Impunità e nuove armi per gli assassini di Jefferson. ¡Queremos justicia!
Un ragazzo di 20 anni, Jefferson Garcia Tomalà è stato ucciso dalla polizia nel quartiere genovese di Borzoli con almeno cinque colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata al torace, mentre si trovava nella sua camera, sdraiato a letto. Il pomeriggio del 10 giugno la madre e il fratello della vittima hanno chiamato un’ambulanza per poter ricevere un aiuto psicologico preoccupati che il ragazzo potesse commettere atti di auto-lesionismo e non hanno mai dichiarato di essere stati minacciati o di aver temuto per la propria incolumità.
”Ieri mio figlio ha avuto un casino e sono venuti i carabinieri, ora è un po’ ubriaco… Però è urgente, mio figlio ha un coltello, si sta facendo male… Ieri sera ho avuto un problema con mio figlio. Una storia lunga, adesso ha un coltello. Voglio un aiuto perché si sta facendo tanto male. Si vuole ammazzare… È un problema di ieri perché ha litigato con la ragazza, con il fratello, un macello… un casino… Per favore, fate presto. Voglio un aiuto perché sta tentando di ammazzarsi. Ho tanta paura, non ce la faccio più”. “Certo, signora. Le mando tutti quelli che servono. Ci contatti nel caso cambiasse qualcosa”. Stralci della telefonata della madre con i centralini del 112 e 118 (1).
“Ho visto che aveva soltanto un piccolo rasoio con cui si era provocato delle ferite e che poi ho detto “buttalo nella spazzatura””: Santiago Stalin Tomalà Garcia, fratello della vittima.
“Semplicemente si era fatto con un rasoio a mano un qualcosina così per chiamare l’attenzione”: Lourdes Garcia Tomala, madre della vittima (2).
Jefferson si è quindi procurato alcune ferite di poco conto con un rasoio a mano, ma ha con sé un coltello da cucina con il quale potrebbe ferirsi in maniera più grave ed è questa l’unica paura espressa dalla madre nel corso della telefonata. Non arriva un’ambulanza o del personale medico: sono 4 poliziotti a suonare per primi alla porta e ad entrare nella casa di via Borzoli.
“…io ero seduto con lui a parlare sotto le coperte, mi aveva detto che già era stata chiamata l’ambulanza, quando ho sentito il campanello ho aperto e vedo che entrano nella stanza quattro poliziotti, non vedo l’ambulanza ancora. L’ambulanza non è arrivata, sono arrivati prima i poliziotti. E mio fratello mi ha chiesto: “Cosa fanno i poliziotti qua?” “Non lo so, io ho chiesto soltanto l’ambulanza, non i poliziotti, non lo so chi abbia chiamato la polizia”: Santiago Stalin Tomalà Garcia (2). Il dottore non arriva e ai 4 agenti se aggiungono altri sei, tra i quali il sovrintendente Paolo Petrella, apparentemente noto tra i colleghi per le sue doti da mediatore (3). “Sono entrati nella stanza (…) si sono aperti un po’ i poliziotti perché è entrato non so credo sia un sovrintendente, qualcosa del genere”: Santiago Stalin Tomalà Garcia (2).
Ad un certo punto il più giovane fra i dieci agenti presenti utilizza lo spray al peperoncino prima che il giovane mostri segni di aggressività, all’interno della camera del ragazzo, rendendo l’aria irrespirabile in tutta la casa. Secondo le prime ricostruzioni sarebbe stato un tentativo di “neutralizzare” il soggetto per poterlo immobilizzare più facilmente (3), una violazione palese delle norme di utilizzo dello spray-antiaggressione, secondo cui “lo Spray al peperoncino potrà essere utilizzato dal personale delle volanti in quelle ipotesi in cui sia fallito ogni tentativo di comunicazione ordinaria, di mediazione o di dissuasione verbale e il soggetto ha iniziato la sua azione violenta…” (4).
