Incontro con la Comune Internazionalista del Rojava
di Mohammed Elnaiem
Sotto la tutela della Federazione Democratica della Siria del Nord, comunisti ed anarchici da tutto il mondo hanno costruito una comune per fare la propria parte nelle trasformazioni che stanno avendo luogo attraverso la regione.
“Noi, internazionalisti del Medio Oriente, dell’Asia, dell’Europa, dell’America e dell’Oceania abbiamo lavorato per molti anni in diverse strutture della rivoluzione in Rojava e nella Siria del Nord” recita un comunicato di autodefinizione.
Sebbene molti dei suoi membri abbiano vissuto più a lungo in Siria del Nord, la Comune Internazionalista del Rojava è stata ufficialmente annunciata nel 2017, con una base di attivisti provenienti da diversi paesi. Alcuni dei comunardi vengono dall’Europa, ed altri dall’America Latina. Molti si autodefiniscono come anarchici, femministe e comunisti. Molti si definiscono in tutti e tre i modi.
“La diversità delle identità e dei retroterra arricchisce i nostri dibattiti e la nostra organizzazione”, hanno raccontato a The Region.
La comune internazionalista del Rojava è una delle 3732 comuni che sono state create nella Federazione Democratica della Siria del Nord. Lavora in stretto contatto con il Y.C.R (Yekitiya Ciwanen Rojava), il movimento giovanile della Siria del Nord, e si basa sui principi dell’autonomia democratica. Spera di diventare un rifugio per la gioventù internazionalista attraverso il globo. “Stiamo cercando di rafforzare la dimensione internazionalista di questa rivoluzione” ha raccontato un portavoce a The Region.
Lavorando con il movimento giovanile della Siria del Nord, la Comune Internazionalista è anche riuscita a fare ciò che molti suoi predecessori internazionalisti non hanno potuto fare. E’ un’entità politica ufficialmente riconosciuta nell’esperimento rivoluzionario della Siria del Nord.
L’esperimento sociopolitico della Siria del Nord è iniziato nel 2012, quando le forze di Assad si sono ritirate dal nord del paese ed hanno lasciato un vuoto che è stato rapidamente colmato dagli attivisti curdi. Questi attivisti si sono riuniti per formare il Tev-Dem, il Movimento per una Società Democratica. Assieme ad un partito curdo perseguitato dal governo di Assad, chiamato il Partito dell’Unione Democratica (PYD),il movimento ha iniziato un processo di ricostruzione della società lungo linee maggiormente comunaliste.
Il movimento del TEV-DEM ed il PYD sono ispirati dalle idee del leader del PKK prigioniero, Abdulah Ocalan. Dall’inizio della rivoluzione siriana, hanno cercato di non sostenere il governo di Assad né la ribellione armata contro il suo dominio. Piuttosto, hanno proposto un sistema chiamato “Confederalismo Democratico”, che alle sue radici si baserebbe sulle decisioni della comune di quartiere. Il potere, hanno affermato, è da delegarsi verso l’alto a livello di villaggio, paese, città e cantone. E sebbene l’idea sia stata proposta dal movimento curdo, hanno sostenuto che fosse per tutti.
“La nazione democratica,” scriveva Ocalan dalla sua cella di prigionia nell’isola di Imrali, “è il modello di una nazione che è la meno esposta a malanni quali essere uno stato-nazione. Per i curdi del movimento Tev-Dem, la nazione stessa era ridefinita per abbracciare i vari popoli della regione, dagli arabi ai curdi, dagli assiri agli yezidi. La nazione non voleva avere uno stato, voleva organizzarsi autonomamente dallo stato. La nazione non era ciò che rendeva diverse etnie, clan e tribù. Era ciò che le rendeva la stessa cosa: il desiderio di governare le proprie vite quotidiane.
Il Tev-Dem ha sostenuto che tutti i popoli dovrebbero avere il potere e l’autorità di decidere autonomamente sulle questioni che li riguardano in particolare. Le donne sono centrali per il progetto del confederalismo democratico, e a tutti i livelli di governance non solo sono incluse ma è loro conferito il potere di decidere autonomamente sulle loro particolari problematiche.
