Calcio e Borgate. Continuano le mobilitazioni al campo di Villa Gordiani
Non è stata una domenica di calcio, ieri, a Villa Gordiani.
Fosse per il municipio pentastellato non dovrebbero essercene più, di domeniche di calcio, a Villa Gordiani.
La notizia divulgata da alcune testate on-line qualche giorno fa ha lasciato senza parole un’intera comunità che ieri si è ritrovata sul campo per immaginarne insieme la difesa.
La Giunta Boccuzzi intende, infatti, smantellare lo storico impianto che sorge all’interno del parco all’ombra dei ruderi d’età tardo-imperiale. Un impianto unico nel suo genere nella città di Roma. Un campo “storico” nel vero senso della parola.
Bisogna riavvolgere il nastro della storia fino all’inizio degli anni ’30 per comprenderne la genesi. Una storia indissolubilmente legata con quella dell’omonima Borgata.
La Borgata Gordiani vede la luce agli inizi degli anni ’30 ed è, secondo molti, da considerarsi la Borgata peggiore delle dodici borgate ufficiali di Roma per condizioni di vita. Gli alloggi in cui i baraccati di Via dei Fori imperiali sono costretti a trasferirsi per dare seguito alle politiche urbanistiche fasciste riassunte nel motto “baraccare per sbaraccare” non sono forniti di luce, acqua e servizi igienici. La rabbia degli abitanti per un ‘esistenza più degna esplode sul finire degli anni ’40 e, attraverso una lotta decennale, conduce all’edificazione di un nuovo quartiere popolare poco lontano. Nasce così, all’inizio degli anni ’50, il Quartiere di Villa Gordiani.
Insieme alle case il quartiere sin dalla primissima ora viene edificato con alcuni servizi apparentemente banali (ma sconosciuti precedentemente in Borgata!) come scuole, mercati e un campo da calcio. Intorno a questo patrimonio originario la comunità si aggregherà negli anni tessendo rapporti e relazioni.
L’attacco portato al campo è un attacco portato al quartiere.
E’ per questo che oggi sul terreno di gioco non ci sono bambini che corrono dietro a un pallone ma decine di persone che su quel campo hanno costruito ricordi e che non sono disposte a vederlo cancellare dalla miopia delle istituzioni municipali.
Come spesso accade in questi casi il coro dell’opposizione alla decisione dei 5 stelle si è levato unanime da destra a sinistra vedendo protagonista anche quel Partito Democratico che, per decenni, ha governato questo municipio riducendo il campo nello stato di abbandono interrotto un anno fa grazie al progetto Riportiamo il Calcio a Villa Gordiani.
Il progetto nasce dall’idea di un gruppo di ragazzi del quartiere che un paio d’anni fa ha iniziato a immaginare come ridare vita all’impianto provando a garantire innanzi tutto l’accessibilità allo sport per tutti. L’idea era restituire al quartiere uno spazio di incontro e socialità ma anche provare ad andare oltre. Costruire dal basso una squadra di calcio sulla scorta delle molte esperienze di “calcio popolare” che da qualche anno fioriscono nella città di Roma e in tutto il paese. Un’idea di calcio slegata dal profitto che rifiuta di vendersi al miglior offerente. Un’idea di calcio basata sulla solidarietà. Come la vita nei quartieri popolari.
E’ per questo che all’appuntamento di ieri ha risposto il quartiere. Chi vive ogni giorno questo territorio sa bene che si sta provando a portare via uno dei pochi servizi a disposizione dei cittadini per di più (e questa sembra proprio una provocazione!) per farne “verde pubblico”. In un quadrante di Roma che manca di qualsiasi cosa tranne che di “verde pubblico”.
La verità, purtroppo, è da ricercarsi nell’incapacità delle istituzioni di comprendere il territorio e di relazionarsi con questo. Partecipazione e cittadinanza attiva restano ad oggi, per il movimento 5 stelle, bandiere da sventolare in campagna elettorale e nelle chiacchiere da bar ma che nella concretezza spaventano. Spaventano dei giovani che si autorganizzano, spaventa la commistione che si da tra generazioni diverse che si riuniscono per un unico obiettivo, spaventa la possibilità che esista qualcuno che rifiuta i meccanismi di burocratizzazione che renderebbero vano ogni sforzo di restituire il campo al quartiere. E così, sull’altare della legalità, si sacrifica uno spazio di aggregazione del quartiere.
Da un punto di vista economico, poi, lo smantellamento appare un vero e proprio suicidio. Primo perché, economicamente parlando, “smantellare il campo” costerebbe più che bonificarlo dalle lastre di eternit presente nella struttura. Secondo perché oggi l’assenza totale di accessibilità ad uno sport che di per sè non ha costi (se non davvero irrisori) permette alle poche squadre rimaste nel quadrante di praticare prezzi inaccessibili per chi oggi vive in un quartiere in cui la crisi si affronta ogni giorno per arrivare alla fine del mese.
Da ieri inizia un percorso. Un percorso che vedrà affiancate varie realtà del quartiere. Un percorso di lotta e di resistenza per impedire all’ amministrazione di portare via un altro pezzo importante a questo territorio.
L’assemblea di ieri lancia un messaggio chiaro alla giunta Boccuzzi: il quartiere è pronto ad opporsi con ogni mezzo a questa decisione scellerata.
I progetti in cantiere per i mesi a venire sono tanti. Troppi per desistere.
Il quartiere ha bisogno del campo.
Il campo ha bisogno del quartiere.
Con buona pace del Movimento cinque stelle, il calcio sta per tornare a Villa Gordiani.
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