Solo a questo punto il ragazzo, accecato dallo spray urticante e sentendosi attaccato da 10 uomini armati, tira dei fendenti presumibilmente alla cieca con un coltello da cucina che aveva con sé sotto le lenzuola, colpendo il sovr. Petrella e un giovane agente, probabilmente lo stesso che ha usato lo spray in dotazione al chiuso, all’interno dell’appartamento. Ed è proprio questo poliziotto, 25 anni, autista del capo pattuglia della volante del commissariato Cornigliano, colpito dai fendenti, a esplodere almeno cinque colpi di pistola a distanza ravvicinata contro Jefferson, tutti al torace in punti vitali. Uno dei proiettili colpirà anche Petrella, l’azione si svolge sicuramente in una nube di gas urticante che rende difficoltosa la respirazione e la visibilità (3). “Mio figlio lo ha accoltellato perché lo hanno aggredito tirandogli tanto peperoncino, non si poteva respirare in casa, non si poteva, perché se mio figlio non lo avesse toccato nessuno, mio figlio non avrebbe aggredito nessuno” dichiara la madre (2).
Jefferson viene ucciso come un animale mentre suo fratello e sua madre si trovano nella stanza accanto. La sua ragazza spiegherà che avevano litigato la sera precedente e lei aveva passato la notte fuori casa con la loro bambina di soli 3 mesi, tutti escludono categoricamente che il ragazzo abbia mai avuto comportamenti minacciosi o violenti verso terzi né in passato né nelle sue ultime ore di vita. E’ con la madre di sua figlia che Tomalà voleva parlare e lei stava correndo da lui, per calmarlo (5). “Voleva solo la sua ragazza, perché [gli agenti] non hanno ascoltato mio figlio, dovevano chiamare la sua ragazza e dire “signora, dov’è la ragazza? La andiamo a prendere”, perché mio figlio non voleva far male a nessuno”: Lourdes Garcia Tomala (2). “Io so che se fossi entrata lui avrebbe posato il coltello e non avrebbe fatto male a nessuno”: Nataly Giorgio Tomalà Chavez, fidanzata della vittima. La ragazza arriva, ma le viene impedito di entrare in casa. In questo frangente la sorella della vittima viene spintonata dai colleghi degli assassini di suo fratello: “Quando sono arrivata lì i poliziotti non mi hanno voluto far entrare, hanno spinto anche la sorella del mio ragazzo“(6).
Nei suoi ultimi istanti di vita Jefferson aveva percepito che gli agenti fossero nervosi e che avessero intenzioni aggressive nei suoi confronti. Un agente, non sappiamo se lo stesso che premerà il grilletto in seguito, continuava a portarsi la mano alla fondina, provocando e impaurendo una persona già emotivamente scossa: “Ha visto che uno dei poliziotti si stava toccando l’arma, lì lui si è sentito provocato… Lui l’ha visto che si toccava l’arma e diceva “cosa vuoi fare? vuoi ammazzarmi? vuoi spararmi mentre sono qua sdraiato?” e lui si è messo quasi mezzo seduto “tu non mi puoi fare niente perché sono nella mia stanza”” ha raccontato il fratello.
Sarà lo stesso sovrintendente, al suo arrivo in ospedale per la medicazione delle ferite riportate, ad ammettere di aver commesso degli errori e che la morte di Jefferson poteva essere evitata: “Non doveva succedere, potevamo salvarlo”: Paolo Petrella, sovrintendente di polizia (3). Questo dovrebbe bastare a far nascere qualche dubbio perlomeno sulla professionalità dell’intervento, anche a chi è abituato a schierarsi sempre dalla parte di chi porta la divisa.
La madre del ragazzo, in una coraggiosa conferenza stampa, ha chiesto giustizia per suo figlio e ha denunciato l’incapacità delle forze dell’ordine intervenute, augurandosi che chi ha ucciso suo figlio non possa più vestire la divisa: “E’ un incompetente che non si merita di avere una divisa, che se la deve levare, perché non si tratta così un ragazzo che è solo sdraiato sul letto… questo non è aiutare un ragazzo che ha problemi o che vuole un aiuto psicologico dove si è mai visto questo, uno per diventare un poliziotto deve fare un corso, deve essere capace, non che va ad ammazzare così, sparando, volevano fermarlo? Potevano fermarlo sparandogli a una gamba, non tanti colpi come hanno fatto, non si tratta così neanche un animale” (7).
