InfoAut
Immagine di copertina per il post

“Nemmeno a noi medici viene fatto il tampone!” Intervista a un medico di base in Francia

||||

Abbiamo tradotto quest’intervista fatta da ACTA (media di informazione indipendente francese, (il link del testo originale qui) a un medico di base della banlieue di Parigi. La corsa per evitare il collasso in Francia, per quanto sia iniziata in leggero ritardo rispetto al nostro Paese, dato che Macron ci ha tenuto a svolgere regolarmente le elezioni municipali di domenica scorsa prima di attivare misure speciali per il contenimento dell’epidemia simili a quelle italiane, sta prendendo velocità in maniera repentina. Coprifuoco, divieto di uscire se non per motivi comprovati, telelavoro laddove possibile, chiusura degli esercizi commerciali e delle scuole ma, parallelamente, mantenimento della produzione sono le parole d’ordine anche Oltralpe. D’altro canto, la popolazione assume su di sé la responsabilità di limitare il contagio pur rendendosi conto delle numerose contraddizioni che esplodono non appena le istituzioni provano a stringere un nuovo patto sociale al quale non si sa se dare totale fiducia. La questione dei tagli alla sanità pubblica, delle esternalizzazioni dei servizi, del risparmio – a partire dal fatto che i temponi non vengano effettuati per tutti – scaricato sulle fasce più precarie della società sono importanti punti fermi che sia in Francia che in Italia vengono evidenziati.

In Francia la situazione legata alla pandemia Covid19 diventa ogni giorno più simile alla situazione italiana, ormai in procinto di una catastrofe sanitaria da settimane. La destrutturazione progressiva del sistema sanitario francese – e internazionale – allineandosi alle misure di austerity e di privatizzazione neoliberale, non costituisce soltanto un fattore di aggravamento della crisi sanitaria e sociale che sta accadendo, ma le fondamenta. La situazione più delicata è quella della sanità pubblica, in particolare dei servizi di rianimazione, che sono in prima linea a fronteggiare l’epidemia. Ma cosa sta succedendo ai medici di base, elemento essenziale nella catena della cura ? Abbiamo fatto quest’intervista a un medico di base della periferia parigina, che ci espone come avviene la riorganizzazione della relazione con i pazienti, le mancanze e le incoerenze della gestione delle autorità di fronte alla catastrofe che si sta avverando.

Quali sono state le misure di autotutela messe in campo per voi e i vostri pazienti ?

Innanzitutto, per ciò che riguarda le mascherine e gli altri materiali di protezione, non c’è un servizio che ce li fornisce. Dobbiamo fare il giro delle farmacie per procurarcele – gratuitamente, almeno! È stato annunciato dai media che saremo riforniti di maschere a partire da questa settimana – anche se è da adesso che siamo davvero senza – ma ho appena saputo da un collega che le farmacie sono senza scorte sufficienti di maschere e siamo già a martedi.. ed è il caso di numerosi comuni, che così non possono rifornire di mascherine i medici e i paramedici. Aspettiamo. Sappiamo anche che in alcune regioni, in certi ambulatori e in alcune sale di rianimazione, ci sono delle carenze terribili di gel disinfettante e di maschere. Per il resto, le indicazioni e le informazioni ci sono state inviate via mail, provengono dal Ministero della Salute, dalla Direzione Generale della Salute o dalle SAMI (Servizio di Aiuto Medico Iniziale, una volta dette “Studi medici di guardia”). La maggior parte delle volte sono link che ci inviano a siti dedicati al COVID19 che ci forniscono delle indicazioni precise, in particolare sull’organizzazione dello studio medico e sulle visite. Dobbiamo per esempio preparare delle tabelle orarie dedicate alla presa in carico dei pazienti potenzialmente contagiati (per evitare il sovraffollamento nelle sale d’attesa, tra le altre cose). Le indicazioni riguardano anche la presa in carico dei pazienti: c’è un grafico in funzione dei sintomi e dei criteri di gravità correlati. Il nostro ruolo si limita a decidere se il paziente deve essere ricoverato o messo in isolamento a casa, a seconda della gravità del caso. Chiaramente la gravità non corrisponde solo a dei fattori medici ma anche a dei criteri medico-sociali: l’isolamento e la precarietà per esempio.

