blindati e supporto aereo che assorbiranno compiti e organici della della “Fomac” (Force Multinationale de l’Afrique Centrale), una delle cinque Brigate regionali su cui è articolata la African Standby Force (ASF) dell’Unione Africana, già presente sul campo con 3660 soldati di Cameroon, Ciad, Congo, Guinea Equatoriale e Gabon. Il 13 dicembre scorso, inoltre, il Consiglio Esecutivo dell’Unione Africana ha decretato il prossimo aumento a circa 6000 unità del proprio contingente.

Non è molto difficile capire quali siano gli interessi reali della Francia, visto che la Repubblica Centrafricana (RCA) è ricca di materie prime, prima fra tutte l’uranio. La Francia rimane il primo investitore nella RCA riuscendo a creare,tra un golpe e l’altro, solidi legami economici questo grazie alla politica estera che ha sempre riservato alle sue ex colonie. Già Jean-Bédel Bokassa arrivò al potere con un colpo di stato sostenuto e ideato dal governo francese dell’epoca (famoso il caso dei diamanti regalati da Bokassa all’allora presidente Valéry Giscard d’Estaing), così come l’ultimo presidente Bozizè (che rovesciò con un colpo di stato Ange-Félix Patassé) colpevole però di aver manifestato l’intenzione di cedere diritti di prospezione e sfruttamento di matere prime minerarie non più alla Francia ma a pesi come la Cina e il Sudafrica (che ha un suo contingente militare nella RCA).

Fu per questo motivo che l’Eliseo abbandonò Bozizè al suo destino appoggiando di fatto l’avanzata di Selèka, salvo poi accorgersì che i gruppi che la compongono sono divisi e in lotta tra di loro. La Francia, che pensava di trovare con Michel Djotodia il suo ennesimo burattino da mettere a capo della sua “ex” colonia, vedendo la debolezza di quest’ultimo e la sua incapacità a “riportare l’ordine” nel paese, si trova oggi a dover intervenire in prima persona per difendere i suoi interessi: nella RCA sono presenti aziende francesi come Air France, Balloré (logistica e trasporti fluviali [la RCA non ha alcuno sbocco sul mare]), Castel (bevande e zucchero), Total (stoccaggio e distribuzione di prodotti petroliferi) e, dal 2007, France Tèlècom.

Ma il motivo reale dell’intervento francese ruota attorno all’accordo siglato da Areva (multinazionale francese a partecipazione statale) con il governo Centrafricano nel 2008 riguardo alle concessioni per lo sfruttamento minerario nella zona di Bakouma , nel sudest del Paese, con riserve stimate di uranio di circa 32.000 tonnellate. Inizialmente il sito fu poco sfruttato in quanto la Areva lo considerava di scarso rendimento, successivamente la diminuzione di acquisto di uranio da parte del mercato mondiale dopo la catastrofe di Fukushima decretò la sospensione dei lavori di estrazione da parte della multinazionale. Oggi, con l’instabilità del paese e l’affacciarsi sulla scena di attori quali Cina e Sudafrica, diventa più che mai fondamentale,per la Francia,riaffermare il proprio controllo nella zona.

L’ex madrepatria, che da sempre attinge all’uranio e ai diamanti della RCA, rischia di perdere posizioni in uno scenario che vede la presenza di potenze emergenti asiatiche e quella di potenze continentali come il Sudafrica che ha tutto l’interesse a strappare il controllo dei diamanti a Sèleka. Proprio il mantenimento di un contingente militare nella RCA da parte di Pretoria può essere letta come un un azione di contrasto alla presenza militare francese.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

AfricaFrancianeocolonialismo

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Perché la Silicon Valley sostiene Trump

Nei racconti della Silicon Valley scritti da sé medesima, tutti disponibili in rete o in libreria, si legge di un capitalismo eccezionale, guidato da uomini fuori dal comune.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Lo storico israeliano Avi Shlaim ha abbandonato il sionismo molto tempo fa. Ora è al fianco di Hamas

Shlaim, dell’Università di Oxford, sostiene che Hamas incarna la resistenza palestinese e si allontana persino dai suoi colleghi più radicali.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Gli Stati Uniti e il «capitalismo fascista»

Siamo dentro a una nuova accumulazione primitiva, a un nuovo ciclo strategico innescato da Trump.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Israele sta perpetrando un olocausto a Gaza. La denazificazione è l’unica soluzione possibile

Il micidiale etno-suprematismo insito nella società israeliana è più radicato di Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich. Deve essere affrontato alla radice.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Restare a galla insieme in un mondo difficile: Bilancio 2024 delle questioni del lavoro in Cina (pt.1)

