Siamo tutti facchini! 2000 in corteo a Bologna
Alle 15 a Piazza Nettuno spuntavano già le prime bandiere S.I.Cobas, e gli striscioni, che rivendicavano il diritto allo sciopero, venivano srotolati ed esposti nei pressi della lapide alla memoria partigiana. Dopo poco arriva anche l’amplificazione e iniziano gli interventi mentre la piazza si riempe. “Granarolo non ti lasceremo dormire sonni tranquilli, continueremo a dare battaglia. Lotta dura senza paura!” e a seguire numerosi altri interventi che raccontano le mille storie di sfruttamento e lotta che attraversano i magazzini della logistica. Il Laboratorio Crash dopo aver salutato la piazza intera, a cui minuto dopo minuto si erano aggiunti studenti, precari e disoccupati grida al microfono “è il momento di prenderci il centro della città con il nostro slogan: sciopero! Sciopero! Sciopero!”.
Lo striscione di apertura raggiunge via Indipendenza quando un foltito gruppo di manifestanti armati di cartelli di sostegno alla piazza insorgente di Istanbul raggiungono l’iniziativa e dopo aver attraversato la piazza si uniscono al corteo. I numeri in Via Indipendenza si gonfiano, e al microfono, un compagno dei S.I.Cobas di Piacenza annuncia che la presenza, anche sopra le aspettative, raggiunge le migliaia. Ed è così: perchè al cortei promosso dai facchini dei S.I.Cobas insieme al Lab Crash sfilano più di 2000 manifestanti: “tutti uniti”, “logistica razzista, lavoro da schivista!”, “lotta dura senza paura!”, e l’ormai storico “sciopero!”. Tantissimi gli interventi dei compagni dei S.I.Cobas e del Lab.Crash si susseguono, ed a volte sembra che gli slogan e il corteo rumorosissimo e carico di determinazione coprano la stessa amplificazione che racconta e rilancia le lotte a tutto volume. Ma la carica collettiva del corteo arriva quando il primo striscione si avvicina alla sede della cgil e tutta la piazza grida “CGIL ladri!CGIL ladri!”.
La rabbia dei facchini dopo aver invaso il centro città, arriva anche a colpire il sindacato ritenuto, a ragione, colpevole di aver abbassato di non poco la qualità della vita dei facchini dopo aver firmato lo stato di crisi per le aziende, e non in ultimo aver fatto mercimonio delle proprie tessere in cambio della riassunzione dei facchini in lotta che spesso sono stati avvicinati dai delegati con fare e promesse, dal sapore di minacce, mafiose. Dopo la pausa alla cgil, il corteo va avanti, ed è la volta della prefettura che ha invitato la Commissione di garanzia sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali che è intervenuta decretando illegittime tutte le pratiche di lotta dei facchini.
La rabbia sale, e gli slogan come gli interventi alzano i toni, mentre un drappello di carabinieri, che con la celere avevano scortato il corteo, si sposta dalla porta delle prefettura incalzato dalla determinazione dei manifestanti. Vengono rovesciati litri di latte Granarolo e dal microfono: “Non ci piegherete, il vostro attacco provocherà solo la nostra maggiore determinazione”. Una volta tornati in Piazza Maggiore è il momento della discussione: intervengono facchini delle diverse aziende, delegati S.I.Cobas, i compagni del Laboratorio Crash!, del centro sociale Vittoria, e poi studenti universitari e studenti medi. Un compagno del Lab Crash! ricorda che “in questi giorni stanno accadendo cose molto gravi a Bologna, prima l’attacco delle istituzioni e padroni al diritto di sciopero dei facchini, e poi l’attacco della questura e delle prefettura al diritto di assemblea e di espressione.
Ma in entrambi i casi, questa è la risposta: facchini, studenti, insieme alla Bologna degna e solidale che sa trasformarsi in uno stesso pugno e colpire e contrattaccare per rivendicare e non cedere di un passo dai propri diritti e nelle proprie lotte!”. In conclusione uno studente ricorda la manifestazione di martedì prossimo alle 18h in Piazza Verdi dopo la cacciata della polizia dello scorso lunedì, aggiungendo che “ormai è chiaro, i diritti si conquistano a spinta!”.
La giornata di oggi si unisce alle piazze trasnazionali in mobilitazione contro la troika, e i suoi echi nella città di Bologna continueranno a farsi sentire perchè per la prima volta con un’unica voce in migliaia sotto la Camera del Lavoro hanno determinato la delegittimazione pubblica e collettiva di una rappresentanza ormai incapace di rappresentare anche se stessa. Al contrario è a partire da pratiche di lotta costruite dai facchini che si rende possibile inchestare e agire potenziali forme di ricomposizione fra le molteplici figure della povertà che nell’austerità iniziano a esprimersi senza mediazione rappresentaza.
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