Piogge, lacrime e responsabilità
Non si parla più solo di esondazioni e morti in Liguria e Sardegna: è ormai un fattore pandemico quello che vede negli ultimi autunni svariate regioni messe sotto scacco dall’ incedere dell’acqua; tragedie evitabili e altre ancora da evitare vengono tritate dal mantra mediaticodell’ eneluttabilità emergenziale, una retorica utile non solo a sminuire le responsabilità sistemiche di dirigenti politici ed economici, ma criminale in senso lato in quanto affranca da ogni peso etico anche amministratori e persone dalle mansioni meno evidenti, poiché localizzate in piccoli distretti o territori, ma non per questo meno importanti. Mansioni che sovente hanno a che fare con la manutenzione e il controllo dei territori.In un Paese dove il renzismo sprona ad una mentalità iper-lavorista come necessità in cambio di briciole e promesse, si lavora e si produce a favore di chi in cambio nulla dà, anzi continua a mettere in repentaglio ecosistemi e paradigmi socio-ambientali con un conto che ritorna salatissimo per gli abitanti dei territori stessi, in numero di morti come di soldi fagocitati e di possibilità alternative distrutte.
Poi ci si interroga o, peggio ancora, ci si barcamena sul falso e ipocrita problema dell’ invasore esterno, appoggiandosi sulla faciloneria del populismo razzista che rende una visione ottusa e per questo semplificata della realtà senza risolvere alcun problema sociale che tocchi la popolazione indigente e insolvente. La stessa che godrebbe di un finanziamento serio a strutture ospedaliere e scolastiche anziché dei voraci treni ad alta velocità, o che forse non verrebbe ripescata esanime alle foci dei fiumi se risorse pubbliche destinate al ripopolamento boschivo non venissero mangiate in altri modi.
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