Come procedete per prendere questa decisione? Somministrate al paziente il tampone?

Noi non abbiamo alcun accesso al tampone. Non siamo in grado di stabilire quindi se un paziente ha il virus o meno. Possiamo semplicemente valutare se dev’essere ricoverato o rimandato a casa: misurando la saturazione dell’ossigeno, la frequenza respiratoria, la febbre, la pressione. Ma non è sufficiente. Noi avremmo dovuto avere accesso a questi tamponi per testare i pazienti prima del passaggio allo stadio 3, a quel punto non servono quasi più a niente.

Inoltre, se il paziente dev’essere ricoverato o semplicemente testato, siamo obbligati a chiamare la croce rossa, che è davvero difficilmente raggiungibile, anche quando abbiamo dei casi gravi che devono essere presi in carico. Capita di passare più di un’ora a tentare di contattarli, perchè ovviamente sono con l’acqua alla gola.

Ci sono anche i SAMI, che sono dei servizi di visite d’urgenza e funzionano per comune o per raggruppamenti di comuni. Questi servizi sono essenziali, e permettono di regolare le urgenze assicurando la continuità delle cure la sera e nei week end. Per noi, la comunicazione e le informazioni, passano tramite il SAMI. Bisogna sottolineare che l’efficacia e la presenza dei SAMI varia a seconda dei territori. Vorrei anche aggiungere che oltre a non poter fare il tampone, noi a nostra volta non abbiamo diritto a sottoporcisi, e questo è assurdo. Non c’è stata alcuna campagna per il test, nè per la popolazione nè per il personale medico ! Fino a molto recentemente, anche se si presentavano i sintomi, i medici non erano testati. Se c’era solo la tosse, o si presentavano dei sintomi leggeri, non eravamo testati, quindi si continuava a lavorare. Abbiamo passato così le ultime settimane. Mi è successo personalmente quindi posso dare la mia testimonianza. Il 18 febbraio, mi sono ammalato, presentavo dei sintomi legati al virus: tosse, febbre, fatica, malessere. Ho contattato la croce rossa per farmi fare il tampone prima di tornare in studio, mi sembrava logico. Ma mi hanno detto che non è “il protocollo”, che poteva cambiare da un giorno all’altro, ma che fino a che non ero venuto in contatto con qualcuno che era stato in una zona a rischio non era utile farmi il tampone. È una mancanza di rigore.

Come organizzate le visite, come avviene la relazione con i pazienti ?

Una tendenza generale, che va nella direzione di seguire le indicazioni di massimo isolamento, è di fare le consultazioni virtuali. Ciò permette alle persone, in particolare le persone più a rischio, di non doversi spostare. Questo significa che non possiamo accogliere tutti: questo protocollo necessita che il paziente abbia un computer, ma ciò implica l’esclusione dei più precari, delle persone anziane ecc.. inoltre, i server sono già saturi, e le visite sono rese difficili, quasi impossibili, perchè il sistema salta regolarmente. L’altra soluzione è fare visite telefoniche. Non è pagato, ma molti di noi ci passano molte ore al giorno. Non so come funziona altrove, perchè i mezzi sono diversi da territorio a territorio, in termini di materiale di protezione, ma anche di strumenti. La consultazione si limita molto spesso a decidere se inviare il paziente all’ospedale, o in isolamento se è fuori dai criteri di gravità (con una mutua di 14 giorni). Il fatto di non poter testare le persone ci limita. Le visite a domicilio si fanno sono per evitare alle persone a rischio (anziane, immunodepresse..) di spostarsi e mantenerle isolate.

Avete parlato con molti pazienti al telefono, cosa pensano a questo stadio della pandemia?

Le persone non comprendono veramente ciò che sta succedendo. Chiamano anche per avere delle spiegazioni. C’è molta inquietudine, ma non paranoia. Le persone sono scrupolose, attente, e comprensive, vogliono dei consigli. Ciò che è certo, è che le visite e le chiamate non smettono di aumentare. Anche se qui in Ile de France non siamo ancora nella situazione di Mulhouse, o più in generale del Grand Est, dove i casi di covid19 sono esplosi e tutte le squadre mediche sono saturate e affaticate.

