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Bitume, il no al deposito azzera tutto

Pubblichiamo un intervista rilasciata dai comitati “no cave”, in merito al ricorso fatto al TAR dell’Emilia Romagna, concluso con la sospensione e l’annullamento delle autorizzazione per l’avvio dell’ impianto di bitume e catrame, nelle terre di Magazzino di Savignano sul Panaro.

«PERCHÉ – spiega Fabrizio Odorici, presidente del comitato ‘Ambiente e salute’ di Bazzano e uno dei ‘consulenti tecnici’ al lavoro sul ricorso – dall’annullamento del via libera arrivato dalla Provincia si evince che quel deposito ora non è più legittimo. Ma ormai esiste, e per casi del genere non sono previste sanatorie. In teoria, dunque, tutto l’impianto dovrebbe essere smantellato, per poi ripartire da capo con le procedure.

La messa a norma dello stabilimento è dunque sempre più lontana nel tempo, ma la palla è in mano anche all’azienda: un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, pur nei suoi diritti, di certo non velocizzerebbe le cose. Di sicuro noi continueremo a vigilare su ogni dettaglio, visto che è in gioco la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle falde acquifere».

E ha pronta una frecciata, Odorici, anche per Dino Piacentini, presidente di ‘Confapi Pmi’, che all’indomani del pronunciamento ha parlato di «vittoria a metà» e di «bicchiere mezzo pieno per il nostro associato della Calcestruzzi Vignola», visto che la sentenza ha confermato la regolarità dell’ubicazione dell’impianto in quell’area. «Su 14 punti presentati al Tar – controbatte Odorici -il giudice ci ha dato ragione su 12. Una ‘vittoria a metà’ è un’altra cosa…».

«MA tornando a questioni tecniche – prosegue l’ambientalista -non dimentichiamo che lo stabilimento è composto da 3 impianti, uno per il bitume e due per il calcestruzzo. E nemmeno questi ultimi sono regolari: c’è già un nostro esposto, perché questi impianti, ‘insalubri di prima classe’, necessitano di acqua per funzionare, ma per legge non possono attingere dalle falde. E lì di soluzioni alternative non ce ne sono ancora. A parte la proposta, per noi assurda, di prelevare dal canal Torbido, che serve alle case e agli agricoltori per irrigare».

«LA SENTENZA – spiega poi  Eros Pancaldi, presidente del comitato ‘Tutela del territorio’ di Savignano- obbliga poi la Conferenza dei servizi a ridiscutere da zero su tutti i punti contestati e le carte della Provincia annullate. E non molleremo di un centimetro.

Come possiamo fidarci di un assessore come Vaccari che nel 2009 rigettò le nostre osservazioni, le stesse ora accettate dal Tar, dicendo che la legge andava interpretata diversamente?E che adesso, dopo la sentenza a nostro favore, dice di voler snellire l’iter per le nuove autorizzazioni, anziché esigere ancora più severità dai futuri controlli? Sul tavolo della vicenda- conclude Pancaldi-resta pur sempre la causa intentata dall’impresa contro il Comune di Savignano per 13 milioni di euro, è vero. Ma a noi sembra che questo pronunciamento l’abbia ‘sgonfiata’, e non poco.

Perché testimonia come la nuova amministrazione abbia ben agito nel pretendere ulteriori garanzie prima di dare ilvia libera all’impianto». (Il resto del carlino)

Leggi anche: http://www.infoaut.org/modena/articolo/prima-vittoria-dei-comitati-popolari-no-cave-contro-il-nuovo-piano-cave

Pubblichiamo un intervista rilasciata dai comitati “no cave”, in merito al ricorso fatto al TAR dell’Emilia Romagna, concluso con la sospensione e l’annullamento delle autorizzazione per l’avvio dell’ impianto di bitume e catrame, nelle terre di Magazzino di Savignano sul Panaro.

«PERCHÉ – spiega Fabrizio Odorici, presidente del comitato ‘Ambiente e salute’ di Bazzano e uno dei ‘consulenti tecnici’ al lavoro sul ricorso – dall’annullamento del via libera arrivato dalla Provincia si evince che quel deposito ora non è più legittimo. Ma ormai esiste, e per casi del genere non sono previste sanatorie. In teoria, dunque, tutto l’impianto dovrebbe essere smantellato, per poi ripartire da capo con le procedure.

La messa a norma dello stabilimento è dunque sempre più lontana nel tempo, ma la palla è in mano anche all’azienda: un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, pur nei suoi diritti, di certo non velocizzerebbe le cose. Di sicuro noi continueremo a vigilare su ogni dettaglio, visto che è in gioco la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle falde acquifere».

E ha pronta una frecciata, Odorici, anche per Dino Piacentini, presidente di ‘Confapi Pmi’, che all’indomani del pronunciamento ha parlato di «vittoria a metà» e di «bicchiere mezzo pieno per il nostro associato della Calcestruzzi Vignola», visto che la sentenza ha confermato la regolarità dell’ubicazione dell’impianto in quell’area. «Su 14 punti presentati al Tar – controbatte Odorici -il giudice ci ha dato ragione su 12. Una ‘vittoria a metà’ è un’altra cosa…».

