
Le meravigliose storie d’agosto tra invenzione della ripresa economica e grazia a Berlusconi

LA STRAORDINARIA CHIMERA DELLA RIPRESA ECONOMICA
Far leggere ai media i dati  sull’economia, come se fossero numeri dettati dal caso, al di fuori di  qualsiasi contesto di analisi è prassi consolidata. Capita in Birmania  come sulla Fox News americana. Deve far riflettere però il fatto che i  principali media italiani, da almeno un quarto di secolo (prima della  caduta del muro), trasmettono in coro la stessa concezione dell’economia  e la medesima modalità propaganda nella lettura dati. Il tutto consiste  nel “rassicurare” nei picchi di crisi e nel cogliere, o meglio produrre  a reti unificate, i “segnali” di ripresa. Ultime puntate di questa  lunghissima serie quelle dedicate alla straordinaria chimera della  ripresa economica italiana. Ma quando si trasmette l’economia a reti  unificate, giornali compresi, produrre la ripresa economica è possibile.  Almeno nel mondo mediale. Per cui il rallentamento del -0,2 annuo del  Pil nazionale è stato trasmesso come segnale di ripresa perché si  prevedeva un -0.4 nello stesso trimestre. Peccato che le stime sulla  recessione su base annuale, quindi non trimestrale, si attestino sul -2.  Peggio di quanto previsto dal governo a inizio anno (-1,3), e peggio  della revisione al ribasso delle stime recessive sull’Italia di Standard  & Poor’s (1,8) e del Fondo Monetario Internazione (1,9). Come un  rallentamento trimestrale delle stime recessive possa far pensare ad una  ripresa, quando è unito al peggioramento delle previsioni su base 12  mesi, né Repubblica né l’Unità nè il Tg1 riescono a spiegarcelo. C’è poi  la narrazione sull’uscita tecnica dell’Eurozona dalla crisi”. Più 0,3  di Pil a livello eurozona su base trimestrale. Verissimo. Solo che la  previsione annuale è -0,7. Qualsiasi cosa
sia un’uscita “tecnica”,  qui i pareri sono controversi, in Europa non c’è nemmeno quella. Si  guardi poi i dati disaggregati nell’eurozona. Crescono i paesi forti  (Francia e Germania) e non quelli periferici (tipo Italia e Spagna).  Commento a reti unificate “l’Italia si attarda perché deve fare le  riforme”. Basta invece vedere lo storico dei dati sulla crescita e sulla  recessione nell’eurozona. Quando c’è crisi i due paesi chiave  dell’eurozona perdono comunque meno degli altri. Quando la crisi e  minore gli altri “si attardano”.
Già perchè l’eurozona è costruita a  tutela, quando possibile del surplus dei paesi “core”. Aspirando risorse  dai paesi periferici. Basta vedere come sono nati i parametri di  Maastricht. E’ il colonialismo, bellezza. Chi pensava esistesse solo per  altri paesi ecco servito il colonialismo come economia interna  all’Europa. Continente  che pure il colonialismo lo ha inventato finendo  per rivolgerlo contro sé stessa.
Se i dati sul rallentamento della  “crescita” cinese sembrano troppo esotici (per quanto importanti) si  guardi a Wall Street. Seduta in rosso, quella del 14/8, a causa della  stimata futura contrazione della liquidità della Federal Reserve (la  banca centrale che immette, assieme a quella giapponese e a quella  inglese, denaro usato anche per abbassare lo spread in Italia).  Contrazione che è destinata, pena l’esplosione inflattiva, a durare.  Quindi a creare condizioni di stretta creditizia che non potranno che  rallentare la “crescita” americana, motore storico di quella mondiale, e  anche l’acquisto di Btp italiani (non a caso il potente fondo  americano-tedesco Pimco ha annunciato di alleggerirsi di titoli  italiani: occhio alle potenzialità speculative di questa manovra). In  queste condizioni di, nel migliore dei casi, stagnazione mondiale futura  parlare di ripresa imminente è solo esercizio di propaganda. Una  meravigliosa storia d’estate costruita un pò per intrattenere la gente  sotto l’ombrellone, orimasta a casa, e puntellare il consenso attorno al  governo Letta.
