Il nuovo governo e le contingenze del Cav.
Prende forma il governo Meloni, secondo governo “democraticamente” eletto dal 2018, anno terribile per la democratura italica, in cui i 5 stelle con la stampella leghista diedero l’assalto ai palazzi dei “poteri forti”, per poi uscirne decimati dopo poco.
Il governo Meloni è espressione plastica di questo reflusso pentastellato dentro l’astensione e del travaso dei voti leghisti nel fallimento della lega nazionale. Ma l’ago della bilancia di questa maggioranza, nonostante la misera incetta di voti, sembra essere il Cav.
Prima di prendere in esame il ruolo di Berlusconi in questo quadretto dalle tinte scure commentiamo brevemente la formazione di chi scende in campo nell’ormai ufficiale governo Meloni. Partiamo da una considerazione, ossia dalla bassezza dei commentatori che per non sapere cosa dire si appellano al fatto che sta avviandosi il primo governo a guida di una donna in Italia. Magra consolazione, soprattutto a partire dal fatto che la Meloni sia quanto di più lontano ci possa essere da una dimensione di sostegno dei diritti per la donne e le soggettività non normate. Anzi, si apre invece uno scenario di gravissimo attacco nei confronti dei diritti basilari, conquistati in anni di lotte, a partire dal diritto all’interruzione di gravidanza, l’utilizzo di denaro pubblico per finanziare organizzazioni ProLife all’interno dei servizi sanitari, come già sta accadendo in Piemonte tramite la figura di Maurizio Marrone.
Ciò detto, nondimeno ci sembra importante sottolineare la scelta di alcuni ministeri che già danno la cifra della direzione che il governo neoformato prenderà. Partiamo da Crosetto alla Difesa, FdI convinto (prode cavaliere della crociata per lo sgombero di Askatasuna in quel del Comune di Torino) e con un importante passato in qualità di presidente dell’Aiad, federazione confindustriale che si occupa degli interessi del settore aziendale dell’aerospazio e delle armi. Si parla dunque di un ruolo particolarmente delicato per chi ha passato anni della sua carriera a rappresentare un’associazione cardine per l’industria delle armi e che ora si troverà a smazzare miliardi interloquendo proprio con le industrie di cui faceva capo. Passiamo poi alle novità e quindi al Ministero della Sovranità alimentare, capeggiato da Adolfo d’Urso che, sostanzialmente si è sempre occupato delle Attività produttive, presidente del Copasir, ha un’idea tutta strategica e legata alla sicurezza anche per quanto riguarda lo sviluppo agricolo alimentare. Scompare poi il Ministero della Transizione Ecologica, quasi un sollievo in merito al principio di onestà intellettuale, rimettendo gli obiettivi al loro posto, ossia chiamandolo dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Con il via libera al rigassificatore di Piombino di ieri si apre quindi una stagione di devastazione, deturpazione ambientale, della salute, dei territori e delle persone che non guarda in faccia nessuno. A fare buona compagnia, vediamo Salvini alle Infrastrutture, non c’è da fare troppo sforzo di immaginazione per vedere il tav al primo posto delle priorità del governo. Infine, all’economia, la nomina di Giorgetti fa intravedere la continuità con i dettami draghiani. Concludiamo questa breve e non esaustiva lista con un pensiero agli Interni e alla Giustizia, due ministeri che ancora una volta vedono da un lato il prefetto di Roma Piantedosi, colui che fu capo di gabinetto di Salvini durante i porti chiusi e che avrebbe scritto con lui i decreti sicurezza e che ebbe un ruolo non di secondo piano nella questione del blocco della nave Diciotti quando non venne consentito lo sbarco dei migranti e dall’altro, Nordio un ex magistrato collocato decisamente a destra. La lista è ancora lunga ma ci sarà tempo per commentare, per il momento ciò che è interessante notare sono le virate che riguardano temi centrali oggi: la questione degli armamenti, la gestione della sicurezza e del conflitto sociale e la dimensione dei diritti, di genere, ecologici, di sostenibilità economica e alimentare.
Ma torniamo al cavaliere.
