#15ott Roma burning!
Mentre scriviamo sul cielo di roma ronzano ancora gli elicotteri della polizia e il fumo delle barricate si scorge tra i palazzi del centro. Roma burnin! e la giornata dell’indignazione in Italia sembra ancora non voler finire tra i focolai di rivolta ancora sparsi per la città mentre la politica del sistema dei partiti sfiduciata dalla piazza indignata romana si affretta, insieme alla stragande maggiornanza dei media sempre disponibili a dargli spazio, a criminalizzare una giornata di lotta straordinaria. Torna ancora una volta alla ribalta la solita litania dei black bloc, come se si trattasse ormai di un rito per esorcizzare un conflitto sociale che negli ultimi mesi anche in Italia si è presentato nelle piazze, nelle strade, nelle valli e nelle università accumulando sempre più forza e consenso. E invece altro che black bloc! In piazza San Giovanni a resistere alle cariche e ai caroselli forsennati e letali dei furgoni della polizia c’è “l’indignazione” italiana, c’era l’espressione del movimento globale in lotta per il cambiamento che nella penisola si esprime anche così, unendo diverse generazioni di studenti, precari e lavoratori in una lotta comune contro la crisi e il debito, che oltre ad allestire tende di protesta nelle piazze rifiuta anche che il proprio corteo sia imbrigliato dai divieti del ministero degli interni e rivendica la propria libertà di esprimere dissenso anche sanzionando i palazzi della crisi e della politica. Non c’è contrapposizione tra la tenda e la resistenza di piazza San Giovanni, è espressione dello stesso movimento! D’altronde in Tunisia o in Egittto, la dove tutto è nato, i regimi hanno dovuto cedere alla forza del movimento spargendo sangue e reprimendo fino all’ultimo momento prima che piazza Tahrir e la Casbah di Tunisi divenissero spazio eccezionale di lotta, indignazione, collera e costruzione di alternativa, quella vera, fuori e contro i palazzi della politica. Ma forse una parte del problema è proprio qui: in Italia la manifestazione di oggi è stata preventivamente oggetto del contendersi dall’alto di ceti politici, vecchi, stanchi, espressione di lotte passate e sconfitte che facendo finta di non ascoltare ciò che il movimento grida da anni “non ci rappresenta nessuno”, si sono dati un gran da fare in equilibrismi con la politica della rappresentanza garantendogli (a che prezzo?) lo spazio per presentarsi nel corteo. Anche il segretario dei giovani del PD dobbiamo sentir parlare in queste ore a nome della manifestazione di Roma. Quando in tutto il mondo, compresa l’Italia, il #15oct è stato lanciato proprio contro quel fare politica che anche il suo partito rappresenta.
E’ ancora presto per riorganizzare le tante immagini che questa grande giornata di lotta ci ha restituito, una tra tutte una piazza San Giovanni gremita di manifestanti decisi a non voler cedere la piazza alla controparte scontrandosi per ora con la polizia che non ha esitato ad investire con le camionette chi da quella piazza non se ne voleva andare. Una grande immagine che le chiacchiere dei partiti e la litania del black bloc non riuscirà a distorcere o modificare agli occhi del proletariato giovanile e dei ceti più esposti o già colpiti dalla crisi. Certo è che la contrapposizione e il conflitto sociale vanno saputi accumulare e far crescere senza regalare al bel gesto romantico l’effimero ripetersi di certa autorappresentazione.
Da oggi il sistema dei partiti e delle banche in Italia se guarda in basso forse non trova già più nessuno perchè dalla piazza del 14 dicembre del 2010 ad oggi, c’è chi, e sono sempre di più che con grandi balzi guardano ormai alla controparte negli occhi…
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