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Gli studenti fanno progredire le proteste in Bulgaria


Sin dalla fine di Ottobre gli studenti Bulgari chiedono le dimissioni del governo, occupando le università e bloccando le lezioni, a Sofia come nel resto del paese.[1] Le proteste studentesche seguono più di quattro mesi di continue manifestazioni anti-governative, provocate dal cinismo della classe politica del paese, percepita come la responsabile della corruzione statale generalizzata.

L’attuale governo preferisce agire come se il movimento di protesta semplicemente non esistesse e come risultato la situazione è evoluta in uno stato di stallo tra il governo ed i suoi sostenitori da una parte e dall’altra migliaia di persone che scendono in piazza chiedendo non solo le dimissioni del governo, ma anche un livello minimo di “moralità” e “responsabilità” da parte della classe politica.

Nel corso della storia moderna i movimenti di protesta studenteschi sono spesso stati un fattore ed un catalizzatore del cambiamento politico. La diffusione del movimento studentesco in Bulgaria può ancora una volta essere preso ad esempio di come gli studenti collettivamente possono influenzare la politica e l’evoluzione storica di stati e nazioni.

 

Il contesto dietro alla protesta studentesca

Le manifestazioni avvenute durante l’estate in Bulgaria sono la seconda ondata di proteste antigovernative in un anno. Ancora prima quest’anno, a febbraio, decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza infuriati dai rincari dei prezzi dell’energia a coronamento di perduranti povertà, disoccupazione e corruzione. Le proteste ebbero tragico risalto quando sette persone commisero disperati atti di auto-immolazione. Sotto la pressione pubblica, il governo di centro-destra dell’ex primo ministro Boyko Borisov si dimise ignominiosamente, portando ad elezioni anticipate. Il risultato di queste elezioni, tuttavia, si rivelò un rompicapo, dato che sia il partito populista di Borisov Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (GERB) che il post-comunista Partito Socialista Bulgaro ottennero quasi la stessa fetta dei voti, escludendo perciò qualsiasi prospettiva di una coalizione solida. Per escludere il GERB dal potere, venne formato dai socialisti e dal partito etnico turco un governo di minoranza sotto Plamen Oresharski con il silenzioso ma necessario sostegno di Ataka, un partito estremista e xenofobo di destra, in quanto unico altro partito ad avere ottenuto rappresentanti eletti all’Assemblea Nazionale. Era un’alleanza improbabile, a malapena foriera di qualsiasi possibile miglioramento in confronto al precedente governo.

Contro questo scenario, come per sfidare il destino, con l’establishment politico bulgaro già screditato per le sue pratiche clientelari e le oscure connessioni agli ambienti criminali, la coalizione sottostante al governo nuovo di zecca del primo ministro Oresharski non perse tempo a nominare Delyan Peevski, un noto barone dei media, come capo della sicurezza statale. Quasi immediatamente migliaia di bulgari, fomentati dai social media, scesero in piazza a Sofia per protestare contro la nomina di Peevski. La nomina venne velocemente revocata, ma le proteste continuarono, con i manifestanti che prontamente chiedevano le dimissioni del governo. Tanto più che i manifestanti, galvanizzati com’erano dalla percepita arroganza del nuovo governo a guida socialista, non manifestavano più solamente contro i governanti in carica. Come l’analista politico bulgaro Ivan Krastev fece notare durante l’estate, la protesta divenne non più solamente indirizzata contro questo governo, ma “contro ogni governo che tratti la gente come inutile oggetto di arredamento”.[2] Inoltre, sembra non esservi fine agli endemici scandali di corruzione tra la classe politica. Nel momento in cui viene scritto quest’articolo, il vice presidente del parlamento, Hristo Biserov, si è appena dimesso da tutte le sue cariche ed è presumibilmente fuggito dal paese a seguito di accuse di contraffazione di documenti, evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco.[3] Secondo un esperto di cultura bulgara e partecipante egli stesso alle proteste, Alexander Kiossev, il sentimento generale di risentimento contro tutti i partiti politici è semplicemente la logica conseguenza del fatto che la pazienza del popolo contro la classe politica si è esaurita, esasperata non solo da questo governo, ma anche dai precedenti.[4] Sorprendentemente, eccetto un episodio di incremento della violenza a luglio, quando i manifestanti cercarono di impedire ai membri del parlamento di lasciare l’edificio, le proteste sono state un fenomeno carnevalesco e non violento, in forma di colorati raduni giornalieri di migliaia di persone che intonavano ‘O-STAV-KA’ (dimissioni) davanti al Consiglio dei Ministri ed al Parlamento. Tuttavia, il governo Oresharski ha scelto di superare la tempesta ed invece di dimettersi, i funzionari di governo ed i membri del partito di governo hanno ignorato i manifestanti o si sono affidati a dei contro-manifestanti convogliati dalle campagne, sperando che la stagione vacanziera estiva avrebbe nel frattempo smorzato la risolutezza dei dimostranti.

