Belgio, la rabbia dei lavoratori dell’Arcelor Mittal. Scontri a Namur
Una settimana fa, infatti, l’azienda ha annunciato di voler chiudere 6 delle 12 linee a freddo presenti nel sito per far fronte al calo della domanda europea di acciaio; l’operazione di smantellamento comporterebbe il licenziamento di 1300 operai.
Già il giorno successivo all’annuncio i lavoratori dell’acciaio si erano mossi verso Bruxelles per protestare sotto la sede del primo ministro belga, chiedendo a gran voce la cacciata di Mittal, il presidente del colosso.
Mentre il governo tentava di assicurare ai manifestanti la prosecuzione della trattativa coi vertici dell’azienda, già venerdì scorso nella capitale sono scoppiati violenti scontri tra le forze dell’ordine e i lavoratori dell’Arcelor Mittal, che hanno bloccato il traffico per ore.
All’inizio di questa settimana i sindacati hanno annunciato per oggi la ripresa del lavoro all’interno dello stabilimento ma nel frattempo erano state organizzate diverse iniziative di protesta sia in Belgio che in Lussemburgo; la manifestazione più grande era stata indetta per la giornata di ieri a Namur, davanti alla sede del governo regionale della Vallonia.
Più di mille lavoratori hanno risposto all’appello, muovendosi in corteo per le vie della città belga con l’intento di raggiungere il Consiglio regionale dove era in corso un incontro tra i rappresentanti politici e sindacali in merito al futuro della Arcelor Mittal.
Quando il corteo ha tentato di forzare la zona rossa creata attorno all’area del consiglio, sono scoppiati violenti scontri con la polizia che ha risposto con cariche e con l’uso massiccio degli idranti.
La richiesta dei manifestanti resta quella di poter avere garanzie sul proprio futuro e di destituire Mittal, che, solo pochi mesi prima dell’annuncio del taglio drastico dell’impianto, aveva definito di ‘importanza strategica’ il sito di Liegi, aggiungendo di volerlo potenziare.
Oggi gli operai dell’acciaieria sono tornati al lavoro ma nuove manifestazioni di protesta sono già state convocate per i prossimi giorni davanti alla sede lussemburghese dell’azienda e sotto il Parlamento Europeo.
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