Nuovo skipper, nuove rotte? La Francia al giro di boa
Dopo la pubblicazione dei risultati elettorali al primo turno provenienti dalle urne francesi e le dichiarazioni dei candidati, un cambiamento dell’assetto politico-economico non solo relativo alla nazione transalpina ma anche alla grande Europa delle banche e dello strapotere tedesco, appare molto probabile.
Il Kapo d’Europa Angela Merkel appare visibilmente preoccupato dal portato delle urne francesi, esprimendo il proprio sostegno al presidente uscente Sarkozy. Una possibile vittoria del candidato del PS Francois Hollande segnerebbe un’incrinazione dei rapporti tra Francia e Germania, andando a intralciare il progetto dell’asse “Merkozy” caratterizzato da austerità e tagli indiscriminati al welfare, dal potenziamento delle ingerenze nella vita economica e politica degli stati più fortemente in crisi( Spagna e Italia su tutti) da parte della BCE e del FMI.
Il rallentamento di questa stretta compartecipazione di Francia e Germania alla vita politica ed economica degli stati dell’Unione, andrebbe però non solo a riaprire le porte al progetto di Europa federale, osteggiato in passato dallo stesso Sarkozy e dal suo partito, l’UMP, ma più che altro imporrebbe un drastico stop al tentativo di uscita dalla crisi dal lato prettamente economico-finanziario, portato avanti alla lettera da Governo Monti e compagnia bella.
La vittoria di Hollande al primo turno infatti, sta a significare quella necessità espressa dal popolo elettore di più attenzione da parte dei governi al sociale, alla vita quotidiana in quanto welfare e benessere: in questo i francesi si sono espressi chiaramente. Meno tagli, meno ingerenze, meno Europa più Francia.
Ora è comunque impossibile pensare a Hollande come il salvatore della patria, né come il leader di estrema sinistra pronto a “fare la rivoluzione”, ma sicuramente la sua vittoria costituirebbe una contraddizione in termini, sia dal punto di vista economico dell’Europa ma anche da quello dei rapporti tra le socialdemocrazie europee.
Bersani infatti ha sì espresso appoggio e gioia alla notizia della vittoria di Hollande, ma sicuramente i due “frontman” della socialdemocrazia italo-francese si pongono in un’ottica completamente differente nei confronti dell’Europa e dei mercati. Se il socialista transalpino parla di sociale e potenziamento del welfare in contrapposizione alla dittatura economica tedesca, il nostro Pierluigi continua a insistere sulla linea del Reichstag, della BCE e del Governo Tecnico in nome di una improbabile responsabilità nazionale.
Il NewDeal europeo proposto da Hollande va a intaccare in minima parte il Patto di bilancio franco-tedesco, il cosiddetto Fiscal compact. Il candidato socialista dal suo canto non annuncia ribaltoni sullo scenario europeo nonostante non eviti di rimarcare le differenze tra la sua politica economica e quella portata avanti dalla Merkel. La vittoria di Hollande potrebbe mitigare le rigidità della Merkel, far da contrappeso a un dominio continentale di Berlino al contempo prepotente e abulico, che mai è stato sottoposto a vere sfide da Sarkozy, affamato di appoggi alle elezioni. D’altro canto chi presagisce la fine dell’asse franco-tedesco con Hollande all’Eliseo non ha memoria nel cervello: Parigi e Berlino sono un tandem, per necessità.
Finora abbiamo escluso una componente politica francese, uscita dalle urne elettorali con una nuova forza: le Front National di Marine LePen. La formazione di ultradestra, abbandonati, almeno di facciata, i retaggi antisemiti, razzisti e xenofobi, ha saputo imporsi alla luci della ribalta nazionale. Un risultato elettorale che spaventa tutti, sia dentro che fuori la Francia. L’Europa esprime perplessità, i mercati internazionali crollano. Cosi l’FN è andato a raccogliere quell’ampio gruppo di elettori stanchi della crisi, delle banche, dei partiti e della politica, mantenendo la sua dose di
populismo e di leggi di differenziazione razziale ma riuscendo ad accattivarsi voti operai, di impiegati del pubblico e di socialisti delusi.
Cosi Nikolas Sarkozy ora vira, per assicurarsi la vittoria al ballottaggio, su quel 18% di francesi che ha preferito la strada di Marine LePen. Sarkò dopo aver condotto una campagna elettorale di ultradestra ora continua su quella direzione, sfidando Hollande a un incontro pubblico e puntando sulla lotta all’immigrazione forsennata, cavallo di battaglia del FN.
L’exploit della LePen si va ovviamente a inserire in quello che è l’uscita prepotente dei partiti di estrema destra in tutta Europa. Dove vigono stanchezza, abbattimento, sconforto le destre vincono, o quantomeno migliorano i propri risultati. Con il solito giochino della democraticizzazione e forti dei risultati elettorali, questi partiti ottengono sempre ciò che vogliono, un inasprimento delle regolamentazioni sull’immigrazione e un principio di segregazione razziale. Cosi la LePen, attaccando Europa e mercati s’è accaparrata il favore di quelli che la crisi la subiscono tutti i giorni, tralasciando però la popolazione migrante caratterizzante le banlieuses delle metropoli francesi. La società politica, in questo modo, si rende via via conto di avere trascurato, o di non avere valutato abbastanza, gli effetti della crisi, anche sul piano psicologico. L’assillo, l’angoscia di chi la vive, o teme di esserne investito, hanno dominato cuori e cervelli durante la campagna elettorale, senza che gran parte dei protagonisti ne fosse cosciente. E i mercati reagiscono di conseguenza, cali e incertezze.
Ma cosa cambierebbe dal punto di vista della popolazione e dell’assorbimento della crisi con una vittoria di Francois Hollande?
Probabilmente poco e niente. La socialdemocrazia europea non costituisce più un alternativa al liberalismo e al capitalismo finanziario. Riforme riguardanti il welfare saranno comunque controbilanciate da tasse, sacrifici e tagli. Quello che la popolazione europea e, in questo caso, francese, non ha più voglia di subire. Volere tutto e subito è una rivendicazione che inizia a farsi spazio in qualsiasi componente sociale.
E non sarà sicuramente un cambio di skipper a far virare il catamarano francese, finchè i venti dell’Europa soffieranno in direzione dell’austerità.
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