Mentre alcuni osservatori salutarono ottimisticamente la presunta influenza mobilitatrice dei social media o l’impatto globale delle simultanee presenze di proteste in Turchia, Brasile ed altrove come la forza motivante che trainava la protesta di Sofia, la strategia del governo sembrò effettivamente riportare segnali di successo allorquando i numeri dei manifestanti di Sofia iniziarono gradualmente a scemare.[5]

 

Gli studenti prendono l’iniziativa

Tuttavia, le cose cambiarono il 23 ottobre quando gli studenti dell’Università di St. Kilment Ohridski di Sofia iniziarono un sit-in nella più grande sala conferenze dell’università, l’auditorium 272. Quel giorno era in programma la conferenza di Dimitar Tokushev, un professore di diritto ed il presidente della Corte Costituzionale bulgara. Pochi giorni prima, la corte aveva sentenziato di reintegrare il famigerato Peevski come membro del parlamento, a seguito della revoca della sua nomina a capo della sicurezza statale. Fu una sentenza che suscitò sdegno ed incredulità – come simboleggiato da una successiva messa all’asta anonima della corte su eBay, descritta come “utilissima per mafiosi, padrini e membri corrotti del parlamento.”[6] Sarebbe stato quindi quasi scontato per Tokushev di aspettarsi che i suoi studenti, alcuni dei quali presumibilmente partecipanti alle proteste, avrebbero chiesto delucidazioni sulla decisione della corte. Tuttavia, non appena venne messo di fronte ad una valanga di domande da parte degli studenti in relazione al pronunciamento, egli si rifiutò di rispondere ed anzi fuggì dall’auditorium. In risposta, gli studenti effettuarono un sit-in richiedendo risposte alle loro domande, considerandolo come un loro diritto morale. Mentre il loro appello iniziale per una spiegazione delle basi legali della decisione della corte fu inascoltato, la notizia del sit-in si diffuse, incoraggiando gli studenti in agitazione a proclamare l’occupazione illimitata del complesso principale dell’università, comunemente chiamato “il Rettorato”, dove si trova l’auditorium 272. Gli studenti si organizzarono rapidamente in accordo su alcune regole basilari di condotta per la durata dell’occupazione e, rieccheggiando le manifestazioni nelle strade, dichiararono loro obiettivo le dimissioni del governo Oresharski. Entro 24 ore dalla malaugurata fuga di Tokushev dall’auditorium, il movimento divenne noto nell’ambiente dei social media come#Occupy272 e nacque #OccupySU.[7]

Da allora, il movimento di occupazione studentesco si è esteso ad altre università di Sofia ed altri centri accademici dalla costa del Mar Nero alle rive del Danubio hanno seguito l’esempio della capitale. Al momento in cui si scrive, il movimento di occupazione studentesco coinvolge 15 istituti di istruzione superiore. Dal piccolo gruppo iniziale di occupanti della prima ora dell’auditorium 272 sta emergendo un movimento nazionale studentesco organizzato dal nome Ranobudnite Studenti (Studenti Mattinieri) indirizzato contro il cinismo della classe politica. Il suo centro di gravità resta collocato nell’edificio principale dell’Università di Sofia dove leader studenteschi come Ivaylo Dinev, che nel frattempo sono divenute personalità largamente riconoscibili, coordinano le azioni del movimento più allargato. Sebbene gli studenti si siano barricati entro i limiti del Rettorato, possono contare su molte simpatie nelle facoltà dell’università che, come spiega Gergana Dineva, Assistente Professore in Filosofia Medievale all’Università di Sofia “stanno cercando di sostentere gli studenti in vari modi, dall’organizzazione di dibattiti e conferenze alla stesura di lettere aperte, articoli critici e dichiarazioni ufficiali.” [8] Non si tratta solo di Sofia, in cui il sostegno dei professori è palese, come sottolinea la Dineva: “Il 28 ottobre abbiamo rilasciato una dichiarazione di sostegno agli studenti manifestanti, in cui dichiariamo inequivocabilmente di prendere ferma posizione dietro alle richieste dei nostri studenti di dimissioni del governo Oresharski, di scioglimento immediato dell’Assemblea Nazionale e di convocazione di elezioni anticipate. Nel frattempo la dichiarazione è stata firmata da più di 600 professori bulgari.” Tuttavia, ufficialmente, il Consiglio Accademico – la più alta autorità collegiale dell’università – ha preso una posizione più defilata. Nella sua dichiarazione del 28 ottobre si legge: “Il Consiglio Accademico comprende e sostiene le motivazioni degli studenti che hanno occupato il complesso del Rettorato, come reazione contro la mancanza di moralità nella vita politica, l’assenza di interesse per il futuro dei giovani del paese e la mancanza di rispetto per le loro posizioni. Siamo convinti non solo che i giovani abbiano ragione, ma che debbano essere incoraggiati ad esprimere una posizione civile.” Tuttavia, il Consiglio non sostiene l’occupazione come tale: “Facciamo appello agli organizzatori ed ai partecipanti dell’occupazione di cercare altre forme di protesta che non ostacolino l’Università nel perseguimento delle sue finalità.”[9] Nonostante l’appello del Consiglio, esso non ha richiesto misure per porre fine all’occupazione, né le autorità dell’università hanno intrapreso alcun procedimento per farlo, permettendo quindi de facto all’occupazione di andare avanti.