Oltre 200 tra amici, familiari e abitanti del quartiere hanno dato vita, nella sera di Martedì 12 Giugno, ad una fiaccolata lanciata sui social, che ha attraversato Via Sestri fino ad arrivare in via Borzoli, sotto la casa dove si è consumato il delitto, per dimostrare la propria vicinanza ad una famiglia distrutta e per chiedere giustizia. Questa non è stata una tragedia, non è stata una lite domestica, in tanti in città mormorano che non è una novità che si rischi la vita per un TSO e che da tempo gli abusi, le vessazioni e le violenze delle forze dell’ordine colpiscano principalmente immigrati e abitanti dei quartieri popolari.
Ad oggi l’agente che ha sparato è indagato per omicidio colposo per eccesso nell’uso delle armi, un atto dovuto per permettere al poliziotto di nominare legale e perito. Per la Procura, l’uso dell’arma d’ordinanza da parte dell’agente di polizia è legittimo e gli accertamenti balistici e forensi appureranno esclusivamente se vi sia stato un eccesso nell’uso dell’arma. Nessuno degli altri agenti e operatori sul posto è stato posto sotto indagine per la gestione dell’operazione. Perfino Tomalà, da morto, è stato indagato per tentato omicidio volontario: il fascicolo verrà archiviato automaticamente e supporterà la difesa del poliziotto. A coordinare le indagini insieme a Marco Calì, dirigente della squadra mobile, è il PM Walter Cotugno, che secondo RaiNews si trovava in via Borzoli già prima della colluttazione e degli spari (8).
Se chi ha il cuore gonfio di dolore e rabbia si sta impegnando per far circolare la verità e per sostenere la famiglia in queste ore difficili, gli avvoltoi delle alte sfere hanno deciso di fare del corpo martoriato di Jefferson l’oggetto di una speculazione politica e mediatica crudele e infame. La mistificazione dei fatti accaduti operata dalle varie testate giornalistiche italiane (ed ecuadoriane) all’inizio puntava a garantire l’impunità dell’assassino in divisa, ma è presto diventata un’opportunità per diffondere un certo tipo di propaganda e mandare un messaggio preciso.
Questo il testo di un comunicato stampa rilasciato da Teresa Lapolla, Capogruppo Consigliere Lega Municipio VI Medio Ponente: “Chi ha perso la vita in quel momento era uno squilibrato mentale a prescindere dalla razza. Siamo vicini all’agente delle Forze dell’Ordine che, come troppo spesso capita, dovrà subire indagini e si trova ad essere indagato per aver fatto fino in fondo il suo dovere in una situazione estrema. Al contrario di ciò che ha espresso la mamma del ragazzo – della quale comprendiamo il dolore ma non le parole – l’agente che ha sparato è degno di indossare la divisa che porta, in quanto con professionalità e prontezza ha difeso un collega aggredito da numerose coltellate. Come già espresso dal Gruppo Consiliare comunale, ci auguriamo che vengano dati maggiori strumenti in dotazione alle Forze dell’Ordine che rechino il minor danno possibile in interventi di questo tipo e confidiamo nelle parole del Capo della Polizia Gabrielli che ieri si è espresso in questo senso”(9).
La comunità ecuadoriana rappresenta una fetta importante di popolazione genovese. Quasi 15 mila persone nel solo comune di Genova, il 2,5% della popolazione cittadina (10) (dato del Ministero del Lavoro – 2017 Rapporto Comunità Ecuadoriana in Italia). In gran parte risiede nei quartieri popolari del ponente, gli stessi che ospitarono l’esodo degli immigrati meridionali nei decenni scorsi. È indubbiamente la comunità che più di ogni altra si è stabilita a Genova con progetti di vita e di lavoro a lungo termine e con una seconda generazione intraprendente e genovese a tutti gli effetti. Le attività legate all’assistenza agli anziani occupano tantissime donne dell’Ecuador in una città in cui l’età media continua ad alzarsi nonostante gli arrivi di giovani famiglie provenienti da altri paesi (11).
