Prima i poveri! 10-16 ottobre mobilitiamoci per il diritto all’abitare #nopianocasa #noart5
Una necessità sostenuta da una rinnovata determinazione che arriva non solo dall’urgenza di rispondere ai ripetuti attacchi verso chi si autorganizza, con sgomberi e misure giudiziarie che si susseguono in tutta Italia, ma da una quotidianità vissuta dentro i territori dove i processi di impoverimento ed espropriazione si rinnovano di continuo producendo spesso spinte fasciste e xenofobe, alimentate ad hoc da chi dietro lo slogan “Prima gli italiani” prova a costruire consenso elettorale. Un consenso pericoloso, che rischia di tradursi in una guerra fra poveri, utile a chi governa per continuare a portare avanti una guerra di classe che punta a punire e cancellare in maniera definitiva il vasto mondo del disagio e degli insolventi.
Per questo, assumendo lo slogan “Prima i poveri” si è deciso di lanciare una settimana di mobilitazione dal 10 al 16 ottobre contro il Piano casa e l’infame articolo 5, mettendo al centro il tema delle nuove povertà.
Agire dentro i territori la battaglia per il diritto all’abitare vuol dire misurarsi direttamente con il terreno della morosità e del debito e con la necessità di una ricomposizione sociale che passi per la capacità del rifiuto del ricatto di un assistenzialismo becero e interessato -che ha caratterizzato anche l’associazionismo di sinistra, oltre a quello legato al mondo cattolico- che risponde e alimenta politiche dell’emergenza che mirano allo svuotamento delle capacità di autorganizzazione, all’annientamento del conflitto e alla pacificazione.
In questo senso gli sportelli devono diventare vere e proprie agenzie del conflitto dentro i territori per far emergere una composizione sociale solidale, indisponibile al ricatto e che sia in grado di trasformare l’illegalità diffusa in una pratica legittima di riappropriazione di reddito, di tempi e di spazi di vita che sia solida, riconoscibile e riproducibile dentro lo sviluppo di nuovi territori. Proprio per sottrarci al ricatto e per non accontentarci delle briciole, consapevoli della sparizione delle mediazioni istituzionali possibili mentre si spartiscono le risorse pubbliche attraverso commissariamenti diffusi, e dentro un processo di maturazione politica che sappia tenere conto delle esigenze di consolidamento e riproducibilità e che sia in grado di produrre un nuovo spazio politico di attivazione, come accaduto in altri paesi, la Spagna per prima, a partire dalle lotte contro sfratti e pignoramenti.
Se è vero che la controparte ha provato a prenderci le misure, è arrivato il momento di uscire dall’impasse e sollecitare i territori e le periferie, dentro una ricomposizione sociale possibile, a darsi una possibilità. Dobbiamo produrre un nuovo discorso pubblico e strumenti capaci di farci fare decisi passi avanti, tenendo d’occhio dinamiche istituzionali che tendono a sottrarre ai movimenti parole e immaginario come rischia di accadere sia sul fronte delle migrazioni che su quello delle povertà.
L’assemblea di Abitare nella crisi ha espresso solidarietà ai/alle numeros@ attivist@ arrestat@ Torino per opporsi al comizio di Salvini e al cantiere del Tav in Val di Susa, chiedendone la liberazione immediata.
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