 

Gli studenti impartiscono una nuova dinamica alla protesta

Con la loro occupazione non solo gli studenti hanno unito le forze con il movimento di protesta più allargato, ma gli hanno dato una dimensione più permanente, con la visibilità aggiuntiva fornita alle rivendicazioni dai loro striscioni che sventolano dalle finestre dell’università alla vista di tutti i passanti. Sebbene gli studenti vedano l’occupazione come un’azione separata di protesta studentesca, gli atti di solidarietà con il movimento più allargato sono una parte attiva dell’occupazione. I manifestanti antigovernativi nelle strade sono stati pronti a riconoscere il significato dell’occupazione studentesca, effettuando raduni davanti al rettorato per sostenere la parte studentesca del loro ormai quotidiano processo di protesta. Gruppi di occupanti studenteschi poi vanno anche a prendere parte alle manifestazioni di piazza.[10] Gli studenti hanno anche intrapreso alcune proteste in stile flash mob oltre le sedi universitarie quali blocchi temporanei del traffico nei vicini incroci. Gli studenti dell’Accademia Nazionale per le Arti Teatrali e Cinematografiche hanno regolarmente effettuato performance di teatro di strada, oltre ad unirsi all’occupazione.[11] Ma una delle azioni studentesche più produttive è avvenuta pochi giorni dopo l’avvio dell’occupazione, quando un piccolo gruppo di manifestanti universitari è entrata nella sala principale del parlamento ed ha srotolato uno striscione su cui si leggeva: “Ma non vi vergognate di voi stessi?” davanti ai membri del parlamento ed alle telecamere della televisione nazionale lì radunati. Sebbene il loro striscione venne rapidamente rimosso, gli studenti non furono arrestati ma anzi invitati ad un confronto con il presidente del parlamento, Mihail Mikov. La schietta franchezza di quest’ultimo lasciò un segno duraturo quando disse agli studenti “di fregarsene dell’opinione della gente, di chi stesse protestando, di chi stesse in silenzio, di chi lo avesse eletto.”[12] Laddove ci si può complimentare con Mikov per la sua onestà, tali dimostrazioni di cinismo da parte della classe politica del paese ed il suo disprezzo per le persone che apparentemente rappresenta, non fa altro che sottolineare ciò contro cui stanno lottando gli studenti. Gli studenti che hanno srotolato lo striscione in Parlamento sono in realtà quelli che hanno avviato l’occupazione.

Per più di quattro mesi il governo non ha battuto ciglio davanti alla protesta in strada, ma il moto di occupazione nelle università potrebbe modificare tale situazione. Per una serie di ragioni, le azioni degli studenti hanno il potenziale di rompere lo stallo tra il movimento di protesta fin qui non organizzato e l’intransigenza del governo. Nonostante il carattere chiuso del moto di occupazione il suo centro nevralgico, il complesso principale dell’università, è situato sul corso principale in cui le manifestazioni giornaliere hanno luogo. Dall’inizio dell’occupazione, i manifestanti si sono radunati lì a sostegno degli studenti. Questi ultimi hanno quindi fornito un nuovo incentivo a mobilitarsi, mentre i leader dell’occupazione sono emersi come portavoce e volti della protesta. Simboleggiando le giovani generazioni, gli studenti mandano anche un messaggio importante al pubblico più allargato. Come gruppo hanno scelto di tenere duro assieme, anziché di ricercare miglior fortuna a casa propria o all’estero. Le loro azioni e proteste sono risuonate oltre l’ambito accademico, nel momento in cui persino alcuni dei cittadini più anziani di Sofia preparano pasti fatti in casa per gli occupanti.

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[1].  Le citazioni delle interviste in quest’articolo sono prese da quelle effettuate dall’autore in inglese dal 6 all’8 novembre 2013. L’autore ringrazia Maya Grekova, Gergana Dineva, Dimitar Bechev, e Manol Glishev, per la loro disponibilità a condividere le loro opinioni. L’autore desidera inoltre ringraziare Elitza Stanoeva per la sua assistenza, ed in particolare per la sua traduzione dalle fonti bulgare.

 

[2]. Ivan Krastev, “Why Bulgaria’s Protests Stand Out in Europe,” theguardian.com, http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/jul/30/bulgaria-protests-europe/print [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[3]. “Hristo Biserov Has Left Bulgaria,” FOCUS News Agency, http://www.focus-fen.net/index.php?id=n318417 [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[4]. “Kiossev: ‘There’s a Moral Solidarity in Bulgaria’,” DW.de, http://www.dw.de/kiossev-theres-a-moral-solidarity-in-bulgaria/a-16974332 [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[5]. “Birth of a Civil Society,” The Economist,   http://www.economist.com/news/europe/21580522-new-government-looks-unlikely-last-long-noresharski-noligarchy [ultimo accesso 10/11/2013]; Boyko Vassilev, “They Want It Now”, Transitions Online, http://www.tol.org/client/article/23848-they-want-it-now.html?print [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[6]. G. K., “Students on the Barricades,” The Economist, http://www.economist.com/blogs/easternapproaches/2013/10/bulgaria [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[7]. Thomas Seymat, “Bulgarian Students Join Anti-government Protests, Occupy University Buildings,” Euronews,   http://www.euronews.com/2013/10/28/in-bulgaria-students-join-anti-government-protests-occupy-university-buildings/ [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[8]. Intervista con Gergana Dineva.

 

[9]. “Академичният съвет: Да намерят други форми на протест. Студентите: Окупацията продължава,” Дневник, http://www.dnevnik.bg/bulgaria/2013/10/28/2170270_akademichniiat_suvet_da_nameriat_drugi_formi_na/ [ultimo accesso 10/11/2013].