Un grande ritorno sulla scena condito dalle solite barzellette e gag che fan tornare in mente memorie e glorie del primo decennio del nuovo millennio. Ma oltre il folklore, le bottiglie di vodka russa e le letterine di amore con Vladimir sono ben contemperate dai grotteschi ricordi commossi di La Russa, rivolti a Sergio Ramelli, all’ispettore Calabresi e a Fausto e Iaio. A chi ha occhi per vedere gli si possono parar innanzi le prime crepe significative del fronte borghese e padronale dell’italietta. Dopo mesi di dichiarazioni filo-atlantiste, processioni alla corte imperiale di Mr Biden (sempre più decrepito), invio di armi di ogni tipo al governo Zelenskyy, da parte della destra ex missina, per accreditarsi di fronte al padrone Yankee, se mai ce ne fosse stato bisogno viste le connessioni storiche fra ultra destra e Nato, i mugugni della destra che storicamente rappresenta i rapporti produttivi con la Russia, stanno uscendo fuori.
Berlusconi se ne fa portavoce e scaltramente usa le sue carte per garantirsi un posizionamento nel governo che rispecchi i desiderata della sua consorteria uscita bastonata dalle urne. Non è importante qui indugiar più di tanto nel capire se gli audio degli applausi alle dichiarazioni del Cav su come sia scoppiata la guerra in Ucraina, siano effettivamente rubati e frutto di un tentativo di sabotare il governo nascente e aumentare il potere d’arbitrio di Re Sergio in vista della formazione del governo, o se siano state deliberatamente diffuse palesando posizioni, tra l’altro mai nascoste da due mesi a questa parte da Berlusconi. Quel che è importante rilevare è che innanzi tutto le chiacchiere dell’ex Rais nostrano, siano la più lucida analisi geopolitica con un’efficacia da bar più solida di tutto l’arco costituzionale, da marzo a questa parte, soprattutto a sinistra, spesso anche da parte di chi è fuori dal campo istituzionale. Capiamoci, a nessuno di noi interessa prender le parti del Berlusca, men che meno identificarci negli interessi della Borghesia italiana nella filiera produttiva legata al mercato russo e tedesco, ma ci interessa se questa insolita “convergenza”, contribuisca a chiarificare il campo e incrinare la propaganda bellicista. In sostanza se possa essere elemento depotenziante la partecipazione italiana al conflitto.
In questo momento, in cui il prezzo da pagare per difendere gli interessi Nato si fa sentire pesantemente sulla fragile manifattura italiana, e in cui gli industriali preferiscono non produrre, il Cav si mette alla testa di un “movimento” padronale che si muove sui suoi propri interessi e, potenzialmente, apre una crepa importante nel – fino ad oggi – fronte unito della guerra. Come potrà sfruttare questa contingenza la (nascente?) movimentazione pacifista? Come si muoverà la parte avversa della borghesia che si coagula attorno alla difesa tout court degli interessi Usa? Come questa retorica non interventista della destra, influirà nell’agitazione contro il caro bollette e l’inflazione che inizia a serpeggiare nel paese? Possono sembrare domande azzardate ma, se un dato è emerso in questi anni di ciclo neo-populista, è la capacità proletaria e dei ceti medi del paese di guardare più alla sostanza che alla forma politica, in un orizzonte di difesa delle proprie condizioni e ambizioni di ascesa sociale.
La sinistra e il suo Partito-Stato non raccoglieranno sicuramente questo vuoto politico e, la scottatura subita dai 5 stelle sicuramente non aiuta, seppur non si possa escludere un recupero da parte loro. Andremo verso la stabilizzazione di questa impossibilità di esprimere nei canoni della rappresentanza istituzionale delle istanze di questo secondo tempo del neo-populismo? È presto per dirlo ma è molto improbabile che attorno a questo segmento “indisciplinato” dell’imprenditoria italiana, si possa coagulare un movimento popolare contro la guerra e lo scarico dei costi della crisi su chi sta in basso. Vedremo, intanto è chiara la direzione che il governo e l’Ue intendono far prendere al costo della difesa degli interessi Nato, verso il basso della scala sociale. Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione non proprio eccellente.
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