Resta lo stupore su come si possa produrre questo Orwell economico, dove si omettono le puntate precedenti (quando si parlava del “2012 come anno della ripresa” poi è toccato al 2013 ora al 2014..) in un eterno presente. Del quale è meglio occuparsi come momento temporale privilegiato visto che il FMI comincia a stimare il 2040 come anno in cui l’Italia recupererà pienamente occupazione e ricchezza perdute nei primi sei anni di crisi.
LA VICENDA DELL’AGIBILITA’ POLITICA DI BERLUSCONI
La fola della ripresa economica in atto, oltre a nascondere la gravissima crisi italiana e le responsabilità dell’allenza PD-PDL nel disastro nazionale, serve per dare una immagine di efficienza a un governo che, nell’ottica Napolitano, “non si può far cadere”. Insomma, propaganda non solo verso la popolazione italiana, che va convinta a tranquillizzarsi come ad investire e a spendere, ma anche a fini di equilibrio interno nel governo PD-PDL. Equilibrio minacciato dalla richiesta di una “soluzione politica” per Berlusconi dopo la condanna Mediaset. Ma serve davvero una grazia a Berlusconi per fare politica? Naturalmente no.
Prima di tutto perché un parlamentare  assente a quasi il 99% delle sedute, come è Berlusconi da statistica,  non ha evidentemente bisogno della presenza a Palazzo Madama per fare  politica. Secondo perché, come ha fatto Grillo, l’assenza in parlamento  non impedisce certo la crescita elettorale della propria lista. Allora  perché nel Pdl parlano di provvedimenti che ripristino l’agibilità  politica di Berlusconi? Per quanto ai lavori socialmente utili (uno spot  unico per la nuova Forza Italia) o ai domiciliari, Berlusconi sarebbe  in grado di governare, e alla grande, il partito.
Ma la  costituzionalizzazione del problema Berlusconi, tramite il problema  dell'”agibilità politica” del leader del Pdl, guarda alla produzione di  argomenti su due questioni: l’agibilità, quella si, economica di  Mediaset nel nuovo contesto politico-giudiziario e il peso di  centrodestra-Mediaset nelle riforme istituzionali ancora oggi  prefigurate da Napolitano tramite l’asse Pd-Pdl.
Più si agita la propadanda sul tema  dell’agibilità politica di Berlusconi più si guadagnano, o si crede di  guadagnare, punti su questi due terreni. Non a caso quindi la giornata  del discorso di Napolitano sulla possibile grazia (sentiero comunque  spinoso) a Berlusconi la figlia Marina ha dichiarato di
voler stare  lontana dalla politica. Segno che, in qualsiasi modo, che azienda e  politica sono legate, come potrebbe essere altrimenti, e che la  modulazione della catena di comando dei Berlusconi tra Mediaset e  centrodestra è affare che parla direttamente al presidente della  repubblica. Come garante del governo e delle eventuali riforme  istituzionali. Come una multinazionale, come Mediaset, sistematicamente  dedicata al trasferimento di fondi off-shore (perché 360 milioni di  “trasferimenti” non sono stati processati grazie all’autoindulto  concessosi da Berlusconi) possa essere potere costituente va poi chiesto  al Pd e a Napolitano.
Intanto il Corriere della Sera si balocca  sulla necessità della “pacificazione”, l’Unità è possibilista sulla  grazia, Repubblica segue comunque Napolitano. Quando la favola  dell’agibilità politica da concedere a Berlusconi svanirà assieme  all’estate i problemi sul campo resteranno tutti. Da risolversi con una  ennesima campagna elettorale da giorno del giudizio, Berlusconi minaccia  elezioni ogni anno che sia al potere o meno, oppure con un governo  blindato sulle prossime scadenze: finanziaria, fiscal compact (stimata  una prima rata di 60-80 miliardi), semestre presidenza europea e  “riforme” istituzionali.
E così l’agosto scorre, dietro le chimere, a reti unificate, si nasconde la realtà. Shakespeare nel sogno di una notte di mezza estate scriveva: “il dissennato l’amante e il poeta non son composti di nient’altro che di fantasia”.
Oggi possiamo dire che il mainstream mediale italiano ha le stesse caratteristiche: è composto di fantasie. L’importante è non crederci.
da senzasoste
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