 

 

Le reti amicali sono cruciali per il movimento

Oltre a rinvigorire le proteste, gli studenti hanno fornito al movimento una potenziale rete e struttura organizzativa coordinata. Sebbene utilizzino i social media come una fonte di informazione dal basso per diffondere notizie sul movimento, il livello di organizzazione degli occupanti è oltre qualsiasi cosa conseguibile via twitter o facebook. Gli studenti hanno predisposto i propri sorveglianti volontari negli edifici occupati, hanno proibito l’utilizzo di alcool e mantengono gli edifici quanto più puliti possibile. Le azioni coordinate – non i tweet o i “mi piace” su facebook – sono esattamente quello di cui avevano più bisogno le proteste carnevalesche durante l’estate. Mentre è sembrato che i social media abbiano senz’altro giocato un ruolo nel portare le persone assieme in protesta nel centro di Sofia a partire da giugno, le azioni organizzate degli studenti sono basate su legami più solidi tra i partecipanti. Come ammette uno degli occupanti, Manol Glishev: ” i social media possono essere utili, ma c’è anche un sacco di spam su di essi. Per quanto riguarda l’organizzazione dell’occupazione, le reti amicali sono decisive.”[13] Tanto più che gli studenti occupanti effettuano le proprie decisioni come gruppo, ed all’interno dello stesso complesso occupato non c’è ovviamente alcun ruolo per i social media nel processo decisionale, come spiega Glishev: “Quando si arriva alle decisioni strategiche, l’assemblea generale dell’occupazione vota democraticamente. Il servizio di sorveglianza è stato organizzato velocemente, e le regole di sicurezza accettate.” L’esperienza collettiva di occupare ed organizzarsi crea inoltre legami tra gli attivisti che sono più personali e forti non solo in confronto alla partecipazione nelle interazioni online, ma anche alla partecipazione passiva ai cortei di protesta. L’importanza delle reti amicali in relazione alla forza dei movimenti sociali è stata per esempio dimostrata dall’attivismo studentesco degli anni ’60. I social media possono suscitare consapevolezza dei problemi, ma l’attivismo più rischioso necessita più della possibilità di una disseminazione dell’informazione rapida e di massa. Necessita di dedizione ed esperienze condivise, che forniscono la base per la solidarietà attraverso la quale gli attivisti possono contare l’uno sull’altro.[14] C’è anche il problema che quando si arriva ad un’azione di protesta organizzata un livello di segretezza è a volte necessario, il che è contrario al carattere aperto ed esposto dei social media. L’occupazione dell’Università di Sofia è iniziata da un piccolo gruppo di studenti che avevano precedentemente intrapreso azioni di protesta assieme e che erano venuti intenzionalmente e ben preparati alla conferenza di Tokushev nell’auditorium 272 il 23 ottobre. Come testimonia il leader studentesco Ivaylo Dinev: “una parata per le strade non richiede alcun coraggio, non c’è molta passione e follia in ciò. Un’occupazione è qualcosa di diverso. Mette alla prova le energie mentali e fisiche di ciascuno di noi. Un’occupazione è questione di creare uno stato nello stato. […] Per implementare un’occupazione occorre follia, per sostenerla occorre l’autorganizzazione.”[15] L’elemento dell’organizzazione non è limitato all’occupazione stessa, ma gli studenti sono al timone di iniziative di protesta più allargate come il primo novembre, una festività universitaria ufficiale in onore dei divulgatori nazionali quando gli studenti ed i loro professori hanno effettuato una manifestazione sotto lo slogan “Wake up!”.[16] Il movimento studentesco alle prime armi porta con sé organizzazione, coordinamento, processo democratico e leadership. Le azioni degli studenti perciò potrebbero proprio essere la svolta necessaria, avendo esse aggiunto un ingrediente mancante cruciale al movimento di protesta più allargato.

 

