
Appello a mobilitarsi contro il salone del Bourget a Parigi.
Traduciamo l’appello di Guerre à la guerre del 13 maggio per la mobilitazione.
Dal 16 al 22 giugno 2025, presso il centro espositivo di Le Bourget, a nord di Parigi, si terrà il 55° Salone internazionale dell’aria di Parigi.
Si tratta di una delle più grandi fiere di armi del mondo. La Francia, oggi il secondo più grande commerciante di armi al mondo, la utilizza come vetrina per posizionarsi sul mercato globale della guerra e del controllo, della sorveglianza e della repressione, delle frontiere, delle prigioni e dei campi.
In questi giorni sono attesi 2.500 espositori di 48 Paesi, guidati dalle potenze occidentali, per vendere i loro droni, bombardieri, missili, ecc… tutte armi che finiscono per colpire le popolazioni civili e reprimere i popoli in lotta.
Alla mostra saranno presenti stand israeliani, oltre a numerose aziende complici di genocidi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità in tutto il mondo.
Alcune delle aziende francesi presenti sono direttamente coinvolte nel genocidio di Gaza o forniscono componenti militari alla Russia: è il caso di Safran e Thales, i cui componenti sono incorporati nei droni che colpiscono i civili palestinesi e ucraini. In collaborazione con l’israeliana Elbit, Airbus contribuisce ai programmi di sorveglianza nel Mediterraneo per conto di Frontex. Altre aziende francesi, come Dassault e KNDS, hanno contribuito ai crimini di massa nello Yemen e armano dittature come Egitto e Marocco. Da parte sua, l’aviazione civile, che è stata protagonista del salone, è complice del sistema di deportazione degli esuli illegali. Lo stesso aeroporto di Le Bourget svolge un ruolo terribile come punto di partenza per molte deportazioni.
Questa 55a edizione della mostra arriva anche in un momento in cui la guerra viene usata come argomento per riconfigurare i bilanci a scapito dei servizi pubblici o del sistema di protezione sociale, oltre che come spiegazione dell’inflazione. La militarizzazione è sempre l’opzione scelta dagli Stati imperialisti per spartirsi il mondo e risollevarsi in tempi di crisi. All’interno delle grandi potenze, accentua la fascistizzazione dei media e delle istituzioni politiche. Nel resto del mondo, favorisce l’estensione o l’aggravamento di conflitti armati che già si svolgono nell’indifferenza (Congo, Sudan, Kurdistan, Haiti). E attraversando il mondo con frontiere e campi, schiaccia sempre più le vite di coloro che sono già stati spinti all’esilio dalle guerre e dall’estrattivismo.
Mentre il colonialismo genocida imperversa a Gaza e nel resto della Palestina con il sostegno militare e finanziario delle potenze occidentali, mentre la Francia continua a mantenere il suo dominio coloniale in Kanaky, nella Guyana francese e a Mayotte, nei Caraibi, in Africa e persino nei quartieri popolari, mentre le armi russe caricate con componenti elettronici occidentali continuano a creare scompiglio in Ucraina, il grande mercato dell’oppressione dei popoli sta aprendo le sue porte a Le Bourget, vicino a noi.
Per affrontare tutto questo, dobbiamo far rivivere le nostre tradizioni antimilitariste e antimperialiste e la necessità di una solidarietà internazionalista.

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