Dopo che l’assedio di Kobane da parte dell’ISIS è stato rotto, con 1500 combattenti curdi che hanno espulso circa 9000 militanti dell’ISIS dalla loro roccaforte, molti anarchici e comunisti hanno cercato di soggiornare in Siria del Nord per dare una mano come meglio potessero. Si è iniziato a tracciare paragoni tra il Rojava (Curdistan Occidentale) e la Spagna rivoluzionaria del 1936. La “rivoluzione del Rojava” ha attratto sia ammirazione che disprezzo entro i circoli della sinistra radicale, e a prescindere da dove andasse una persona di sinistra, non poteva più essere ignorata.
“E’ divenuta una nuova speranza per i rivoluzionari di tutto il mondo”, ha raccontato a The Region un portavoce della CIR.
“Ciò ha fatto in modo che molte persone di paesi diversi si recassero in Rojava.” Mentre molti sono accorsi in Siria del Nord per apprendere di più rispetto all’ideologia e provare a fare la propria parte, c’era il problema di trovare un posto per ospitarli, specialmente in tempi di guerra. “All’inizio era difficile per gli internazionalisti trovare il proprio posto, specialmente per quelli venuti a lavorare nella società civile”, la CIR ha riferito a The Region.
In un’economia di guerra, l’interesse fondamentale è la sopravvivenza. Molte delle risorse sono state allocate per lo sforzo bellico, e sono state significativamente limitate a causa di un embargo del Governo Regionale Curdo in Iraq e del Governo turco.
Ma per fortuna la Siria del Nord era diversa dall’oggi. “Con l’aiuto del movimento curdo e la cooperazione del movimento giovanile del Rojava stiamo lavorando entro le strutture della rivoluzione” – il portavoce è stato contento di riferire.
Dalla battaglia di Kobane, molti abitanti della Siria del Nord anelano alla ricostruzione delle proprie case ore che lo Stato Islamico è quasi sconfitto. Lo scorso settembre, la Reuters ha riferito che circa 3700 comuni diffuse in tre regioni stessero iniziando a votare per i propri rappresentanti locali. Il primo dicembre la seconda fase delle elezioni ha inaugurato il voto per i livelli di governance di paese, città, distretto e cantone. L’enorme affluenza non ha incluso solo i curdi, ma anche gli arabi e gli assiri. E, mentre un’invasione turca rimane una minaccia esistenziale al suo progetto, la Comune Internazionalista del Rojava opera in un ambiente di relativa pace in confronto al resto del paese.
La CIR sta ora cercando di costruire un’accademia internazionalista perché i rivoluzionari di tutto il mondo possano venire ad apprendere il progetto che si sta dando nella Siria del Nord. Stanno anche lavorando su un progetto ecologico per il rimboschimento della regione.
“Non vogliamo solamente insegnare alla gente i principi di questa rivoluzione, vogliamo vivere una vita comunalista che dia significato all’istruzione, vogliamo mettere in pratica questi concetti.” Sperano addirittura di gestire una biblioteca internazionalista, che ospiti i più importanti testi ideologici delle tradizioni rivoluzionarie dell’Europa, dell’Africa, del Medio Oriente, e più in genere di tutto il mondo.
E’ difficile non notare la risonanza del loro progetto con il passato. Persino nel 1917, nel corso dell’anno in cui la rivoluzione bolscevica estirpò con successo la Russia zarista, gli intellettuali comunisti parlavano della necessità di una repubblica socialista di risvegliare “i popoli dell’est”. Dopo il successo della rivoluzione, esponenti di sinistra di tutto il mondo hanno viaggiato verso l’URSS per ricevere la formazione ideologica che ritenevano essere necessaria per condurre le proprie lotte nel proprio paese. Sarebbe stato difficile immaginare allora che un secolo dopo gli orientali stiano facendo ciò che possono per risvegliare “i popoli dell’ovest”.