Rischi e problemi dell’azione studentesca

Oltre ad una rete organizzativa forte, dedicata ed in espansione, gli occupanti corrono un basso rischio di repressione dato che il governo è legalmente prevenuto dall’autonomia universitaria ad inviarvi la polizia, a meno di un’esplicita richiesta da parte del Rettore. La probabilità che ciò accada è considerata abbastanza bassa, perché come commenta Manol Glishev: “Non ci fidiamo della polizia. La polizia non ci proteggerà, ma non hanno il diritto di entrare nell’Università ed il Rettore sarebbe politicamente morto se glielo consentisse.” Nondimento, il governo ha fatto ricorso ad altri tipi di tattiche. Domenica 27 ottobre un gruppo di giovani delinquenti capitanati dall’ala giovanile del Partito Socialista Bulgaro ed accompagnata da un membro del parlamento ha fatto irruzione negli uffici dell’università per intimidire gli occupanti. Sebbene non fossero riusciti ad entrare nell’edificio occupato – dato che le ronde studentesche avevano sigillato le entrate dell’edificio, costringendo i delinquenti a limitare la loro sfuriata alla lacerazione degli striscioni degli studenti in protesta – l’incidente venne teletrasmesso ed il video divenne virale sui social media bulgari. Gli studenti fecero quindi appello ai manifestanti di sostenerli contro tali atti di violenza, a cui questi ultimi risposero in larghi numeri.[17] Dentro l’edificio occupato, gli studenti hanno ora barricato le entrate con scrivanie e contenitori, mentre le loro guardie ne pattugliano il perimetro per proteggersi da ulteriori attacchi fisici.[18] Mentre alcuni incidenti violenti sono avvenuti anche da altre parti, gli studenti affrontano le minacce provenienti prevalentemente dalle facoltà filogovernative. Parlando agli studenti che occupavano l’Università dell’Economia Nazionale e Globale il suo Rettore, Stati Statev, che è un noto ex-agente della sicurezza statale ai tempi del comunismo, dichiarò pubblicamente in modo arrogante che “l’unica cosa che vi protegge è che non provo molto rispetto per voi.” E continuò con tono sminuente: “Nel momento in cui state effettuando questi blocchi, siete solo tra i piedi. Tutto il resto è un’illusione.” I commenti di Statev vennero ripresi su video.[19] In risposta, durante una conferenza stampa organizzata dagli occupanti dell’Università di Sofia, gli studenti promossero una richiesta di sue dimissioni.[20] Nondimeno, dal momento che gli studenti hanno trasformato l’università nel proprio campo di battaglia, la questione dell’autonomia universitaria è stata citata da professori e studenti critici nei confronti dell’occupazione, i quali affermavano che l’università non dovesse essere il teatro di attività politica-partitica. Ma come chiarisce Maya Grekova, Professore in Sociologia e membro anziano di facoltà che sostiene pubblicamente l’occupazione: “autonomia significa autonomia dall’intervento statale nell’organizzazione e nella direzione delle università il che, secondo la legge sull’autonomia universitaria, lascia spazio ad azioni responsabili nel nome dell’interesse comune/pubblico.”[21] In effetti, il contesto universitario fornisce al nascente movimento di protesta studentesco un’adeguata protezione. Perciò, un’altra accusa largamente propagata da ufficiali governativi ed avversari dell’occupazione è che gli occupanti abbiano gettato l’università nel caos, disturbando il normale funzionamento della vita universitaria, e che stiano impedendo alla maggioranza degli studenti di accedere all’istruzione. Laddove è vero che gli studenti abbiano impedito lo svolgimento di alcune lezioni nell’edificio principale, la realtà è lontana dalle accuse degli avversari, e come Manol Glishev qualifica le azioni degli occupanti: “Il consueto programma è sostituito da lezioni professionali che affrontano temi come le questioni dei diritti civili ed i problemi politici.” L’impatto delle lezioni cancellato non ha condotto al caos, come spiega la professoressa Grekova: “Non direi che ci sia alcun caos nell’Università, dato che solo l’edificio principale è stato occupato e gli studenti hanno lì stabilito un ordine immacolato. Ci mostrano una straordinaria maturità sia nelle loro dichiarazioni che nei loro testi pubblicati su internet.” L’assistente professore Gergana Dineva aggiunge che “l’amministrazione non ha smesso di funzionare, i docenti non hanno smesso di andare al lavoro. Solo alcune discipline esperiscono parzialmente alcune difficoltà nell’implementare la loro normale agenda. La biblioteca universitaria, che è parte dell’edificio occupato, funziona normalmente ed ogni studente che possa mostrare la propria carta studentesca può liberamente entrare ed uscire dall’edificio. Sia le conferenze in programma che gli esami statali finali stanno avendo tutti luogo.”

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 [10]. Thomas Seymat, “‘Wake up!’ Bulgarian students take to the streets to ‘change [their] future’,” Euronews,   http://www.euronews.com/2013/11/01/wake-up-in-bulgaria-students-take-the-streets-to-change-their-future-/ [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[11]. “Bulgarian student protests continue amid allegations of phone-tapping, threats,” The Sofia Globe,   http://sofiaglobe.com/2013/10/31/bulgarian-student-protests-continue-amid-allegations-of-phone-tapping-threats/ [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[12]. Елена Друмева, “Ивайло Динев ‘Осъзнаваме, че сме се влели във времето. Или ще сме провал, или ще сме за пример.’,” Sofia Live, http://www.sofialive.bg/heroes/nash-chovek/449-ivajlo-dinev.html [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[13]. Intervista con Manol Glishev.

 

[14]. Malcolm Gladwell, “Why The Revolution Will Not Be Tweeted,” The New Yorker,   http://www.newyorker.com/reporting/2010/10/04/101004fa_fact_gladwell?printable=true¤tPage=all [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[15].  Стела Стоянова and Борислава Енчева, “Ранобудният Vs. Неспящият:  Студентите Ивайло Динев и Кристиян Калчев стоят от двете страни на  барикадата,” Standart News, http://paper.standartnews.com/bg/article.php?d=2013-11-01&article=470742 [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[16]. Thomas Seymat, “‘Wake up!’ Bulgarian students take to the streets to ‘change [their] future’,” Euronews,   http://www.euronews.com/2013/11/01/wake-up-in-bulgaria-students-take-the-streets-to-change-their-future-/ [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[17]. “Protesting students will join anti-govt protest in Bulgaria”, FOCUS News Agency, http://www.focus-fen.net/?id=n317664 [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[18]. Charlotte Mcdonald-Gibson, “Students invoke spirit of ’68 in fight to rid Bulgaria of corruption,” The Independent,   http://www.independent.co.uk/news/world/europe/students-invoke-spirit-of-68-in-fight-to-rid-bulgaria-of-corruption-8929682.html [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[19]. “Ректорът на УНСС към окупиралите зала студенти: Това не е ваш дом и дай боже да не бъде,” Дневник,   http://www.dnevnik.bg/bulgaria/2013/11/08/2177515_rektorut_na_unss_kum_okupiralite_zala_studenti_tova_ne/ [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[20]. “Ранобудните студенти поискаха оставката на ректора на УНСС,” VideoNews.bg, http://www.videonews.bg/novini/video/ranobudnite-studenti-poiskaha-ostavkata-na-rektora-na-unss [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[21]. Intervista con Maya Grekova.

