
Saccheggiare un discount portafogli alla mano

il Manifesto 28 ottobre 2011
A  proposito, gli urbanisti ci hanno spiegato in questi anni che Roma è  stata letteralmente ridisegnata dai centri commerciali aperti oltre il  Raccordo Anulare.
Perché la politica non riesce a  governarla, e ci pensa il mercato. Questo non toglie che se ci fosse un  governo della città degno di questo nome magari le conseguenze sarebbero  state diverse. Mi pare di aver capito che Alemanno ha detto che quel  che è successo stamattina era imprevedibile. Ma come? Apre un centro  commerciale a Ponte Milvio, quasi in centro, e tu non prevedi che ci  sarebbe stato un assalto di quel genere? Questo fa capire la pochezza  della politica… 
Forse. Però bisogna anche riferire la  polemica tra consiglieri comunali di centrosinistra e di centrodestra. I  primi hanno detto che almeno si sarebbe dovuto obbligare ad aprire in  un giorno festivo. Gli altri hanno risposto che «la sinistra è lontana  dal sentire dei cittadini».
Diciamocelo sottovoce: l’accusa  forse ha un suo fondamento. Ma il discorso è altro: se tu pensi che  sotto l’amministrazione Veltroni è stato ridisegnato il quadrante est e  ovest, da Porta di Roma fino al Parco Leonardo, con i centri commerciali  e che il comune ha lasciato mano libera di disegnarlo. 
Ma  i centri commerciali sono vicini al sentire dei cittadini?
Intanto,  in una situazione di crisi venivano venduti oggetti a prezzi  stracciati, forse più del 30% di sconto promesso. E un giovane, o un  immigrato che fanno? Non ci vanno? Ma il problema è un’altro: neppure il  mercato ce la fa a governare il consumo, tanto che nelle infinite code  per entrare finiscono in frantumi vetri o si distruggono le scale  mobili, la circolazione va in tilt. La verità è che il mercato non ha  valori, non sa mediare, non ha strumenti politici per mediare. E il  consumatore la merce la prende come può.
Stai tracciando  un quadro del nuovo consumo che paradossalmente, negli effetti, è molto  vicino al saccheggio, ai riot. 
Il consumo è un atto  distruttivo. Distrugge oggetti, relazioni sociali, emotività.  Intendiamoci: qui non dò giudizi di valore, sto raccontando quello che  accade. È chiaro che il mercato vorrebbe avere le sue regole rispettate,  ma il desiderio del consumatore fuoriesce sempre dalle regole del  mercato. E perciò il consumatore è un elemento centrale del conflitto  metropolitano. È stato sempre demonizzato, ritenuto passivo, idiota,  specie dalla sinistra, ma qui bisogna dotarsi di mentalità diverse, di  una teoria diversa del conflitto. Faccio un salto e dico che quel che è  successo il 15 ottobre a San Giovanni non è solo colpa di tremila  farabutti, ma forse è la punta di un iceberg che riguarda anche i  diecimila che stavano davanti a Trony. 
Si sarebbe  pensato diversamente se quel che è successo fosse avvenuto all’apertura  di un grande discount alimentare? Insomma: la rivolta per il pane è  moralmente più giustificabile degli scontri per l’ipod o per le Nike?
Ho  letto che stamattina le migliaia accorse da Trony hanno speso una media  di 270 euro a persona. In un periodo di crisi sono tantissime. Molti  saranno stati giovani. Qualcuno avrà pensato di farci del commercio  ulteriore. 270 euro spese non per mangiare ma per merci superflue. Forse  avere un ipod e un cellulare non è più tanto superfluo.
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