ILVA Taranto: le parole, le cose… #e pure Vendola
Dunque l’ILVA di Taranto può andare avanti: lo garantisce la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA, scaricabile qui), e una nuova leggead aziendam infilata tra le pieghe del DdL Semplificazioni.
E lo garantisce, soprattutto, il gioco delle parti della “strana coppia” Vendola-Clini, che usano toni in apparenza diversi quando parlano della fabbrica, ma dicono la stessa cosa: «L’Aia che ingloba la prescrizione del giudice va bene», afferma il governatore della Puglia Vendola; «l’azienda ha in mano l’autorizzazione a lavorare secondo le prescrizioni rilasciate dal ministero», spiega il ministro dell’ambiente Clini. L’ex “prefetto di sinistra” (e un domani futuro “assessore alla sicurezza”?) Bruno Ferrante, attuale direttore dell’Ilva, è costretto a fingere un disappunto di facciata: «anticipare ora per l’Ilva l’applicazione di quelle norme, la porrebbe in una condizione di minore competitività rispetto a chi non è tenuto ad osservarle, e questo in un momento di crisi economica» ( qui). Ma le mani, più che metterle avanti, se le frega.
Vediamo perché.
La legge ad aziendam
Nel testo del Disegno di Legge Nuove disposizioni di semplificazione amministrativa a favore dei cittadini e delle imprese (il cosiddetto DdL Semplificazioni, qui), all’art. 20, comma 1, c) 3), è stato aggiunto il comma 13 bis all’art. 242 del decreto legislativo 152/2006 (che costituisce il testo Unico sull’ambiente):
Nei siti contaminati, in attesa degli interventi di bonifica e di riparazione del danno ambientale, possono essere effettuati tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di infrastrutturazione primaria e secondaria, nonché quelli richiesti dalla necessità di adeguamento a norme di sicurezza, e più in generale tutti gli altri interventi di gestione degli impianti e del sito funzionali e utili all’operatività degli impianti produttivi ed allo sviluppo della produzione. La realizzazione di tali interventi deve essere preventivamente comunicata all’autorità titolare del procedimento di bonifica al fine di verificare che tali interventi non pregiudichino in alcun modo gli obiettivi di tutela sanitaria e di riparazione delle acque.
L’ILVA potrà quindi, in attesa di tempi migliori, proseguire le proprie attività.
Non è la prima legge ad aziendam: basta ricordare il dl 155/2010, che all’art. 9.2 ha spostato al 2013 il il divieto di superamento del valore di 1 nanogrammo di benzo(a)pirene a metro cubo (= “raggiungimento dei valori obiettivo”). Ma questo è un governo “tecnico”, giusto?
E dov’è, su questo argomento, la voce di chi dice #oppure Vendola?
L’Autorizzazione Integrata Ambientale
Cosa sia l’AIA lo si capisce dal commento del ministro Clini, che subito dopo averla sottoscritta ha dichiarato: «L’azienda ha in mano l’autorizzazione a lavorare secondo le prescrizioni rilasciate dal ministero – spiega il ministro Clini – e questo è un dato di fatto, un riferimento obbligato per ogni futuro passo. Nella nuova Aia ci sono prescrizioni equilibrate, si tratta di una autorizzazione che va collocata in un contesto europeo. È un documento impegnativo per l’impresa, continuo però a ritenere che nella gran parte questi interventi siano necessari semplicemente per il proseguimento dell’attività produttiva». E di seguito, in risposta alla domanda di un giornalista della “Gazzetta del Mezzogiorno”: «L’autorizzazione integrata ambientale è un documento legale che consente l’esercizio degli impianti industriali, questo dice la legge. Vuole farmi dire se il provvedimento va in conflitto con l’azione della magistratura? Le rispondo che l’azienda deve comportarsi in base alla legge, e l’Aia per legge autorizza l’impresa a produrre» ( qui).
