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Mexican Narco Blogs

Senza mediazioni né censure il BDN, così come pochi altri siti simili, dà visibilità agli scempi e alla terribile quotidianità del conflitto, pubblicando testimonianze, foto, articoli e video nell’anonimato più assoluto. Il loro livello di truculenza è altissimo: decapitazioni, torture, minacce di trafficanti, sicari in azione, vendette in diretta, rastrellamenti dell’esercito e sparatorie tra polizia federale e bande di narcos (o presunti tali) sono all’ordine del giorno. Si potrebbe assimilare a una versione web 2.0 delle famose narcomantas, gli striscioni che i criminali lasciano come avvertimento o rivendicazione vicino ai cadaveri delle loro vittime per lanciare messaggi alla polizia e ai cartelli rivali.

Centinaia di articoli, foto e video mostrano senza censura sparatorie, decapitazioni e vendette mafiose, episodi quasi dimenticati della guerra alle droghe che, nei primi quattro mesi del nuovo governo, ha fatto già 5.296 morti ”legati alla criminalità organizzata” (dati del Ministero degli Interni da dicembre 2012 ad aprile 2013), una cifra altissima seppur in calo rispetto al periodo corrispondente dell’anno prima. Ma anche su questi dati sono stati sollevati dubbi forti e motivati che farebbero pensare che con il cambio di governo ci sia stato anche un cambiamento dei criteri e dei metodi oltreché delle fonti utilizzate per questi calcoli, per cui i critici stimano un numero di vittime superiore o comunque in linea con le tendenze degli anni scorsi. A questo link il dibattito sui “numeri” con l’articolo “Mexico’s Violent Crime Numbers Don’t Add Up”.

Quindi il BDN è più necessario che mai, anche se qui fare i blogger o i reporter è un mestiere pericoloso. Infatti, il Messico da anni è ai primi posti delle classifiche di pericolosità per l’esercizio del giornalismo insieme a paesi come l’Iraq, la Siria, la Libia, il Pakistan e la Somalia. La Ong Article 19, specializzata in libertà d’espressione, ha contato 122 omicidi, 138 minacce e 324 aggressioni contro giornalisti in Messico tra il 2000 e il 2012, mentre quest’anno le aggressioni sono 51, cioè 12 in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Le testate locali sono sotto tiro e si moltiplicano gli attentati contro le loro sedi e i lavoratori con scopi intimidatori.

Alcuni narco-blog come Al_Rojo_Vivo o NarcoViolencia.Com, in passato molto noti, sono sopravvissuti solo alcuni mesi. Quindi il BDN e pochi altri, come mund0narco.com, tierradelnarco.comhistoriasdelnarco.com o narcotraficoenmexico.blogspot.mx (alcune foto e video sono inguardabili, avviso), sono un unicum nella rete e nell’informazione indipendente, anche perché spesso le loro origini, i loro gestori e i loro destini restano avvolti nel mistero*. L’inquietante e famoso blog NuevoLaredoEnVivo sarebbe invece gestito dall’esercito per raccogliere informazioni sui cartelli operanti nella zona frontaliera del Nordest grazie a delle chat tematiche dove denunciare i vari tipi di crimini. Infatti, in alto a sinistra, schiacciati in una specie di macabro logo, campeggiano mezzi blindati e soldati con mitra e fucili spianati. Siamo nella terra degli Zetas, ribattezzata giornalisticamente “Zetania“, una zona in cui la violenza s’è incrementata esponenzialmente soprattutto nella seconda fase della narcoguerra dopo il 2009-2010 e dove il problema dei desapareciedos ha raggiunto dimensioni drammatiche paragonabili alle situazioni vissute dalle dittature degli anni 70 nei paesi del Cono Sud.

L’esempio più emblematico è stato il brutale assassinio di una blogger nel settembre 2011. Si parlò in quell’epoca di veri e propri narco-attacchi ai social network e tra i blogger, gli utenti di twitter e delle reti sociali in generale si diffuse la paura. La vittima usava il nickname Nena (bambina/ragazza) de Laredo, e, secondo quanto diffuso dalla stampa, collaborava con dei report e delle denunce al portale nuevolaredoenvivo.blogspot.mx di Nuevo Laredo, città frontaliera a nord di Monterrey. La pagina diffonde denunce sulla delinquenza locale attraverso delle chat tematiche: la sala generale per denunce on line di vario tipo, una sala speciale per i cellulari, la sala 1 per lanciare allarmi e segnalare situazioni di pericolo, la 2 per denunciare situazioni d’insicurezza, una speciale per le denunce all’amministrazione comunale e la sala 3 per i furti o gli abbandoni d’auto. Infine una nota sibillina nel blog: “Non si cancelleranno messaggi a meno che non siano insulti, minacce o frasi di amicizia”.