 

 

 

altLa politica dell’occupazione

L’unico senso in cui la vita quotidiana dell’università è cambiata è che “i professori e gli studenti dibattono ora sull’attuale situazione politica e sociale più animatamente che mai”, come afferma la Dineva. All’università di Sofia il corpo docente si pone in una posizione in qualche modo ambigua, ma la situazione in altre università è certamente peggiore, come spiega ancora la professoressa Grekova: “La nostra situazione, quella dei professori che sostengono le proteste ma continuano a tenere lezioni agli studenti che non sostengono la protesta dei loro colleghi è complicata. Ma la situazione è ancora più dura nelle altre università dove, sebbene gli studenti stiano solamente occupando un auditorium, la reazione da parte dell’amministrazione è stata estremamente negativa.” Il governo ha inoltre cercato di manipolare e provocare direttamente gli occupanti. Il Ministero dell’Istruzione li ha invitati a discutere le loro rivendicazioni. Gli occupanti hanno immediatamente liquidato questa mossa, volendo loro che il governo si dimettesse e dunque non essendo disponibili a negoziare con i suoi membri. Il Ministero ha quindi organizzato un meeting con organizzazioni giovanili filogovernative che hanno denunciato il movimento di occupazione. In segno di protesta, i professori rilasciarono una dichiarazione riferendosi alla Carta degli Studenti dell’Unione Europea nella quale si condannavano fortemente le tattiche del governo di ‘bugie e immafiosimento’: l’uso di tali pratiche totalitarie di controllo e pressione contro chi la pensa diversamente viola l’autonomia delle istituzioni dell’istruzione superiore. […] Convocare a tali raduni quelli che sono scontenti è un tentativo di controllo partitico diretto su tutti gli studenti ed i professori che li sostengono, ed ancora una volta delegittima l’attuale governo.”[22]

Al di là del governo e dei commentatori sia di sinistra che di destra che infamano le azioni degli studenti altri osservatori meno coinvolti nella politica sono stati critici o paternalistici verso di essi sui media. Alcuni di loro vedono l’occupazione come troppo politica, mentre altri al contrario accusano gli studenti di non proporre rivendicazioni politiche abbastanza chiare. Molta della confusione sorge dal fatto che gli studenti hanno esplicitamente dichiarato il loro non appoggio a qualsiasi partito politico, presentando perciò l’occupazione come una forma di antipolitica. L’antipolitica qui significa che i Ranobudnite Studenti e le loro azioni sono focalizzati sull’attività civica nella società piuttosto che nei risultati politici dentro lo stato.[23] Tuttavia, nell’attuale caso bulgaro, l’antipolitica non implica una posizione o rivendicazioni apolitiche – come quelle che l’attuale governo vorrebbe che gli studenti abbracciassero – ma una posizione politica non partitica, perciò non incompatibile con la richiesta politica di dimissioni del governo. Come il sociologo bulgaro Boyan Znepolski ha sottolineato sul settimanale Kultura: “Le proteste studentesche odierne rappresentano una significativa protesta sociale nel senso di riabilitazione della società contro il dominio arbitrario della classe politica. La richiesta di separazione della politica dal clientelismo sotterraneo è oltre il divario destra-sinistra. Per i politici di oggi esistono solo interessi privati che presentano sui media che li servono come l’interesse pubblico davanti ai cittadini. Per loro l’interesse pubblico è semplicemente uno sceneggiato televisivo. Perciò, per tutti i cittadini per i quali l’interesse pubblico non sia meramente uno sceneggiato televisivo, non importa se siano di ‘destra’ o di ‘sinistra’, la causa abbracciata dagli studenti bulgari è la loro causa comune e dovrebbero sostenerla.”[24]

Sebbene la questione di quanto specifiche o quanto politiche siano le rivendicazioni degli studenti sembri essere un tema popolare per i commentatori su cui oziare, non è l’elemento più importante dell’occupazione. Dall’inizio dell’occupazione gli studenti hanno praticato una forma estrema di democrazia partecipativa, effettuando decisioni attraverso il voto in un’assemblea generale. Gli auditorium universitari come il 272 sono abbastanza adeguati per ospitare tali raduni. Questo coinvolgimento inclusivo dei partecipanti dell’occupazione stride su tutti i livelli con la loro percezione di come venga gestito il paese. C’è anche un forte connotato simbolico nel fatto che il Rettorato occupato dell’Università di Sofia sia distante pochi metri dal Parlamento nello stesso corso centrale. In aggiunta, è importante sottolineare che gli studenti vedono le proprie azioni attraverso le loro specifiche posizioni da studenti. Hanno deliberatamente dato alle proprie azioni un’identità studentesca e come tali desiderano raggiungere la società. Mentre hanno allestito gruppi di lavoro per discutere dei problemi del paese ed escogitare le proprie soluzioni, hanno esplicitamente dichiarato la loro volontà di prendere parte al dibattito sul futuro del paese, ma solo dopo le dimissioni del governo.[25] Ciò non significa che non abbiano una posizione da prendere, come alcuni osservatori sostengono. Il 9 novembre gli occupanti dell’Università di Sofia leggono una lettera aperta che definisce la loro posizione sull’istruzione superiore durante una conferenza stampa che hanno organizzato: “Chiediamo più autonomia per gli studenti, oltre alla loro inclusione nel processo decisionale. Ai giovani della Bulgaria dovrebbe essere data la possibilità di prendersi responsabilità ed effettuare scelte che influenzino la comunità – in breve, di essere partecipanti attivi del contratto sociale.”[26] Entrambe le pratiche della loro antipolitica, oltre che della loro democrazia partecipativa sono esperienze vitali che forniscono un’importante scuola di democrazia aperta, un esempio che possono diffondere ulteriormente nel movimento allargato.

