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Inizia il 2015, aumentano ancora la disoccupazione e gli attacchi di Renzi ai giovani

I proclami e i cavalli di battaglia con cui il governo Renzi ha intrapreso il semestre di presidenza europea si sono disciolti con la stessa rapidità con cui le regioni del sud sono state ammantate dalla neve. Nessun dato positivo per la fascia di disoccupati e precari al di sotto dei 35 anni, su cui l’esecutivo aveva tessuto una grande operazione “simpatia” mettendoli a parole al centro degli impegni dell’ anno scorso.
I dati che emergono in questi giorni di fatto consolidano invece una tendenza costante di aumento della percentuale della disoccupazione giovanile, giunta a Novembre scorso al 43,9%.. frattanto la disoccupazione complessiva tocca i livelli del 1977 (ma con una forza lavoro molto inferiore ad allora), e la deflazione come il calo dei consumi generali si avvitano sul finire del 2014.

Ma non è solo con le statistiche che i ventenni di questo Paese debbono fare i conti.. buggerati da riforme di portata storica nel mondo dell’ Istruzione, adesso si vedono perfino derisi da un Renzi che li ha usati per propagandare il suo alone di cambiamento, salvo contemporaneamente impegnarsi nella liberalizzazione del mercato del lavoro che comporta anche lo smantellamento del welfare inteso come accesso a servizi considerati primari..

Un giovane che abita e vive le città italiane non può fare a meno di prendere parte a questo approfondimento di una politica trasversale che incensa i pochi eletti e attacca financo i corpi del tessuto produttivo e sociale del paese; è chiaro che se ne resta indifferente è avulso (vuoi per questioni di reddito,vuoi per determinato tasso di servilità) e dunque compartecipe in negativo dell’ impoverimento e precarizzazione non solo dei propri coetanei ma delle generazioni subito più giovani..

E’ in questi momenti al contempo che la posta in palio,ossia le possibilità di vita e determinazione dei propri tempi e della propria dignità, è ineludibile per una grossa fetta di giovani che abitano le periferie del Paese, e in quest’ottica le lotte che si dispiegano nei territori per la riappropriazione, come quelle dell’abitare, ma anche le vertenzialità legate al reddito che quantomeno informano dei luoghi della produzione e delle loro dinamiche di sfruttamento/contrapposizione a questo, possono diventare i vettori di modalità ricompositive e irriducibili anche all’interno della precarietà irrapresentabile dei quartieri e dei paesi su cui ricade una fiscalità sempre più aggressiva

 

Piquetero

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