Cagliari. Prime lotte per l’abitare contro gli slacci dell’acqua
La scuola occupata di via Flumentepido è senza acqua ormai da due anni. Via Zucca e via Cagna, in conseguenza dell’applicazione dell’articolo 5 del decreto Lupi, sono senza utenze rispettivamente da sei e da due mesi. Nel periodo estivo la situazione è diventata intollerabile e sta seriamente mettendo a repentaglio la salute degli abitanti, tra cui tanti minori e anziani. La rabbia inizia però ora ad organizzarsi avanzando la giusta pretesa ad avere un tetto sopra la testa e l’acqua corrente. Stanchi del gioco delle promesse infinite, delle prese in giro, delle attese imposte con prepotenza da politici e amministratori, ieri con coraggio e chiarezza sono state indicate responsabilità politiche e sono stati avanzati primi obiettivi comuni, a partire dal riallaccio immediato delle utenze.
La guerra alle situazioni abusive condotta dal sindaco Zedda (SeL) ordinando lo slaccio dell’acqua nella speranza che così vengano abbandonate è destinata a non durare a lungo: gli occupanti sono decisi a non abbandonare le proprie case senza sistemazioni alternative dignitose, con passaggio di casa in casa. Il comune di Cagliari mette però all’asta il patrimonio immobiliare e i funzionari del comune propongono ai nuclei in emergenza abitativa solo inaccettabili sistemazioni temporanee in camere-albergo. Un politica ben miope che non fa che rinviare i problemi senza farsi scrupoli nel frattempo nel lasciare senz’acqua centinaia di cagliaritani. Così il comune ordina gli slacci e Abbanoa esegue.
Abbanoa è un ente indifendibile. Al centro di un’inchiesta per un buco di bilancio da 222 milioni di euro che l’ha portata sull’orlo del fallimento, l’azienda è ora guidata dal super manager Ramazzotti il quale viene pagato 160mila euro l’anno per risanare il carrozzone. La strategia per rimettere in sesto i conti è fin troppo scontata: a luglio Abbanoa ha annunciato una campagna di 1200 slacci delle utenze plurimorose. Ma come sempre non si tratta solo di lotta ai “furbi evasori”. Per Ramazzotti gli investimenti sulle grandi opere voluti per favorire le solite clientele e che hanno portato i conti in rosso devono essere pagati anche dagli utenti che proprio hanno dimostrato di non poter pagare. A questo si somma la situazione grottesca di una rete idrica che letteralmente acqua da tutte le parti. Così Abbanoa individua le utenze che reputa morose e impone rimborsi forfettari del debito calcolato dalla stessa azienda dietro minaccia dello slaccio.
A Quartu Sant’Elena, secondo centro della Sardegna e comune confinante con Cagliari, a una palazzina in via Ariosto di AREA, l’ente regionale di edilizia popolare, Abbanoa ha addebitato una morosità di 329 mila euro a dieci famiglie. Per anni gli inquilini hanno comunque continuato a pagare nonostante le bollette non venissero più recapitate e il contatore fosse rotto da due anni e mai aggiustato. Ora la richiesta di rimborso calcolata con inverosimile eccesso. Quando lunedì mattina i tecnici di Abbanoa si sono presentati con i vigili per effettuare lo slaccio sono stati respinti da un picchetto autorganizzato dagli abitanti della palazzina. I tecnici si sono allontanati con la promessa di far ritorno con la forza pubblica e da allora gli abitanti presidiano via Ariosto per respingere fontanieri e polizia.
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