 

Il ruolo storico degli studenti

Un’altra ragione per cui il movimento di protesta degli studenti conti è che esiste un forte precedente storico che testimonia in favore delle loro azioni. Da un punto di vista storico più ampio, i movimenti studenteschi sono stati spesso al centro di importanti sviluppi che hanno portato al cambiamento politico, in particolare se allineati ad un movimento sociale più allargato. In molti paesi europei questi movimenti appartengono piuttosto alla memoria di un’epoca più lontana come il 1968, ma in Bulgaria non è così. Nel 1997, durante un’ondata di proteste antigovernative su larga scala, anche gli studenti erano in prima linea ed i membri di quella generazione studentesca hanno proclamato il loro sostegno agli attuali occupanti, vedendo cause comuni con la propria lotta di 16 anni fa.[27] Uno dei veterani del 1997, Dimitar Bechev, senior policy fellow e direttore dell’ufficio di Sofia del Consiglio Europeo delle Relazioni Estere descrive la solidarietà con gli occupanti di oggi come segue: “La nostra presenza all’Università è simbolica, non vogliamo venire a dare lezioni agli studenti, giacché sono maturi abbastanza. Abbiamo pensato che fosse importante venire e mostrare il nostro sostegno. Sarebbero potuti finire sotto attacco da parte dei media, come nella campagna di diffamazione che abbiamo passato nel 1997. In tali circostanze è importante mostrare sostegno.”[28] Bechev enfatizza anche il fatto che i tempi siano cambiati e sottolinea che i membri delle vecchie generazioni non dovrebbero essere paternalisti verso l’attuale generazione di studenti: “Loro, gli studenti di oggi, hanno uno stile diverso. Nel 1997 tenemmo un lungo dibattito rispetto all’implementare un’occupazione oltre ai raduni antigovernativi che avevamo avviato. La generazione attuale ha scelto immediatamente l’occupazione. Non è nostro compito dire loro cosa fare, possiamo condividere i nostri consigli ma sono loro al posto di guida.”

Al di là del movimento studentesco del 1997, ci sono state altre occasioni nella storia recente in cui gli studenti bulgari si sono politicizzati, come nel 1990.[29] Ma gli occupanti di oggi evocano un altro simbolo storico della protesta studentesca, la quasi leggendaria rivolta degli studenti nel 1968 in Francia. Mentre vi sono ovviamente differenze tra gli anni ’60 nell’Europa Occidentale della guerra fredda e la situazione di oggi in Bulgaria, si può anche notare come l’esempio sia di ispirazione. Nel 1968 gli studenti si ribellarono, pronunciandosi radicalmente contro i poteri costituiti. Praticarono anche forme di democrazia partecipativa e riuscirono a cambiare la loro realtà sociale. Uno degli slogan dello spirito del 1968 che risuonavano era “siate realisti, chiedete l’impossibile.” Gli studenti bulgari di oggi rieccheggiano quello slogan nella loro richiesta di dimissioni da parte del governo. Si oppongono all’intero establishment politico attuale, non solo ai partiti di governo, ma anche all’unico partito di opposizione, il GERB, che aveva guidato il governo precedente. Quasi un quarto di secolo dopo la fine del regime comunista, la situazione politica in Bulgaria è ancora lontana dall’assomigliare ad una democrazia vera e trasparente, in cui il governo sia eletto dal popolo e governi per il popolo. In questo senso, molti potrebbero sentire che gli studenti stiano chiedendo l’impossibile, ma i giovani Ranobudnite Studenti sono nondimeno realisti. Hanno scelto di opporsi e lottare. Sono realisti, dato che sanno che per far avvenire il cambiamento devono chiedere ciò che oggi sembra impossibile, ed hanno mostrato di avere il coraggio di farlo. Altrettanto significativo è che essi, come studenti, sono imbevuti di una vocazione, di un’impellenza missionaria verso la società. Questa è una caratteristica condivisa dai movimenti studenteschi che hanno giocato ruoli importanti nella storia.[30] Gli occupanti studenteschi di oggi sembrano in effetti essere ispirati da un senso di missione, che in quanto membri della generazione più giovane possano portare il cambiamento. Lo slogan su uno dei loro striscioni appesi alla facciata dell’università lo pone schiettamente: “1968-1997-2013…ora tocca a noi!”


Nessuna conclusione, ma una dimostrazione di forza

altNel momento in cui si scrive, dopo oltre due settimane di occupazioni studentesche delle università, il nascente movimento studentesco ha deciso di saggiare la propria forza. Mentre sondaggi recenti hanno mostrato che circa il 60% dei bulgari sostengono la loro protesta, simili sondaggi sono stati citati in passato in Bulgaria quando si trattava del sostegno elettorale, ed avevano la tendenza di mostrare persistenti livelli di sostegno per i partiti politici al potere. Tuttavia, il sostegno reale nelle elezioni (corrette e trasparenti) viene in ultimo luogo misurato dai vori nell’urna, non dai sondaggi. Con un movimento sociale, la sua forza è misurata dal numero delle persone che può mobilitare. Proprio mentre il movimento di occupazione entrava nella sua terza settimana, i Ranobudnite Studenti si preparavano a fare quel passo. Hanno lanciato l’appello per una ‘Marcia della Giustizia’ nazionale il 10 novembre. La data non è stata scelta a casaccio, essendo il 24esimo anniversario della cacciata di Todor Zhivkov, il precedente longevo leader comunista la cui caduta segnò la fine del regime comunista. Il simbolismo della data per la lotta studentesca di oggi è particolarmente importante, dato che gli studenti vedono la transizione come incompleta, mentre molti di loro non erano nemmeno nati ai tempi della caduta di Zhivkov nel 1989. Nel loro appello pubblico a radunarsi davanti all’edificio principale dell’Università di Sofia prima di dirigersi al Parlamento ed al Consiglio dei Ministri, gli studenti hanno reclamato tra le altre cose “una politica pubblica responsabile sull’educazione, l’ammissione alle posizioni di governo solo per professionisti appurati e la fine dell’utilizzo dei media statali per la propaganda partitica.”[31]