Per tutti gli stranieri il messaggio è chiaro: di voi c’è bisogno finché lavorate duro per quattro soldi, ma se create problemi possiamo schiacciarvi e ammazzarvi non più nell’indifferenza, ma tra gli applausi dei tanti italiani incattiviti dalle stesse condizioni lavorative ed economiche. Ad ottobre la comunità ecuadoriana era già stata attaccata duramente dal Commissario di Municipio Centro Ovest Renato Falcidia, in seguito ad una rissa avvenuta in un altro quartiere popolare del ponente genovese.
E se queste possono sembrare parole odiose, è doveroso fare un passo indietro di qualche anno, quando ancora era di uso comune usare il termine “ecuadoregni”, storpiatura becera e razzista per fare riferimento alla comunità sudamericana. La citazione non è recente ma è utile per comprendere la mentalità del partito oggi ai vertici della sicurezza e dell’ordine pubblico in Italia. E’ il 2003 e un deputato leghista pronuncia le seguenti parole nel corso di un’interrogazione parlamentare: “Nel tardo pomeriggio di ogni giorno, sono soliti festeggiare con fiumi di birra la paga giornaliera appena ricevuta; alle risse sono da aggiungere numerose aggressioni in danno di malcapitati passanti, perpetrate con particolare violenza da bande di giovani ecuadoregni; l’aumento spropositato degli immigrati ecuadoregni è dovuto sia al fatto che, finora, non era loro necessario alcun visto d’ingresso, sia soprattutto alla politica – ad avviso dell’interrogante – folle dei ricongiungimenti familiari, favorita dalle forze politiche della sinistra; gli immigrati ecuadoregni risultano, spesso, modellarsi in una sorta di comune sessantottina, vale a dire in un assieme di «famiglie aperte», con convivenze plurime e intrecci di relazioni, con uomini che hanno figli da più donne e viceversa e con i figli messi in comune, senza la possibilità d’identificarne l’esatta famiglia di appartenenza; a riprova del quadro di sfacelo morale testè descritto, è da segnalare che nella comunità ecuadoregna di Genova molte ragazzine restano incinte già all’età di 12 anni, molti giovani maschi sono nullafacenti o peggio, vivono di traffici illeciti, come lo spaccio di droga”: Federico Bricolo, Lega Nord (12).
La solidarietà all’assassino del Ministro dell’Interno Salvini ha messo in chiaro agli appartenenti alle forze dell’ordine che qualsiasi uso eccessivo della forza verrà giustificato e che non avranno conseguenze se le armi in dotazione verranno usate contro i soggetti più deboli della società, già bersaglio di campagne disumanizzanti e razziste. Queste le sue parole: “E’ fondamentale che chiunque indossi la divisa sappia che il Paese è con lui. Se devo scegliere io so da che parte stare, da quella della divisa. Da bambino giocavo sempre a guardie e ladri, a volte vincevo a volte perdevo, ma sapevo sempre da che parte stare” (13). Il Capo della Polizia Gabrielli, che ha visitato il poliziotto indagato per omicidio nell’ospedale San Martino, ha dato del “delinquente” a Jefferson e ha elogiato il comportamento degli agenti: “Il giovane collega, che è stato risolutivo, anche se queste vicende lasciano sempre un aspetto di amarezza, perché quando muore una persona, anche se è una persona che delinque, che si è posta in una condizione di offesa nei nostri confronti, credo che non sia mai una cosa positiva” (14). Un omicidio – che dovrebbe far discutere seriamente di disarmare la polizia e di limitarne l’utilizzo in situazioni di fragilità e disagio che non costituiscono pericolo per terzi – è stato scelto da Gabrielli come occasione per sponsorizzare la pistola taser, già in sperimentazione in diverse Questure italiane da qualche mese: “Presto i poliziotti avranno in dotazione le pistole elettriche, così potranno agire in ulteriori condizioni di sicurezza e non arrecare danno eccessivo alle persone in certi interventi” (14).