Sappiamo che in seguito ai tagli legati alle politiche di austerity, la situazione degli ospedali pubblici è catastrofica : mancanza di personale – già prima dell’epidemia – mancanza di letti, di apparecchi per l’assistenza respiratoria, e di altro materiale. Com’è la situazione per i medici di base?

Noi siamo messi meglio del personale sanitario che lavora in rianimazione, loro sono i più colpiti. Ciò detto, rispetto alla medicina generale, prima della “crisi coronavirus”, c’era già una crisi dell’accesso alle cure, in particolare nei territori in cui non vi sono presidi sanitari (che non sono solo la campagna profonda, ma anche le metropoli, le periferie). I medici di base, ossia il primo step per curarsi, sono all’oggi saturati di pazienti, dunque non ne prendono più di nuovi, e questo già da anni. Questo è dovuto al fatto che i medici che vanno in pensione non vengono sostituiti, perchè il carico e le condizioni di lavoro sono troppo pesanti. Oggi è molto difficile per molte persone trovare un medico, è pieno di gente che non ce l’ha. Nella situazione attuale, i medici di base che erano saturati devono aprire le consultazioni in accesso libero (e voglio credere che lo facciano per non sovraccaricare le urgenze!)

Avete accesso all’informazione scientifica riguardo al virus e alla sua evoluzione ?

No, non ci comunicano queste informazioni. In ogni caso, ho avuto dei riscontri da parte di ricercatori molto arrabbiati, per i tagli drastici alla ricerca, sul Coronavirus tra l’altro (la ricerca sul Coronavirus si era sviluppata in seguito all’epidemia di SARS, epidemia che ha colpito la Cina nel 2003) fatti prima da Sarkozy, in seguito da Hollande e ora da Macron. Abbiamo un vero ritardo. Avremmo potuto avere dei modelli di comportamento e di mutazione del virus più avanzati, che ci avrebbero permesso di agire di conseguenza. C’è anche molta poca trasparenza attorno al Cosiglio Scientifico che è stato riunito dal Ministero della Salute su richiesta di Macron. Sappiamo solo l’identità dei suoi membri, ma le sue decisioni non sono pubbliche. Questa opacità non riguarda solo i medici, dovrebbero essere informazioni divulgate a tutta la popolazione!

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Restare a galla insieme in un mondo difficile: Bilancio 2024 delle questioni del lavoro in Cina (pt.1)

Traduciamo questo contributo da Chuangcn.  Prefazione a cura di Chuang.  Dal 2020, un gruppo anonimo di netizen si riunisce per redigere una rassegna annuale delle lotte del lavoro (o, nella loro terminologia, “incidenti nel diritto del lavoro”) e delle tendenze sociali ad esse collegate in Cina. L’iniziativa è guidata dall’utente WeChat “Chiapas Eastern Wind TV” […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La questione della Palestina nel mondo di lingua cinese

Nell’ottobre 2023, con l’operazione “Diluvio di al-Aqsa” lanciata da Hamas e la brutale risposta di Israele, il movimento di solidarietà con la Palestina è ricomparso in Cina.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La società della resistenza e la liberazione degli oppressi. La lunga storia di Hezbollah

Appena il governo di Beirut ha deciso il disarmo di Hezbollah, immediatamente nella capitale sono scoppiate proteste e cortei, non solo opera del partito sciita, ma di molti altri partiti e semplici cittadini.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I signori della terra: i latifondisti transnazionali e l’urgenza di una redistribuzione

Troppa terra in poche mani: le dieci multinazionali che controllano milioni di ettari

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

‘Nessun paradiso senza Gaza’: intervista esclusiva di Palestine Chronicle al rivoluzionario libanese Georges Abdallah

Traduciamo da The Palestine Chronicole questa lucida e approfondita intervista del 13 agosto 2025, a Georges Abdallah.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

E’ uno sporco lavoro / 3: Hiroshima Nagasaki Russian Roulette

Sono ancora una volta delle parole, in parte esplicite e in parte giustificatorie, quelle da cui partire per una riflessione sul presente e sul passato di un modo di produzione e della sua espressione politico-militare.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il laboratorio della guerra. Tracce per un’inchiesta sull’università dentro la «fabbrica della guerra» di Modena

