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La rivalsa delle streghe non è un sogno. Appunti sullo sciopero globale dell’8 marzo

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Una settimana fa eravamo alla vigilia del secondo sciopero globale dei e dai generi, dalla produzione e dalla riproduzione. Il movimento Ni Una Menos ha travolto paesi e storie differenti riuscendo a raccogliere una rivalsa internazionale autorganizzata.

Non c’era e non c’è nulla di scontato in tutto ciò: nella convocazione di uno sciopero globale, nell’ampiezza e ridefinizione di quest’arma di mobilitazione, nei contenuti di critica sistemica.
In questi due anni lo scenario politico-economico globale ha subito un’accelerazione, le direzioni di questo attacco hanno delle invarianze ma anche delle specificità. Gli Usa di Trump, l’UE in collasso di consensi, l’America Latina, la Siria e il Medio Oriente… eppure questo movimento è riuscito a unire la violenza sui corpi delle donne e delle minoranze con una critica sistemica radicata nei territori, lo dimostrano le centinaia di manifestazioni dislocate in città, periferie, province, campagne. Ha voluto trasformare il #metoo in un #wetoogether, da una forza personale a una forza collettiva che ha molte facce: quelle delle attrici, delle donne delle pulizie, delle casalinghe, delle badanti migranti, delle soggettività non conformi. In Spagna lo sciopero ha coinvolto più di 5 milioni di persone, il più grande della storia. Questo solo un dato che parla e grida per tutte. Una forza che deve imparare a conoscersi e trasformarsi in un processo che negli scioperi globali vede solo una tappa.
Nel nostro Paese le manifestazioni dell’8 marzo sono state una presa di parola e di spazio pubblico portentosa, a pochi giorni dalle elezioni politiche che hanno sancito la vittoria delle non vittorie. La preparazione di questo sciopero si è intersecata con una campagna elettorale che ha fatto delle vite e dei corpi delle donne carne da macello: Pamela e la tentata strage di Macerata; Luigi Capasso, carabiniere di Latina che non uccide per errore la moglie ma le figlie sì; i fasci e le destre che ripropongono la vetusta propaganda sulle “nostre donne”. Rifiutare e schierarsi contro qualsiasi uso strumentale delle nostre vite ha portato il movimento lontano dai riflettori dei media mainstream, si è moltiplicata invece la viralità informale.
Uno sciopero convocato contro la volontà dei sindacati, al di là delle loro logiche, che straripa dai canoni consueti dei una vertenzialità segmentata e torna a essere significato di una rottura sistemica. Uno sciopero che prova ad attaccare la divisione sessuale del lavoro e si dà come avanguardia di sottrazione alla normazione neoliberale dei tempi, in primis quelli femminilizzati.
La forza di questo movimento internazionale e globale è corrispettivo di un lungo e faticoso lavoro da continuare a costruire: contraddizioni da approfondire, cooperazioni da costruire, nemici da individuare. La violenza contro le donne prende delle forme che rievocano la caccia alle streghe del XVI e XVII secolo, dice Silvia Federici. I bollettini quotidiani di questa guerra li sentiamo ogni giorno, normalizzati nelle narrazioni dominanti, avvallate dalle politiche istituzionali sciacquate da un pinkwashing che scricchiola da ogni lato. È una guerra condotta contro il soggetto femminilizzato che ha più responsabilità nella riproduzione capitalistica e ne garantisce la coesione a prezzo di un silenzio di sangue, nella sfera personale così come in quella pubblica. Espropriazione e debito, colpevolizzazione su cui costruire ricattabilità e nuova schiavitù: questo è il progetto e l’ideologia neoliberale che soggiace alla guerra in corso. Questa violenza ha dei colpevoli e delle cause, Ni Una Menos ha l’obiettivo di nominarli e attaccarli costruendo una forza e un potere collettivo. Lo storico motto il personale è politico è più che mai punto di partenza in un sistema di dominio e sfruttamento della vita, come punto di partenza di una critica e una pratica che coinvolge tutta la propria personalità e soggettività.
Lo sciopero è solo parte di un processo, la marea deve diventare una vera burrasca. La rivalsa delle streghe non è un sogno.

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