«MA tornando a questioni tecniche – prosegue l’ambientalista -non dimentichiamo che lo stabilimento è composto da 3 impianti, uno per il bitume e due per il calcestruzzo. E nemmeno questi ultimi sono regolari: c’è già un nostro esposto, perché questi impianti, ‘insalubri di prima classe’, necessitano di acqua per funzionare, ma per legge non possono attingere dalle falde. E lì di soluzioni alternative non ce ne sono ancora. A parte la proposta, per noi assurda, di prelevare dal canal Torbido, che serve alle case e agli agricoltori per irrigare».

«LA SENTENZA – spiega poi  Eros Pancaldi, presidente del comitato ‘Tutela del territorio’ di Savignano- obbliga poi la Conferenza dei servizi a ridiscutere da zero su tutti i punti contestati e le carte della Provincia annullate. E non molleremo di un centimetro.

Come possiamo fidarci di un assessore come Vaccari che nel 2009 rigettò le nostre osservazioni, le stesse ora accettate dal Tar, dicendo che la legge andava interpretata diversamente?E che adesso, dopo la sentenza a nostro favore, dice di voler snellire l’iter per le nuove autorizzazioni, anziché esigere ancora più severità dai futuri controlli? Sul tavolo della vicenda- conclude Pancaldi-resta pur sempre la causa intentata dall’impresa contro il Comune di Savignano per 13 milioni di euro, è vero. Ma a noi sembra che questo pronunciamento l’abbia ‘sgonfiata’, e non poco.

Perché testimonia come la nuova amministrazione abbia ben agito nel pretendere ulteriori garanzie prima di dare ilvia libera all’impianto». (Il resto del carlino)

Leggi anche: http://www.infoaut.org/modena/articolo/prima-vittoria-dei-comitati-popolari-no-cave-contro-il-nuovo-piano-cave

 

Pubblichiamo un intervista rilasciata dai comitati “no cave”, in merito al ricorso fatto al TAR dell’Emilia Romagna, concluso con la sospensione e l’annullamento delle autorizzazione per l’avvio dell’ impianto di bitume e catrame, nelle terre di Magazzino di Savignano sul Panaro.

«PERCHÉ – spiega Fabrizio Odorici, presidente del comitato ‘Ambiente e salute’ di Bazzano e uno dei ‘consulenti tecnici’ al lavoro sul ricorso – dall’annullamento del via libera arrivato dalla Provincia si evince che quel deposito ora non è più legittimo. Ma ormai esiste, e per casi del genere non sono previste sanatorie. In teoria, dunque, tutto l’impianto dovrebbe essere smantellato, per poi ripartire da capo con le procedure.

La messa a norma dello stabilimento è dunque sempre più lontana nel tempo, ma la palla è in mano anche all’azienda: un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, pur nei suoi diritti, di certo non velocizzerebbe le cose. Di sicuro noi continueremo a vigilare su ogni dettaglio, visto che è in gioco la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle falde acquifere».

E ha pronta una frecciata, Odorici, anche per Dino Piacentini, presidente di ‘Confapi Pmi’, che all’indomani del pronunciamento ha parlato di «vittoria a metà» e di «bicchiere mezzo pieno per il nostro associato della Calcestruzzi Vignola», visto che la sentenza ha confermato la regolarità dell’ubicazione dell’impianto in quell’area. «Su 14 punti presentati al Tar – controbatte Odorici -il giudice ci ha dato ragione su 12. Una ‘vittoria a metà’ è un’altra cosa…».

«MA tornando a questioni tecniche – prosegue l’ambientalista -non dimentichiamo che lo stabilimento è composto da 3 impianti, uno per il bitume e due per il calcestruzzo. E nemmeno questi ultimi sono regolari: c’è già un nostro esposto, perché questi impianti, ‘insalubri di prima classe’, necessitano di acqua per funzionare, ma per legge non possono attingere dalle falde. E lì di soluzioni alternative non ce ne sono ancora. A parte la proposta, per noi assurda, di prelevare dal canal Torbido, che serve alle case e agli agricoltori per irrigare».

«LA SENTENZA – spiega poi  Eros Pancaldi, presidente del comitato ‘Tutela del territorio’ di Savignano- obbliga poi la Conferenza dei servizi a ridiscutere da zero su tutti i punti contestati e le carte della Provincia annullate. E non molleremo di un centimetro.

Come possiamo fidarci di un assessore come Vaccari che nel 2009 rigettò le nostre osservazioni, le stesse ora accettate dal Tar, dicendo che la legge andava interpretata diversamente?E che adesso, dopo la sentenza a nostro favore, dice di voler snellire l’iter per le nuove autorizzazioni, anziché esigere ancora più severità dai futuri controlli? Sul tavolo della vicenda- conclude Pancaldi-resta pur sempre la causa intentata dall’impresa contro il Comune di Savignano per 13 milioni di euro, è vero. Ma a noi sembra che questo pronunciamento l’abbia ‘sgonfiata’, e non poco.

Perché testimonia come la nuova amministrazione abbia ben agito nel pretendere ulteriori garanzie prima di dare ilvia libera all’impianto». (Il resto del carlino)

Leggi anche: http://www.infoaut.org/modena/articolo/prima-vittoria-dei-comitati-popolari-no-cave-contro-il-nuovo-piano-cave

 

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