I bolscevichi credevano che una rivoluzione russa non fosse per la sola Russia, e che avesse bisogno di aiutarsi con le lotte anticoloniali che si stavano dando in Asia ed Africa. Nel 1921, i bolscevichi fondarono l’Università Comunista dei Lavoratori dell’Est. Nel 1928, circa 1000 studenti stranieri portarono a compimento il programma di studi.
Questi erano teorici anticoloniali che si sentivano disillusi dalle pretese delle potenze coloniali occidentali di libertà e diritti umani. Speravano di ricevere sostegno dall’URSS, ma speravano anche di apprendere i principi ideologici del suo tentativo rivoluzionario. Tra di loro vi era un ex-cuoco che inizialmente seguì la via occidentale all’indipendenza, ma fu respinto dalla Francia. Sarebbe stato successivamente chiamato Ho Chi Minh, il leader che avrebbe condotto il Vietnam all’indipendenza. Altri includevano Harry Haywood, un marxista rivoluzionario nero che avrebbe gettato le basi per una tradizione comunista nera negli USA e Nazim Hikmet, un poeta turco le cui canzoni sono tuttora un motore per i rivoluzionari nella Turchia odierna. Quando tutti loro si recarono alla KUTV, erano ancora ai primi stadi della loro formazione ideologica. La loro permanenza a Mosca li cambiò e, per estensione, cambiò anche i loro paesi.
Può la Comune Internazionalista del Rojava essere una sorta di KUTV odierna? Non è sicuro, in particolare adesso, dato che stanno costruendo la loro accademia mattone su mattone. Dicono di sperare di essere un punto di riferimento e di ispirazione per altri movimenti, che possano auspicabilmente costruire le proprie accademie internazionaliste autogestite. Ma la CIR non è nemmeno interessata al semplice romanticizzare il passato. “Se vogliamo organizzarci come internazionalisti”, hanno detto a The Region, “abbiamo bisogno di apprendere sulle nostre identità e sulle nostre società, imparando dagli sbagli dei nostri predecessori.”
Per la CIR, la prima Internazionale (1865-1877) ha gettato le basi del concetto di Internazionalismo, ma conduceva anche ad un vicolo cieco. “Era basata sull’identità dei lavoratori, escludendo tutte le altre identità oppresse.”
Sostengono che, sebbene i movimenti del passato siano una fonte di ispirazione, sono anche influenzati dalla nuova avanguardia di donne alla testa del movimento curdo. “In Rojava, la rivoluzione è una giovane donna curda” come amano dire. E’ per questa ragione che le donne nella comune si organizzano da sole, autonomamente. Non solo la donna è il soggetto rivoluzionario, secondo la CIR, ma è solo esaminando la sua storia che si possa anche solo iniziare a parlare di rivoluzione. Hanno riunioni autonome, e le donne della CIR hanno persino detto a The Region di stare creando uno spazio autonomo nell’accademia. Sono la “chiave per combattere il patriarcato capitalista”, una lotta che chiamano “multidimensionale”. Quindi cos’è esattamente che in primo luogo ha portato questi giovani rivoluzionari sull’aereo per la Siria del Nord? Sostengono che sia la crisi che affronta l’umanità, dal degrado ambientale e dall’ecocidio alla violenza maschile ed allo sfruttamento capitalista. Molti hanno espresso frustrazione verso il lusso di ciò che chiamano il pensiero rivoluzionario occidentale, di base negli “auditorium universitari e sui divani degli squat urbani”.
Tuttavia, cosa più importante, sottolineano che sia stata la comune umanità che li abbia davvero spinti a muoversi per mezzo mondo.
Quando si è chiesto loro se fossero più utili al loro paese o meno, questa è stata la loro risposta: “I rivoluzionari amano la loro gente e la loro patria, ma a loro non importa di confini e stati. La solidarietà è la tenerezza dei popoli, e la vita inizia dove finisce lo stato. E questo è l’internazionalismo moderno.”
Tratto da TheRegion.org
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