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GOVERNO: CON DRAGHI LA POLITICA SI SCOPRE “AMBIENTALISTA”. QUALI SONO GLI INTERESSI ALLA BASE DELLA “TRANSIZIONE ECOLOGICA”?

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L’ambiente è diventato un tema centrale nel dibattito politico italiano con la nascita del nuovo governo Draghi. Il presidente del consiglio incaricato, infatti, ha posto la cosiddetta “transizione ecologica” dell’economia come uno dei punti cardini del suo programma di governo insieme alla scuola e alla campagna vaccinale. L’indicazione dell’ex presidente della BCE è un riflesso delle direttive dell’Unione Europea. Non a caso il 37% del Recovery Plan, pari a 77 miliardi di euro, è destinato alla tutela ambientale.

Rilevante è anche la riconfigurazione del Ministero per l’Ambiente, ora detto anche della “transizione ecologica”, che assorbirà le materie energetiche rientranti nella sfera del Ministero dello Sviluppo Economico: dalla gestione del superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica, agli incentivi alle rinnovabili, fino alla regolamentazione del sistema elettrico. A guidare il dicastero dell’Ambiente sarà Roberto Cingolani, fisico, ex responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo (ex Finmeccanica).

Il resto della politica italiana si è subito allineata all’apparente svolta “green” dell’indirizzo politico generale, pur con qualche precisione nei contenuti. Ad esempio Matteo Salvini ha dichiarato che “tutelare l’ambiente, assecondando anche lo sviluppo è il tema dei prossimi 30 anni” specificando di “non farlo a colpi di no: no alla Tav, no al Tap, no alle olimpiadi”. Anche Berlusconi da tempo si è allineato a questo corso: “il libero mercato, la democrazia occidentale, la società aperta dimostrano ogni giorno che sviluppo e ambiente non sono due termini in contraddizione, ma al contrario vanno di pari passo. Abbiamo bisogno di più sviluppo, di più scienza, di più tecnologia per migliorare la qualità dell’ambiente intorno a noi» così ha dichiarato il leader forzista in occasione del convegno di ottobre scorso della Fondazione DC, ribadendo lo stesso concetto insieme alla Lega nelle consultazioni per il nuovo governo Draghi. “Sviluppo sostenibile” è un’espressione ripresa più volte dagli esponenti del Partito Democratico ed è l’argomento che il Movimento 5 Stelle ha indicato subito come primario, chiedendo addirittura la costituzione di un superministero che fondesse economia e ambiente.

Perché la politica, rappresentante del capitalismo italiano, si tinge di “verde”? E’ possibile pensare uno “sviluppo sostenibile” dentro il paradigma capitalista? Abbiamo affrontato questi temi con Mario d’Acunto marxista e saggista.
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Da Radio Onda d’Urto

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