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Saccheggiare un discount portafogli alla mano

il Manifesto 28 ottobre 2011

 

Massimo Ilardi è professore di sociologia urbana all’Università di Camerino e direttore della rivista Gomorra. Studioso spregiudicato della maniera in cui il mercato e il consumo stanno ridisegnando la metropoli, ha spesso puntato lo sguardo sui centri commerciali. Avvertendo che l’espressione «non luogo» è ormai senza senso, e che questi sono i luoghi del massimo controllo, i luoghi nei quali il mercato è costretto a fare i conti con i fantasmi che ha scatenato. È stato coinvolto anche lui, ieri mattina, nel traffico infernale che ha bloccato mezza città per l’apertura di Trony. Facciamo il punto. «Teniamo conto – dice – che questo non è un episodio isolato. Era già accaduto a Roma e accade in qualsiasi altra città del mondo occidentale ogni volta che si apre un grande centro commerciale. E accade così tutti ci troviamo a fare i conti con questa potenza che è il consumo. Una potenza formidabile, centrata sul desiderio che diventa ingovernabile. Stamattina la metropoli era incontrollabile».

A proposito, gli urbanisti ci hanno spiegato in questi anni che Roma è stata letteralmente ridisegnata dai centri commerciali aperti oltre il Raccordo Anulare.
Perché la politica non riesce a governarla, e ci pensa il mercato. Questo non toglie che se ci fosse un governo della città degno di questo nome magari le conseguenze sarebbero state diverse. Mi pare di aver capito che Alemanno ha detto che quel che è successo stamattina era imprevedibile. Ma come? Apre un centro commerciale a Ponte Milvio, quasi in centro, e tu non prevedi che ci sarebbe stato un assalto di quel genere? Questo fa capire la pochezza della politica…

Forse. Però bisogna anche riferire la polemica tra consiglieri comunali di centrosinistra e di centrodestra. I primi hanno detto che almeno si sarebbe dovuto obbligare ad aprire in un giorno festivo. Gli altri hanno risposto che «la sinistra è lontana dal sentire dei cittadini».
Diciamocelo sottovoce: l’accusa forse ha un suo fondamento. Ma il discorso è altro: se tu pensi che sotto l’amministrazione Veltroni è stato ridisegnato il quadrante est e ovest, da Porta di Roma fino al Parco Leonardo, con i centri commerciali e che il comune ha lasciato mano libera di disegnarlo.

Ma i centri commerciali sono vicini al sentire dei cittadini?
Intanto, in una situazione di crisi venivano venduti oggetti a prezzi stracciati, forse più del 30% di sconto promesso. E un giovane, o un immigrato che fanno? Non ci vanno? Ma il problema è un’altro: neppure il mercato ce la fa a governare il consumo, tanto che nelle infinite code per entrare finiscono in frantumi vetri o si distruggono le scale mobili, la circolazione va in tilt. La verità è che il mercato non ha valori, non sa mediare, non ha strumenti politici per mediare. E il consumatore la merce la prende come può.

Stai tracciando un quadro del nuovo consumo che paradossalmente, negli effetti, è molto vicino al saccheggio, ai riot.
Il consumo è un atto distruttivo. Distrugge oggetti, relazioni sociali, emotività. Intendiamoci: qui non dò giudizi di valore, sto raccontando quello che accade. È chiaro che il mercato vorrebbe avere le sue regole rispettate, ma il desiderio del consumatore fuoriesce sempre dalle regole del mercato. E perciò il consumatore è un elemento centrale del conflitto metropolitano. È stato sempre demonizzato, ritenuto passivo, idiota, specie dalla sinistra, ma qui bisogna dotarsi di mentalità diverse, di una teoria diversa del conflitto. Faccio un salto e dico che quel che è successo il 15 ottobre a San Giovanni non è solo colpa di tremila farabutti, ma forse è la punta di un iceberg che riguarda anche i diecimila che stavano davanti a Trony.

Si sarebbe pensato diversamente se quel che è successo fosse avvenuto all’apertura di un grande discount alimentare? Insomma: la rivolta per il pane è moralmente più giustificabile degli scontri per l’ipod o per le Nike?
Ho letto che stamattina le migliaia accorse da Trony hanno speso una media di 270 euro a persona. In un periodo di crisi sono tantissime. Molti saranno stati giovani. Qualcuno avrà pensato di farci del commercio ulteriore. 270 euro spese non per mangiare ma per merci superflue. Forse avere un ipod e un cellulare non è più tanto superfluo.

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