1 maggio a Torino. Contro i poliziotti. Dalla parte di chi lotta!
Quest’anno il tradizionale corteo del 1° Maggio a Torino poteva essere ricordato per la scarsa partecipazione di lavoratori e lavoratrici e per la pioggia battente che ha sottolineato la stanca e ripetitiva routine di una manifestazione che Cgil Cisl e Uil hanno contribuito a rendere un appuntamento scontato che non riesce più a parlare dello spirito di lotta e di emancipazione che la Festa dei Lavoratori ha e dovrebbe continuare a rappresentare.
Al termine della manifestazione invece, ci ha pensato la Questura torinese a ricordare a tutti e tutte il clima e le politiche di repressione che spettano alle lavoratrici e ai lavoratori che ancora resistono alla precarietà e allo sfruttamento imposto dalle politiche economiche del Governo dettate da Confindustria.
Perfetta interprete dello spirito repressivo del decreto Minniti-Orlando, appena approvato dal Governo, la Questura di Torino ha deciso infatti di impedire allo spezzone dell’opposizione sociale e politica torinese di raggiungere piazza S. Carlo, luogo del comizio del sindacato confederale rappresentato unitariamente dalla segretaria della Cgil di Torino, Valfré, che mentre condannava genericamente la violenza della guerra e del terrorismo, non si accorgeva invece della violenza delle forze dell’ordine che, con ben 4 cariche, colpiva immotivatamente lo spezzone sociale provocando alcuni feriti tra i manifestanti.
Delle solite polemiche che si susseguono all’indomani di questo generi di azioni, giustificate dai giornali di regime come responsabilità di quei “cattivi” dei centri sociali, ci preme sottolineare la presa di posizione del segretario della Fim Cisl di Torino Chiarle secondo cui «Ormai facciamo un corteo che serve solo ai centri sociali per avere qualche fotogramma sui telegiornali” e invece si potrebbe pensare “a una piazza San Carlo con un palco per dare spazio alla musica dei giovani, a un palco per raccontare le esperienze di lavoro e di non lavoro dei giovani; a un palco per il teatro che racconti il lavoro», cioè a un 1° Maggio che da giornata di lotta dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il mondo (basti pensare alle manifestazioni in Turchia o allo sciopero generale in Grecia o in Brasile) diventi invece una kermesse musicale con le condizioni di sfruttamento relegate da motivo di lotta a oggetto di racconto. Grande idea! Non tanto diversa dal concertone di Roma, che ha trasformato il 1° Maggio, da festa dei lavoratori, a festa dei cantautori! E soprattutto in linea con le dichiarazioni della Furlan sul referendum Alitalia, “un errore far votare i lavoratori…”, con la Cisl che si conferma nuovamente il più “complice” tra i sindacati confederali, pronto a promuovere l’inutilità delle lotte e della partecipazione democratica dei lavoratori.
Fino a ieri pensavamo che la Cgil avesse perso l’ennesima occasione per prendere posizione. Oggi, dopo il comunicato congiunto Cgil-Cisl-Uil (che riportiamo più sotto) constatiamo con disgusto che ha scelto ancora una volta di schierarsi dalla parte sbagliata, vale a dire dalla parte dei poliziotti.
Secondo Cgil-Cisl-Uil, le forze dell’ordine sarebbero intervenute: «per permettere lo svolgimento del corteo e degli interventi» contro quei «gruppi che concepiscono la democrazia come possibilità di impedire agli altri di esprimere le proprie opinioni e di portare a termine le proprie manifestazioni».
È difficile dire come i gruppi concepiscano davvero la democrazia, spiace invece constatare come la Cgil evidentemente l’abbia scambiata per applauso e acclamazione a prescindere, senza rischi di fischi o contestazione alcuna. La democrazia invece comporta la possibilità dell’opposizione. E quando scende in piazza, se non vuol correre i rischi di essere fischiata o contestata, è tutto tranne che democratica. È la demagogia a forma confederale di Cgil-Cisl-Uil.
Ancora più penoso leggere che i poliziotti, i cui manganelli grondano sangue degli operai, siano scambiati per i guardiani delle libere manifestazioni dei lavoratori. Dimenticarselo proprio il 1° Maggio, a 131 anni dai martiri di Chicago, è una vera e propria vergogna. Speriamo che Parsons, Spies, Fischer ed Engel, dovunque siano, non leggano il comunicato Cgil-Cisl-Uil, altrimenti si rivolteranno nella tomba.
I poliziotti non difendono né gli operai, né le loro manifestazioni. I poliziotti difendono a spada tratta i padroni e i loro servi. E se hanno manganellato i centri sociali, non è per lasciar parlare la Valfré in nome di Cgil-Cisl-Uil, ma perché sanno che queste Cgil-Cisl-Uil stanno dalla parte dei padroni, come dimostra l’ennesimo accordo bidone firmato in Alitalia, per fortuna bocciato dai lavoratori. Provi la Cgil a difendere i lavoratori, e vedrà che le forze dell’ordine non saranno più così pronte a lasciarla parlare.
L’unico diritto a manifestare che le forze dell’ordine, del “loro” ordine, difendono, è il diritto a manifestare dei fascisti, come dimostra lo spettacolo disgustoso del 25 Aprile, e come dimostra la retata di ieri alla Stazione Centrale di Milano contro immigrati e poveracci, simile in tutto e per tutto ai metodi delle squadracce in orbace.
In quanto a noi, come compagne e i compagni de “Il sindacato è un’altra cosa – Opposizione Cgil” di Torino e Piemonte, denunciano a chiare lettere l’atto violento e intimidatorio compiuto dalla Questura torinese.
Ricordiamo alla Cgil che è inutile prendersela con la scarsa considerazione dei giornali. Qualunque giornale, anche il più scalcinato dei padroni, preferirà sempre riportare il fegato di quattro gatti che hanno il coraggio di affrontare a mani nude un nugolo di poliziotti armati fino ai denti. Non saprà mai che farsene delle chiacchiere inutili di una burocrazia che si ritrova anno dopo anno a raccontarsi le sue indecorose capitolazioni senza dignità. È giusto che siano saltate a piè pari: non meritano né la prima né l’ultima pagina, nemmeno se il giornale in questione fosse quello della parrocchia.
Pensiamo, infine, che episodi come questo provino quanto sia urgente riprendere la battaglia per il disarmo completo delle forze dell’ordine. Perché i lavoratori non potranno mai festeggiare completamente il loro giorno, fino a quando il 1° Maggio le piazze non saranno libere e i cani da guardia dei padroni, disarmati e ben lontani, a cuccia.
Il sindacato è un’altra cosa Piemonte
https://sindacatounaltracosa.org
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