29 novembre: sciopero generale
Proponiamo di seguito una rassegna di approfondimento verso lo sciopero generale del 29 novembre a partire dalle voci collezionate durante la settimana informativa di Radio Blackout
L’appuntamento di domani porta con sé l’evidenza di una chiamata di sciopero generale in macroscopico ritardo, sintomo dello stato di salute delle organizzazioni sindacali e dei rapporti di forza in campo, ma anche uno spiraglio nei termini di partecipazione e di necessità diffusa di porre al centro alcune questioni in un’epoca di economia di guerra. In particolare, si impone un tema urgente nell’agenda politica: la questione salariale e le condizioni di lavoro – e sfruttamento – nel nostro Paese. L’eterogeneità della partecipazione è un dato interessante, nei contributi che seguono tentiamo di darne una panoramica.
Venerdì prossimo, 29 novembre, anche la città di Torino sarà una piazza di sciopero gremita, con la convocazione regionale di Cgil e Uil e la presenza di tanti attori sociali colpiti dall’innalzamento dei costi della vita e dalla chiusura delle proprie prospettive di stabilizzazione, come i precari dell’Università, già intervenuti sulle nostre frequenze.
Uno sciopero convocato da sindacati che certamente non si sono contraddistinti negli ultimi lustri per combattività sui luoghi di lavoro ma che oggi si sentono obbligati ad alzare la voce contro l’ignominia di una manovra finanziaria e relativa flat tax, che di essa è sintomatica rappresentazione, e che rimette i costi della crisi e dell’inflazione sulle spalle dei soliti noti.
Uno sciopero che risponde, certamente con ritardo ma comunque sintomo importante di una situazione non più a lungo sostenibile, alla necessità di rimettere al centro la questione salariale in un paese – eccezione in Europa – che ha visto diminuire, in maniera tendenziale e via via sempre più accelerata, il valore reale dei salari di fronte all’innalzamento generale dell’inflazione.
Vi proponiamo la lettura di 2 articoli usciti lunedì’ 27 novembre sul Fatto Quotidiano e gli interventi di Edy Lazzi, segretario provinciale della Fiom-Cgil di Torino e Sara dell’Intifada studentesca
Il tema al centro dello sciopero per Elisa Petragallo, sindacalista della CUB, sono le questioni economiche: la diminuzione dei salari, l’aumento dell’inflazione e le scelte legate all’economia di guerra sono soltanto alcuni aspetti. Nella giornata di oggi il Governo decide di limitare lo sciopero e il Ministro Salvini parla di precettazione, ma il sentore diffuso è che la partecipazione sarà alta.
Inoltre, lo sciopero vedrà la partecipazione di altre composizioni in lotta, gli studenti medi e universitari e anche i precari della ricerca, ma sarà anche uno sciopero sociale sul tema del diritto alla casa, all’ambiente, tutte questioni estremamente collegati che portano alla precarietà e alla privatizzazione. Il discorso della sanità deve assumere un ruolo centrale, vista la crescente privatizzazione dei servizi e la commistione del privato nella sanità pubblica.
In un contesto di contrattazione al ribasso urge una rivitalizzazione del conflitto sociale.
Anche i precari dell’università che stanno lottando contro la riforma del preruolo e la loro condizione di precarietà scenderanno in piazza, da Torino a Pisa. Ne parliamo con Federica Merenda dell’assemblea dei precari di Pisa
Perché Cgil e UIL, dopo anni di tranquilla convivenza con l’apparato padronale ha scelto di promuovere uno sciopero generale? La risposta è semplice. La pacificazione sociale di cui Cgil, Cisl e Uil sono state protagoniste negli scorsi decenni aveva come contropartita il mantenimento dei privilegi e del ruolo della burocrazia sindacale. Oggi governo e padronato insistono nell’abbandono del corporativismo democratico, quello che nel linguaggio corrente viene chiamato concertazione, e trattano i sindacati istituzionali come zerbini. Era inevitabile che in questa occasione Cgil e Uil facessero una mossa.
Tutto questo mentre la condizione delle classi subalterne è in costante peggioramento.
Ne abbiamo parlato con Cosimo Scarinzi della CUB – Torino
Il 30 è convocata a Roma una manifestazione nazionale per sostenere la resistenza palestinese contro il genocidio in corso ,per ribadire la natura coloniale del sionismo , per fermare il massacro in Libano e l’invio di armi ai macellai di Tel Aviv . I temi della manifestazione s’intrecciano con l’opposizione al DDL 1660 che costituisce un durissimo attacco alla liberta d’espressione e istituisce un diritto penale del nemico che mira alla soppressione di ogni dissenso.
Ne parliamo con Pietro Basso della Rete Liberi/e di lottare
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