La pagina sarebbe gestita dai militari, come ricordava il messaggio che i narcos del cartello degli Zetas hanno lasciato sul cadavere della donna: “Io sono la Nena di Laredo, sono qui per i miei reportage e i vostri e, per quelli che non vogliono crederci, mi è successo questo per le mie azioni e per essermi fidata della marina e dell’esercito”. I media tradizionali sono sempre meno disposti a mostrare nei dettagli la violenza e le trame della narcoguerra e il sottostante sistema d’impunità e corruzione. Il legame tra narcos, politica, corruzione (soprattutto nelle zone di frontiera con gli USA e da entrambi i lati della stessa) e poteri locali o regionali è evidente. Senza informazione la democrazia si svuota e gli affari illeciti possono prosperare, soprattutto se consideriamo che una grossa fetta dei guadagni derivanti dal commercio di cocaina e marijuana resta in mano agli intermediari mentre il valore degli stupefacenti sul mercato s’impenna esponenzialmente per il consumatore finale negli Stati Uniti o in Europa (Foto: Aree d’influenza dei cartelli del narcotraffico: clicca sulla foto per ingrandire). Questi anni di guerra senza dubbio rivelano, ancora una volta, il fallimento delle politiche proibizioniste e repressive, prive di approcci sociali e preventivi ma foriere di criminalizzazioni indebite e dell’inasprimento del conflitto armato.

La blogger del Narco usa il nome Lucy come pseudonimo viste le continue minacce di morte che riceve e si sposta ogni mese insieme al web master del sito per sfuggire ai trafficanti. Nel settembre 2011 due informatori del blog sono stati identificati, torturati e appesi a un cavalcavia nel settentrionale stato di Tamaulipas. Vicino ai cadaveri una narcomanta ricordava: “Sarete i prossimi, BDN”. ”Amo la mia cultura e il mio paese e, malgrado quel che succede, non siamo tutti narcos, assassini o corrotti, ma siamo un popolo educato, anche se molti stranieri pensano il contrario”, ha spiegato Lucy il 3 aprile scorso al quotidiano inglese The Guardian.

La ragazza ha sfidato le minacce e ha appena pubblicato negli USA un libro dal titolo Morire per la verità: Infiltrati nella violenta guerra contro le droghe in Messico che raccoglie le storie del blog. “L’ho fatto per mostrare quanto succede”, ha detto, “quando l’ho finito, ho potuto respirare perché avevo paura che m’ammazzassero prima, ma il libro è qui su carta, come testamento di ciò che soffriamo in Messico” (inserisco il book trailer di seguito).

Un tasso di omicidi più che raddoppiato in sei anni (da 10 a 25 ogni 100mila abitanti), il progressivo sfaldamento del tessuto sociale e la perdita di controllo da parte dello Stato in ampie zone del Nord del paese sono lì a dimostrarlo. Il presidente ha contato sull’aiuto delle principali catene TV, le sue alleate di vecchia data TeleVisa e TV Azteca, in genere poco propense alla critica. Inoltre le testate locali e quelle più piccole sono costantemente sotto la minaccia dei narcotrafficanti per cui sono poche le voci non ancora silenziate. Il BDN è oggetto dell’attacco degli hacker e “il governo è stato più aggressivo dei narcos in questo senso”, ha detto Lucy, anche se la sua gran paura è quella di venire identificata e catturata dai narcos o dalla polizia, che spesso è collusa coi delinquenti soprattutto a livello locale e regionale.

“In varie occasioni abbiamo pensato di mollare, ma non vogliamo farlo perché il nostro messaggio deve uscire da qui”, dice Lucy. “Ci hanno tolto la tranquillità, i sogni e la pace”. Ma i narco-blog proliferano nell’ombra di una guerra che non è mai finita e nessuna luce s’intravede in fondo al tunnel scavato da anni di politiche militari, antisociali e repressive. I vari Blog del Narco per ora continuano a ricordarcelo con crudezza.

** Negli ultimi 3 anni ho cercato di recensire o catalogare a più riprese i narco-blog e alcuni siti ufficiali di quotidiani messicani che in qualche modo li imitavano, cioè riproducevano in pagine web separate e in parte scollegate dal sito del giornale le notizie più pesanti sul narcotraffico e il conflitto. Eccone una lista. Molti sono spariti, altri non sono blog veri e propri, ma li segnalo comunque e ai lettori il giudizio:  Blog del Narco Al Rojo Vivo Insight Crime NLV (nuevo laredo en vivo) Mundo Narco Neglected War Guerra del narco.com NarcoViolencia Narcotráfico en México Juarez Noticias La Policiaca TodoSobreNarcotráfico GuerraContra El Narco Ay México lindo blog Ay México lindo narcoguerra Historias del narco

di Fabrizio Lorusso

da carmillaonline 

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