Provarci, resistere, avanzare
Il dopo #19o aveva visto i detrattori della settimana prima correre sul carro del vincitore e cercare di accaparrarsi ex-post una scommessa vinta dai movimenti: Il Manifesto tentava bislaccamente di susumere la mostruosità del 19 sotto la più rassicurante ala protettiva del 12 ottobre; Sel giungeva con una settimana di ritardo a riconoscere l’errore di aver disertato le piazze (“mi si nota di più se vado o non vado..?”). Chissà che domani un Renzi non spari la sua cazzata della settimana è qualche post-fascista alla Meloni non rievochi l’eredità “sociale” dell’Msi…
La verità è invece molto più cristallina: ancora una volta i movimenti, partendo dal basso e senza mediazioni, hanno messo sulla pubblica piazza le contraddizioni che fanno male e che non si risolveranno con qualche palliativo d’aggiustamento. Son dovuti scendere in strada mettendo la carne di fronte ai manganelli e i polmoni ad assorbire lacrimogeni, come avviene ovunque si lotti, in piazza Taksim, a Rio De Janeiro o sulle pendici montuose della Val Clarea.
Cosi si fa! Altrimenti non ci ascoltano. E non dobbiamo stupirci. Quella banda di ruffiani che hanno ancora la pretesa di chiamarsi tra loro, “onorevoli”, “primi cittadini” e “governatori” continueranno a scaricarsi l’un l’altro la patata bollente, sperando che la nottata passi e che qualche tesoretto spremuto dalla nostra pelle collettiva possa tamponare il problemino che inizia a porsi. Bisognava salire sul tetto di un blindato per ricevere attenzione e farsi intravedere dalle segrete stanze di Montecitorio e Palazzo Chigi.
A questo 31 ottobre si è giunti facendo tesoro della forza accumulata nella piazza del 19. In pochi ci avevano creduto. Oggi iniziamo a vedere i risultati, in termini di continuità e perseveranza, di cosa possono produrre le soggettività di movimento se si muovono con umiltà e metodo, individuando obiettivi concreti da praticare, mete da raggiungere, percorsi che non si possono concordare. Una dimostrazione d’assedio effettiva, una prefigurazione di quel che va fatto.
Sono primi passi incoraggianti ma siamo ancora lontani dall’aver raggiunto i nostri traguardi. Che sono tanto ambiziosi e tanto ampi da imporci di non accontentarci. Per provare a costruire una sollevazione generale reale, che incida sui rapporti di forza e inverta i processi, le aspettative di masse sempre più espropriate ma che possono essere protagoniste quando sono consapevoli dei loro interessi e si uniscono per difenderli.
Alcune date sono già sul tappeto, per continuare il cammino: il prossimo 9/10 novembre a Roma, per discutere in assemblea generale nuovi terreni di lotta e l’allargamento del conflitto sociale oltre il piano della lotta per la casa, individuando gli altri gangli della riproduzione sociale (reddito, spesa pubblica, sanità, formazione…ecc) e provare magari a buttare giù qualche elemento di programma per il medio periodo. Un’altra possibile iniziativa che si prospetta all’orizzonte è il nuovo vertice italo-francese tra Monti e Hollande sul Tav, il prossimo 20 novermbre, sempre a Roma, dove ri-ratificheranno la decisione di buttare nell’idrovora di Chiomonte miliardi di euro di denaro pubblico.
Anche questi sono solo piccoli passi ma necessari per tracciare una nuova via. A sarà dura ma abbiamo iniziato a metterci in marcia… e non abbiamo nessuna ntenzione di fermarci!
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