A qualcuno piace caldo
Il 15 ottobre a Roma si è tenuto un corteo nazionale contro le nuove manovre finanziarie del governo, contro le nuove misure di austerità decise per far fronte allo spettro ormai consunto della crisi. In pratica si è scesi in piazza per rispondere alla minaccia di un’ ennesima stagione di lacrime e sangue a danno dei poveri, sempre costretti a tirare la cinghia, sostenendo rinunce e sfruttamento quotidiani in un mondo pieno di merci e retto dagli interessi dei pochi che possono permettersi di consumarle.
Per gli organizzatori, il carrozzone sinistro dei cittadinisti e degli “indignati” nostrani, doveva essere una marcia pacifica, una passeggiata vivace ma rispettosa per “dire la propria”, per testimoniare timidamente e dentro i ranghi il brusio innocuo delle opinioni. Un pacchetto già pronto, un film già visto e dall’esito prevedibile, tutto negli equilibri di una normalità ben gestita. Il gioco delle parti tra il potere e i recuperatori della rabbia fa macinare il deserto della democrazia reale, soffocando lo scatenarsi delle passioni ostili.
Ma il teatrino questa volta non ha avuto luogo, la sfilata si è infranta con le prime vetrine e lo spettacolo è sfumato tra le nubi di lacrimogeni e la pioggia di pietre.
In via Cavour risuona un ritmo caotico di bancomat e negozi distrutti, un market saccheggiato e le auto in pezzi, cioè l’esprimersi di una furia che solo a tratti prende bene la mira.
Organizzarsi per colpire le banche e la provocazione del lusso è il primo passo per invadere le strade, per abbattere uno a uno i luoghi fisici del nostro sfruttamento. Sapere come e quando farlo è una questione di tempi, spazio e modi tutti da imparare nella pratica: incendiare una macchina per fare una barricata è diverso che farlo nel mezzo di un corteo, mettendo in pericolo il resto dei manifestanti e chi abita nel palazzo di fronte, allontanando inoltre molti possibili complici. Il cappuccio nero e il casco sono accessori utili per proteggersi e rimanere anonimi, non una divisa da esibire. Lasciamo la logica dei blocchi militari alle colonne dei giornali di regime e alle veline delle questure, noi siamo proletari incazzati.
Oggi l’odio verso i padroni e la polizia non è l’esclusiva di sette militanti logorate da anni di isolamento e ricerca del purismo, ma una realtà che entra con prepotenza nelle vita di tantissimi.
Il 14 dicembre a Roma, le battaglie valsusine contro i cantieri del Tav, le rivolte in Grecia e gli espropri di massa a Londra ci dicono qualcosa sulla temperatura sociale del presente in cui viviamo, su quanto la sopportazione sia passata di moda. Che cazzo ce ne frega di gesti dimostrativi e allusioni alla rivolta? Quando finalmente un lunghissimo inverno di pacificazione sembra tirare le cuoia, la ribellione non passa per i simboli, per quanto più belli ed evocativi degli zombi della politica, ma per azioni e strumenti pratici efficaci. Le identità e i feticci ideologici attecchiscono proprio per l’assenza storica dell’insurrezione, mentre oggi coglierne la possibilità significa assumersi la responsabilità di puntare ben più in alto.
La battaglia di piazza San Giovanni è stata un’ occasione per misurarsi con la forza della polizia, dove la giornata ha ripreso il suo respiro di massa. Ad affrontare le cariche c’era davvero gente di ogni tipo ed età, molti a volto scoperto e alla prima esperienza di piazza…niente di preordinato e deciso. Il momento più forte ed esplosivo della manifestazione, quello che ha fatto saltare tutti i piani e scaldato davvero l’aria e gli animi, ha visto come sola protagonista la determinazione a prendersi una piazza e difenderla, la collera diffusa e senza controllo. C’è tanto da imparare da questa dimostrazione di coraggio, da parte soprattutto di ragazzi stanchi e senza bandiere, simili a molti loro coetanei di molte altre città del mondo. Ma quali Black Bloc? Istinto, intelligenza pratica e corrispondenza improvvisa di intenti : assaltare un blindato, rilanciare i lacrimogeni e caricare la polizia .Il grido è Roma Libera. La teppa sa fare da sola.
Organizzazione per bande, affinità di esperienze e amicizie, obbiettivi precisi e agilità sono caratteristiche comuni che ci rendono opachi allo sguardo del nemico. Lo scenario di guerra civile che echeggia da molte parti del mondo, ha infranto l’immagine sbiadita della protesta spagnola…il partito dei cittadini ha perso. Molto più forte è il richiamo della rivolta. Non si torna più indietro…Vaffanculo!
Asilo occupato in via Alessandria 12
Torino 19-10-11
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