La stessa retorica è stata usata per introdurre lo spray al peperoncino (tecnicamente Oleoresin Capiscum) nella dotazione degli agenti delle volanti che ne hanno denunciato le possibili contro-indicazioni, tra le quali la sistematica contaminazione di colleghi e soggetti terzi anche a distanza di parecchi minuti dallo spruzzo. Lo strumento è stato descritto come una potenziale arma a doppio taglio da sindacati di polizia (15). Non a caso le esercitazioni con questo strumento vengono svolte rigorosamente in spazi aperti (16).
Quella avvenuta a Genova è stata quindi una palese violazione della procedura (secondo l’emittente Primocanale è stato l’uso del gas a provocare una reazione violenta del giovane e non il contrario (3)), che si è conclusa con un’uccisione brutale, ma per gli sciacalli del governo e dell’industria delle armi rappresenta un’occasione per introdurre rapidamente, in nome dell’emotività, uno strumento con il quale ammazzare altre persone in futuro.
Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia, definisce i taser “strumenti per salvare le vite” (17), tacendo la loro pericolosità: nei soli Stati Uniti D’America hanno causato centinaia di morti (18). Il modello “X2” genera una scarica elettrica a intensità regolare con durata controllata di 5 secondi, ha un raggio d’azione di circa 7 metri ed è dotata di un colpo di riserva senza necessità di ricaricare: dovrebbe servire in caso si manchi il bersaglio ma nei fatti si traduce nella possibilità di infliggere due scosse di seguito allo stesso soggetto in una manciata di secondi (19). In Italia dal 2014 sono impiegati negli stadi di calcio (20); mentre risale al 2016 il rapporto di Amnesty International che denunciava l’uso illegale di taser da parte della Polizia Italiana in vere e proprie torture subite dai migranti che si rifiutavano di lasciare le loro impronte digitali (21), torture definite dall’allora Ministro Alfano un “uso proporzionato della forza” (22); mentre Morcone, allora responsabile del dipartimento Immigrazione del Viminale, dichiarò che le documentazioni raccolte circa gli abusi sui migranti da parte delle forze dell’ordine fossero tutte “cretinaggini” (23). Ancora: “persone che soffrono di disturbi cardiaci, o in particolari stati di alterazione emotiva e sotto sforzo, possono perdere la vita o riportare gravissime conseguenze se colpiti da quest’arma. C’è un rischio di un uso eccessivo e gratuito ma c’è anche la possibilità di non sapere chi si sta colpendo» Riccardo Noury, portavoce Amnesty Italia (24).
Sui social centinaia di commenti insultano il ragazzo e la sua famiglia, invocando ancora più violenza e repressione per le minoranze che abitano nel nostro paese: una rabbia confusa mescola nello stesso calderone la richiesta di una stretta repressiva per gli stranieri, con quella di una nuova legge sulla legittima difesa, nonostante Jefferson si sia appunto difeso da sconosciuti armati entrati nella sua camera da letto. Perfino la fiaccolata di solidarietà è stata duramente criticata, semplicemente perché alcuni partecipanti a titolo personale hanno osato parlare apertamente di razzismo in riferimento all’omicidio di un ragazzo del loro quartiere (25).
E’ il momento di fare appello alla lucidità, non alla calma. Anche Salvini ha visitato l’agente sotto indagine nell’ospedale San Martino, lunedì 18 giugno ci sarà l’autopsia e solo la prossima settimana si svolgeranno i funerali del ragazzo. Non lasciamo che l’ennesimo omicidio di stato passi in sordina, non vogliamo che i problemi dei quartieri popolari e dei loro abitanti vengano affrontati esclusivamente con la polizia e la psichiatrizzazione. Se la chiamata al centralino di emergenza fosse arrivata da un quartiere della Genova bene e se il cognome sul campanello fosse stato italiano sarebbe finita nello stesso modo?
Questa storia dimostra quanto siano diffusi e pericolosi i pregiudizi vomitati per anni da politici e giornalisti. Certa stampa specula da anni su latinos e gang (26), esaltando immaginari violenti e modelli di comportamento pericolosi fra i più giovani e allo stesso tempo coltivando l’odio razzista degli autoctoni, stremati e arrabbiati a causa dell’abbandono in cui versano i loro quartieri e della mancanza di lavoro. I cittadini stranieri sono nel mirino di forze dell’ordine sempre più violente e della feccia razzista sempre più aggressiva e spudorata.