Nella giostra delle parole che ha preceduto questa firma, Nichi Vendola aveva usato parole impegnative: «Facciamo di questa Autorizzazione integrata Ambientale l’occasione per un salto nel futuro. Non possiamo più ragionare con le categorie del passato. Le evidenze epidemiologiche oggi ci consegnano un altro quadro. E per quello che mi riguarda bisogna partire da lì. Come impediamo cioè che le produzioni abbiano un riverbero nefasto sulla salute e sulla vita dei cittadini. Questo è il nodo che va sciolto anche nell’Aia. […] Bisogna mettere al centro il valore incommensurabile della vita e della salute, poi viene tutto il resto e questo lo vorrei dire con amicizia al Ministro Clini perché abbiamo lavorato di concerto, abbiamo cercato di comporre un equilibrio tra industria, e ambiente tra lavoro e salute ma il punto non è chiudere in fretta l’Aia, per salvare l’Ilva» (28 settembre, qui).
«Non dobbiamo prendere in giro i lavoratori e non possiamo minimizzare le cose che abbiamo imparato sull’inquinamento industriale nella città di Taranto. D’ora in poi non bisogna parlare solo di nanogramnmi, bisogna parlare del cancro, della morte e bisogna partire da lì, da cosa si costruisce concretamente per rimuovere le cause che mettono in collegamento l’inquinamento industriale con lo sviluppo delle patologie». «Il problema non é convincerci tra di noi: ma dobbiamo convincere la magistratura, e dobbiamo convincere la città e la comunità. Come si fa? Non con racconti vaghi ma con misure che siano in grado di interrompere la catena dei reati, l’inquinamento che ferisce e uccide e una catena dei reati» (2 ottobre, qui e qui).
I tempi per esaminare la nuova AIA si sono rivelati strettissimi, pochi giorni per un documento lungo e complicato: circa 140 pagine di dati tecnici, scritto con un linguaggio a dir poco oscuro – basti pensare che le unità di misura usate non sono comparabili con quelle usate dalla perizia della Procura.
Sempre il 28 settembre Vendola dichiarava: « Io dico al ministro Clini, bisogna fare bene prima di fare presto. Non vale fare presto e fare male. Bisogna fare bene perché questa è una occasione storica. Dalle ceneri delle vecchia Ilva può nascere non solo una nuova Ilva, ma anche un nuovo modello di sviluppo per tutta Italia».
E in effetti i movimenti ecologisti (ma anche il sindaco di Statte, paese a ridosso dell’ILVA) hanno chiesto lo slittamento della decisione per poter esaminare con cura – “bene”, e non “presto” – l’AIA, elencando in un documento dieci obiezioni all’AIA (lo riportiamo inAppendice). Il ministro Clini ha poi commentato: «Non sono per niente d’accordo con le associazioni ambientaliste, che parlano per simboli e non entrano nel merito» ( qui). E Vendola? Ancora il 2 ottobre, in serata, con una nota ha precisato che «in relazione alla procedura AIA attualmente in corso, richiesta dalla Regione Puglia, per l’Ilva di Taranto, non ha mai avanzato né a livello tecnico né a livello politico alcuna richiesta di rinvio» ( qui).
La sera è il momento in cui si sfilano gli orditi tessuti di giorno, e il governatore Nichi Penelope Vendola lo sa bene.
Cosa dice quest’AIA che prefigura un nuovo modello di sviluppo per tutta Italia (o che, con le parole di Clini, può «fare di Taranto un centro di riferimento europeo e internazionale»)?
Che per polveri sottili (PM 10), idrocarburi policiclici aromatici (IPA) – tra i quali il famigerato benzo(a)pirene –, benzene e altre sostanze – “Al, As, Be, Cd, Co, Cr, CrVI, Cu, Fe, Hg, Ni, Pb, Se, Te, Tl, Zn e relativi composti” – i limiti prescritti non indicano la “concentrazione limite da esposizione”, ma un “parametro conoscitivo” (allegati, pp. 7-8).
Quindi non solo l’Ilva può continuare, grazie alla legge ad aziendam, ad operare “in attesa degli interventi di bonifica e di riparazione del danno ambientale”: basta che lo vada a dire all’autorità competente. Ma può anche continuare ad immettere sostanze nocive nell’aria, perché non ha un limite di esposizione da rispettare: basta che lo faccia sapere all’autorità competente. Ma, sia chiaro: non con racconti vaghi.
Le dieci cose che non vanno nell’AIA ( qui)
1. DATI PERIZIA CHIMICA E DATI AIA NON COMPARABILI. Questo smentisce clamorosamente chi diceva che l’Ordinanza del Gip sarebbe stata recepita nell’Aia: non si trova alcun raffronto fra le tabelle della Procura e quelle dell’Aia.
