#Artomresiste: lo sfratto di Rosi e Massimo è sospeso
Alcuni abitanti del quartiere sono venuti a portare solidarietà, e durante la mattinata molti altri problemi sono emersi da parte di chi vive le case popolari: l’abbandono totale, la mancanza di lavori basilari ad impianti elettrici, tubature dell’acqua e pavimenti degli appartamenti.
L’emergenza casa in questi ultimi anni ha raggiunto un livello altissimo a Torino, soprattutto nelle periferie. Ovviamente l’avere problemi a pagare l’affitto è la conseguenza di una diffusa diminuzione del reddito delle famiglie. In un quartiere come il nostro dove c’è un’enorme mancanza di possibilità di lavoro questo problema sta emergendo con prepotenza.
Nel caso di Massimo e Rosy siamo davanti ad un’ingiustizia e ad una grande contraddizione del sistema di funzionamento dell’ Agenzia Territoriale per la Casa (Atc). Una premessa, banale e scontata, ma di cui spesso quest’agenzia si dimentica, è che la stragrande maggioranza di chi abita in una casa popolare è una famiglia a reddito basso, bassissimo o in alcuni casi inesistente. Nè Rosy nè Massimo lavorano, la prima principalmente per problemi di salute (sta aspettando infatti che le confermino l’invalidità) il secondo perchè in Italia, se hai 50 anni, sei troppo vecchio per lavorare ma troppo giovane per andare in pensione.
L’alloggio in cui vivono è intestato alla sorella di Massimo, ma lei non vive più lì. Atc allora ha fatto un procedimento di decadimento verso di lei, cioè chiedendole di pagare i suoi arretrati e le spese di questo procedimento perchè non li ha avvertiti che se ne sarebbe andata. In più da quando hanno scoperto che lei non abita più lì, ma c’erano Massimo e Rosy, il canone d’affitto è triplicato e loro non sono più riusciti a pagarlo. Nel complesso Atc chiede 9000 euro, di cui solo 2000 sono effettivamente la morosità INCOLPEVOLE della coppia. Perchè? Perchè Massimo e Rosy devono pagare le conseguenze di questo procedimento?
Ogni persona di buon senso, che non ragiona con la logica del profitto, capirebbe che persone come Rosi e Massimo avrebbero sicuramente i requisiti per una casa popolare, con un affitto e un piano di rientro alla loro portata riuscirebbero anche a recuperare la morosità.
Ma Atc sembra essere sorda e cieca davanti a questa possibilità o a qualsiasi alternativa pensando unicamente a rientrare nelle spese, infischiandosi completamente di buttare per strada una donna malata e il suo compagno, non interessandosi della dignità e della legittimità ad avere un tetto sopra la testa.
Come Comitato di quartiere noi condanniamo questo tipo di politiche abitative ingiuste e ci schiereremo sempre a fianco di chiunque voglia combattere contro di esse. Con la sospensione di questo sfratto abbiamo dimostrato che essere solidali, organizzarsi tra gente che vive gli stessi problemi porta a risultati importanti. Se ad oggi non è solo la questione degli sfratti a premere agli abitanti delle palazzine di Via Artom, ma anche la situazione pessima in cui versano le strutture allora anche in questo senso sarà importante confrontarci e provare ad organizzarci per trovare una soluzione.
Invitiamo quindi tutti coloro che hanno problemi con la casa a segnalarcelo sulla nostra pagina facebook “Comitato di Quartiere Mirafiori” o via mail comitatoquartiere_mirafiori@yahoo.it .
Un ultimo pensiero, perdonateci la polemica, va a chi pensa di risolvere i problemi del quartiere facendo fiaccolate contro il degrado, non accorgendosi che combattere contro i “mulini a vento” non risolverà, per esempio, il dramma di vivere uno sfratto sulla propria pelle o di non riuscire più a comprare alcuni beni, non risolverà il fatto che in quartiere devi fare chilometri per raggiungere uno sportello postale o un presidio sanitario o di dover aspettare un autobus 40 minuti.
Nei prossimi giorni seguiranno informazioni sull’evoluzione della vicenda.
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