Bisogna parlare di quello che è successo, screditare chi diffonde informazioni false e non verificate. Partecipare ai funerali di Jefferson che si terranno la prossima settimana sarebbe un importante segnale di dignità e solidarietà alla famiglia. Per la memoria di Jefferson e per la richiesta di giustizia lanciata da una madre e da una compagna che si troverà a crescere da sola una bambina di appena 2 mesi.
Vogliamo giustizia!
¡Queremos Justicia!
1 http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2018/06/13/ACjIIEWE-ventenne_telefonata_ubriaco.shtml
2 https://www.youtube.com/watch?v=X9P6r_timx8
3 https://www.primocanale.it/notizie/sestri-ponente-indagato-il-poliziotto-che-ha-sparato-a-jefferson-tomal–198774.html
4 https://questure.poliziadistato.it/it/Cosenza/articolo/114058946f83a6e9d127989591
5 https://www.primocanale.it/notizie/ragazzo-ucciso-il-racconto-della-famiglia-non-era-un-violento-vogliamo-giustizia–198814.html
6 https://www.youtube.com/watch?v=5X1ox5425Hs
7 http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2018/06/12/ACJ8m8UE-ventenne_perdoni_poliziotto.shtml
8 http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazzo-ucciso-a-Genova-Indagato-poliziotto-per-eccesso-di-utilizzo-delle-armi-05d16ebe-ae9d-4f4e-8832-35e054032fce.html
9 http://www.genovapost.com/genova/cronaca/omicidio-jefferson-la-lega-alla-fiaccolata-strumentalizzazioni-contro-di-noi-132744.aspx
10 http://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/studi-e-statistiche/Documents/Rapporti%20annuali%20sulle%20comunit%C3%A0%20migranti%20in%20Italia%20-%20anno%202017/Ecuador-Report-2017.pdf
11 http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2017/05/06/ASoEXJIH-liguria_savona_anziani.shtml
12 http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_07219_16
13 https://www.primocanale.it/notizie/ragazzo-ucciso-a-genova-salvini-non-ho-dubbi-io-sto-con-le-divise–198866.html
14 http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2018/06/12/gabrielli-presto-taser-a-poliziotti_bb291e8c-05e5-49a3-9ee1-b75d7afe215d.html
15 http://www.ilgiornale.it/news/politica/spray-peperoncino-protesta-degli-agenti-noi-pu-essere-unarma-1369991.html
16 http://www.youreporter.it/video_Spray_al_peperoncino_ai_poliziotti_ecco_come_si_esercitano_2
17 https://www.leggo.it/pay/roma_pay/il_sindacato_ben_vengano_strumenti_per_salvare_le_vite-3793539.html
18 https://www.agi.it/cronaca/amnesty_italia_preoccupati_per_taser_in_usa_864_morti-21033/news/2014-09-30/
19 http://milano.repubblica.it/cronaca/2018/03/24/news/milano_arrivano_i_taser_in_dotazione_a_carabinieri_e_polizia-192123896/
20 http://www.ansa.it/sito/notizie/flash/2014/10/15/dl-stadi-ministro-orlando-pone-fiducia-in-senato_a44794f8-ecb3-4c70-b3ea-b8a66401ada1.html?fb_comment_id=709476785772720_709921925728206
21 https://www.amnesty.it/rapporto-hotspot-italia/
22 http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-492acb83-04e7-498d-afba-ee4134224e9e.html
23 https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/03/migranti-morcone-rapporto-amnesty-su-abusi-in-hotspot-italiani-cretinaggini-ue-nessuna-violazione/3166022/
24 https://www.agi.it/cronaca/amnesty_italia_preoccupati_per_taser_in_usa_864_morti-21033/news/2014-09-30/
25 http://www.genovapost.com/genova/cronaca/omicidio-jefferson-la-lega-alla-fiaccolata-strumentalizzazioni-contro-di-noi-132744.aspx
26 http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2016/10/06/ASpn1oZE-genova_violenza_regole.shtml
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