Ciò che poi avvenne non può che aver impressionato i giovani occupanti. Più di 15000 persone hanno risposto al loro appello ed una processione di massa di studenti sostenuti dai bulgari di tutte le generazioni è marciata per le vie principali della capitale.[32] Ancor più, la manifestazione è stata attentamente coordinata dagli studenti stessi. Loro ne erano alla testa, loro erano quelli che si rivolgevano alle folle, le loro procedure di flash mob hanno prodotto l’inscenamento teatrale di una finta dimissione del primo ministro e c’era il loro servizio d’ordine dell’occupazione a garantire il passaggio ininterrotto di migliaia di manifestanti. In due sole settimane gli studenti avevano convogliato il risentimento con le proprie azioni e fornito all’esistente movimento di protesta allargato un’organizzazione, una leadership visibile e, più importante, rinvigorito il movimento nel suo complesso. Gli storici possono di solito fare affidamento sul beneficio della retrospettiva, così resta da vedere se la protesta studentesca emergente in Bulgaria farà o cambierà la storia. Tuttavia, come ha dichiarato Ivaylo Dinev, uno dei leader dell’occupazione e portavoce dei Ranobudnite Studenti quando ha accolto e si è rivolto a migliaia di manifestanti davanti all’edificio principale occupato dell’Università di Sofia: “Non rivolgiamo i nostri messaggi solo ai politici. Li rivolgiamo a qualsiasi persona. […] Noi, i figli della Transizione, abbiamo preso la staffetta. Si, forse siamo stati frettolosi. Ma siamo coscienti che il cambiamento richieda tempo e che il tempo necessiti di azioni. Non abbiamo illusioni vane. Crediamo solo in noi stessi e nel popolo. Abbiamo coraggio e pazienza. Abbiamo una causa morale ed una ragione per essere qui. Una ragione per unirci. Una ragione per lottare. Una ragione per protestare, per andare avanti con lo sciopero, per occupare. La ragione è che insistiamo sul presente al fine di avere un futuro in Bulgaria.” [33]

 

Tom Junes è visiting fellow all’Aleksanteri Institute di Helsinki ed un collaboratore accademico della Fondazione di Studi Umanistici e Sociali a Sofia. Nel 2011-2012 è stato Geremek fellow all’IWM.

 

[22]. Александра Маркарян, ” Преподавателите: С тоталитарни практики правителството притиска студентите ни,” OFFNews,bg,   http://offnews.bg/index.php/264151/prepodavatelite-s-totalitarni-praktiki-pravitelstvoto-pritiska-studentite-ni [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[23]. David Ost, Solidarity and the Politics of Anti-Politics: Opposition and Reform in Poland since 1968 (Philadelphia: Temple University Press, 1990), 2.

 

[24]. Боян Знеполски, ” Реформиране на един крак?,” Култура, http://www.kultura.bg/bg/print_article/view/21510 [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[25]. “Ранобудните студенти поискаха оставката на ректора на УНСС,” VideoNews.bg, http://www.videonews.bg/novini/video/ranobudnite-studenti-poiskaha-ostavkata-na-rektora-na-unss [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[26]. “Bulgarian Student Protesters Demand Educational Reforms,” Novinite.com, http://www.novinite.com/articles/155388/Bulgarian+Student+Protesters+Demand+Educational+Reforms [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[27]. Dimitar Bechev, “Pourquoi nous devons protester avec les étudiants,” Courrier International,   http://www.courrierinternational.com/article/2013/11/01/pourquoi-nous-devons-protester-avec-les-etudiants [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[28]. Intervista con Dimitar Bechev.

 

[29]. Boyko Vassilev, “Occupy Alma Mater”, Transitions Online, http://www.tol.org/client/article/24035-bulgaria-students-protesters-occupy.html [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[30].  Tom Junes, “Oppositional Student Politics in Poland and South Africa:  Youth Rebellion as a Factor in the Demise of Communism and Apartheid,” Studia Historyczne LV, no. 3-4 (219-220) (2012): 391-92.

 

[31]. “Bulgarian anti-government student protesters plan nationwide ‘March of Justice’ protest for November 10,” The Sofia Globe,   http://sofiaglobe.com/2013/11/08/bulgarian-anti-government-student…otesters-plan-nationwide-march-of-justice-protest-for-november-10  [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[32].   “Над 15 000 връчиха оставката на Орешарски, Цариградско шосе  блокирано,” OFFnews.bg,  http://offnews.bg/index.php/264860/nad-15-000-vrachiha-ostavkata-na-oresharski-tsarigradsko-shose-blokirano-video [ultimo accesso 10/11/2013].

 

[33]. “Ивайло Динев: Настояваме за настоящето, за да имаме бъдеще в България,” Дневник,   http://www.dnevnik.bg/bulgaria/2013/11/10/2178927_ivailo_dinev_nastoiavame_za_nastoiashteto_za_da_imame/ [ultimo accesso 10/11/2013].

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