Traduciamo questo contributo da Chuangcn.  Prefazione a cura di Chuang.  Dal 2020, un gruppo anonimo di netizen si riunisce per redigere una rassegna annuale delle lotte del lavoro (o, nella loro terminologia, “incidenti nel diritto del lavoro”) e delle tendenze sociali ad esse collegate in Cina. L’iniziativa è guidata dall’utente WeChat “Chiapas Eastern Wind TV” […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La questione della Palestina nel mondo di lingua cinese

Nell’ottobre 2023, con l’operazione “Diluvio di al-Aqsa” lanciata da Hamas e la brutale risposta di Israele, il movimento di solidarietà con la Palestina è ricomparso in Cina.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La società della resistenza e la liberazione degli oppressi. La lunga storia di Hezbollah

Appena il governo di Beirut ha deciso il disarmo di Hezbollah, immediatamente nella capitale sono scoppiate proteste e cortei, non solo opera del partito sciita, ma di molti altri partiti e semplici cittadini.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I signori della terra: i latifondisti transnazionali e l’urgenza di una redistribuzione

Troppa terra in poche mani: le dieci multinazionali che controllano milioni di ettari

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

‘Nessun paradiso senza Gaza’: intervista esclusiva di Palestine Chronicle al rivoluzionario libanese Georges Abdallah

Traduciamo da The Palestine Chronicole questa lucida e approfondita intervista del 13 agosto 2025, a Georges Abdallah.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

E’ uno sporco lavoro / 3: Hiroshima Nagasaki Russian Roulette

Sono ancora una volta delle parole, in parte esplicite e in parte giustificatorie, quelle da cui partire per una riflessione sul presente e sul passato di un modo di produzione e della sua espressione politico-militare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Madagascar si ribella per l’accesso all’acqua e all’elettricità: 22 morti, il governo si dimette

«Chiediamo al Presidente di dimettersi entro 72 ore». È questa la richiesta senza compromessi formulata il 30 settembre da un manifestante della «Gen Z»

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: blocchi contro l’industria delle armi e il genocidio a Gaza

Il 18 settembre non è stato solo un giorno di sciopero, è stato anche l’occasione per bloccare le aziende che producono armi e che sono complici del genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia 18 settembre sciopero generale oltre un milione di manifestanti

Lo sciopero generale in Francia del 18 settembre è stato un chiaro avvertimento molto chiaro a Macron.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “Blocchiamo tutto”. Mobilitazioni diffuse nel paese contro l’austerity di Macron

Intensa giornata di mobilitazione mercoledì 10 settembre in Francia, dietro la parola d’ordine “Bloquons Tout”.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: Lecornu s’est mazziat

500 000 persone in tutta la Francia contro Macron e la sua politica a due giorni dalla caduta del Primo Ministro francese Bayrou, record per il neo incaricato Sébastien Lecornu, contestato al suo secondo giorno di mandato.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Francia: tre militanti contro la linea alta velocità Bordeaux-Toulouse sotto sorveglianza giudiziaria

Dopo l’arresto di venerdì scorso, avvenuto in seguito alla protesta contro l’abbattimento di alberi secolari lungo il tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità Bordeaux-Tolosa (vedi il nostro articolo), tre attivisti sono stati posti sotto sorveglianza giudiziaria. Nelle prime ore di venerdì 29 agosto, quattro persone sono state arrestate a Saint-Jory mentre protestavano contro l’abbattimento […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiti: Trump invade la nazione haitiana con mercenari di Erik Prince

Erik Prince, fondatore della compagnia di mercenari privata Blackwater e forte alleato politico di Donald Trump, ha firmato un accordo di 10 anni con il governo di Haiti (sotto tutela degli USA) per combattere le bande criminali che lo stesso regime americano ha promosso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia. 10 settembre: il popolo deve organizzarsi al di fuori dei quadri imposti dai sindacati e dai partiti politici

Continuiamo a dare contro del dibattito che sta accompagnando la costruzione della giornata del 10 settembre in Francia contro il piano di austerità del governo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia, 10 settembre: bloccare le periferie delle grandi città per fermare il Paese?

Dall’inizio di luglio, la data del 10 settembre e lo slogan «blocchiamo tutto» circolano massicciamente. Si formano gruppi, si organizzano assemblee, si discute sui modi migliori per impedire il piano di austerità di Bayrou.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: il 10 settembre “Blocchiamo tutto”

Ovunque in Francia, dei gruppi si incontrano, si organizzano e condividono delle idee con un obiettivo comune: bloccare tutto il 10 settembre prossimo.