2. ASSOCIAZIONI IMPREPARATE. Non è stato dato alle associazioni il tempo di prepararsi e partecipare efficacemente, come prevede la direttiva 2008/1/CE.
3. NESSUNA UNITÀ NUOVA. L’Autorizzazione Integrata Ambientale non prevede “unità tecniche nuove” che sostituiscano le unità tecniche esistenti. L’AIA prevede l’aggiornamento dell’esistente.
4. PORTE CHIUSE ALLE MIGLIORI TECNOLOGIE IN ASSOLUTO. Le migliori tecnologie in assoluto sono previste dall’Articolo 8 del Decreto legislativo Dlgs 59/2005: “se ne terrà conto”, era stato detto. Ma non è così. Un solo esempio di mancata applicazione dell’articolo 8 è data dal camino E312 le cui polveri potrebbero essere abbattute del 96% (con le migliori tecnologie che farebbero scendere le polveri da 85,5 a 3,4 kg/h) ma le previsioni dell’Aia sono per una riduzione al massimo del 56%.
5. PARAMETRI CONOSCITIVI. Invece di limiti di emissione sono previsti “parametri conoscitivi” per molte fonti di emissioni cancerogene, neurotossiche e dannose per la salute. Avviene per vari camini. In particolare per Ipa, Pcb, benzene, pm10, metalli (piombo, arsenico, mercurio, cromo, cadmio, ecc.).
6. NESSUNA QUANTIFICAZIONE PER LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI FUGGITIVE. Non vengono quantificate le riduzioni delle emissioni diffuse e fuggitive, come ad esempio le polveri in fase di cokefazione, che potrebbero essere ridotte di 70 volte ( da 69 g/t a 0,8 g/t) secondo i periti della Procura. “Sparisce” lo “spegnimento a secco” del coke incandescente, con una tecnologia che avrebbe evitato lo sprigionarsi delle classiche nuvole della cokeria.
7. PARCHI MINERALI. L’Aia prevede la copertura dei Parchi minerali in 3 anni. Ricordiamo che la città di Sabaudia è stata costruita in 235 giorni!
8. LA RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE È UN BLUFF. LA Riduzione da 15 a 8 milioni di tonnellate/anno è un bluff. Nel Polo siderurgico di Taranto non sono mai state 15 milioni di tonnellate/anno. In ogni caso – anche quando nel 2009 la produzione è scesa a 4,7 milioni di tonnellate/anno – il benzo(a)pirene cancerogeno ha superato del 31% il valore di 1 ng/m3. Il Procuratore Franco Sebastio ha fatto notare che anche solo 1 milione di tonnellate/anno si potrebbe produrre essendo vietata la produzione, stante quanto ha ribadito il Tribunale del Riesame (sequestro senza facoltà d’uso).
9. I GIORNI DI VENTO. I wind days sono un esperimento che non dà sicurezza di riduzione del benzo(a)pirene sotto 1 ng/m3. Infatti tale cancerogeno è in concentrazione elevata non solo quando l’abitato è sottovento ma anche con calma di vento (lo attestano le analisi wind-select dell’Arpa). Pertanto non è eticamente accettabile esporre la popolazione ad un esperimento di riduzione del danno (con esiti non sicuri) senza eliminazione della fonte del danno.
10. DOVE SONO I DATI SULLA MORTALITÀ? L’Aia non valuta gli eccessi di mortalità per Taranto dello studio Sentieri (174 decessi/anno in più) in quanto lo studio Sentieri è ancora nei cassetti dei Ministri Balduzzi e Clini e i dati di eccesso di mortalità sono acquisiti dalla Procura (marzo 2012) ma non dall’Aia e neppure dalla popolazione di Taranto che ne è stata informata solo tramite una conferenza stampa “alternativa”.
Su Taranto e l’Ilva, su carmilla (in ordine inverso di pubblicazione):
Ilva Taranto: omertà sulla sicurezza in fabbrica in cambio di permessi sindacali diGirolamo De Michele
Taranto: la città che non vuole morire a norma di legge di Girolamo De Michele
#occupyILVA di Mauro Vanetti
Acciaio e dintorni di Cosimo Argentina
Trecento black bloc, autonomi, ultras… o tremila cittadini liberi e pensanti?
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Di vecchi pugili e operai che muoiono sul lavoro di Girolamo De Michele
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