Riprendiamo questo interessante lavoro d’inchiesta pubblicato originariamente da Kamo Modena sul rapporto tra università e guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Più conflitti, meno conflitti di interesse

“Le mie mani sono pulite” ha detto il sindaco Sala nella seduta del consiglio comunale dove ha sacrificato il suo capro – l’assessore all’urbanistica Tancredi, coinvolto nelle indagini della procura milanese su alcuni (parecchi) progetti di trasformazione urbana.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

STOP RIARMO “Se la guerra parte da qua, disarmiamola dalla città!”

Riprendiamo e pubblichiamo il documento uscito sul canale telegram del percorso @STOPRIARMO che a Torino ha organizzato una prima iniziativa qualche settimana fa. Il documento traccia un quadro composito del sistema guerra nei vari ambiti della produzione e della riproduzione sociale oltre a lanciare alcuni spunti rispetto a ipotesi di attivazione.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Robert Ferro – Dove va l’Europa? Crisi e riarmo nel cuore dell’Unione

Dal welfare al warfare, dall’automotive al carroarmato, dall’«Inno alla gioia» di Beethoven alla «Marcia imperiale» di Dart Fener. Nel cambio di tema che fa da sfondo all’Europa, l’imperialismo colpisce ancora. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “Blocchiamo tutto”. Mobilitazioni diffuse nel paese contro l’austerity di Macron

Intensa giornata di mobilitazione mercoledì 10 settembre in Francia, dietro la parola d’ordine “Bloquons Tout”.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: Lecornu s’est mazziat

500 000 persone in tutta la Francia contro Macron e la sua politica a due giorni dalla caduta del Primo Ministro francese Bayrou, record per il neo incaricato Sébastien Lecornu, contestato al suo secondo giorno di mandato.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Francia: tre militanti contro la linea alta velocità Bordeaux-Toulouse sotto sorveglianza giudiziaria

Dopo l’arresto di venerdì scorso, avvenuto in seguito alla protesta contro l’abbattimento di alberi secolari lungo il tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità Bordeaux-Tolosa (vedi il nostro articolo), tre attivisti sono stati posti sotto sorveglianza giudiziaria. Nelle prime ore di venerdì 29 agosto, quattro persone sono state arrestate a Saint-Jory mentre protestavano contro l’abbattimento […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia. 10 settembre: il popolo deve organizzarsi al di fuori dei quadri imposti dai sindacati e dai partiti politici

Continuiamo a dare contro del dibattito che sta accompagnando la costruzione della giornata del 10 settembre in Francia contro il piano di austerità del governo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia, 10 settembre: bloccare le periferie delle grandi città per fermare il Paese?

Dall’inizio di luglio, la data del 10 settembre e lo slogan «blocchiamo tutto» circolano massicciamente. Si formano gruppi, si organizzano assemblee, si discute sui modi migliori per impedire il piano di austerità di Bayrou.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: il 10 settembre “Blocchiamo tutto”

Ovunque in Francia, dei gruppi si incontrano, si organizzano e condividono delle idee con un obiettivo comune: bloccare tutto il 10 settembre prossimo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Per salvare Gaza e noi stessi, è ora di razionalizzare la speranza

Ormai le volte in cui abbiamo pensato “speriamo” dopo le dichiarazioni di qualche governo o di qualche grande istituzione sono centinaia. di Alessandro Ferretti Abbiamo sperato in una svolta con i pronunciamenti della corte dell’Aja e dell’ICC, con le voci di dissidi Biden-Netanyahu e Trump-Netanyahu, con gli stati che hanno riconosciuto la Palestina, con il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nuovo accordo tra la Francia e Kanaky: indipendenza o truffa coloniale?

Qualche giorno fa è stato siglato un nuovo accordo tra i partiti indipendentisti kanak e lo Stato coloniale francese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: le loro armi, i loro profitti, i nostri morti

Più di 4.000 persone hanno manifestato e portato avanti delle azioni contro l’Air Show di Parigi, il commercio della morte e a sostegno della Palestina.